domenica 7 dicembre 2008
Un nuovo rinascimento in Veneto e' possibile ?
Sulle ragioni dell'augurarsi un Terzo Rinascimento, come risposta non tanto alla crisi congiunturale di questo inizio millennio, ma ad un'intero ciclo storico che nel '900 tanto ha dato in positivo e negativo, c'e' poco da aggiungere. Una risposta alla caduta delle ideologie, alla destatalizzazione e alla globalizzazione priva di una specifica cultura, alla supremazia della tecnologia, alla diffusione dell'indeterminismo perfino nella scienza.
Ma cosa debba essere, e perche' chiamarlo Terzo Rinascimento, questo e' forse ancora gustosissimo oggetto di dibattito. Certamente cio' che ispira Francesco Morace e' l'analogia tra il riscoprire la centralita' dell'uomo, e le sue arti e i suoi mestieri, presente nel Rinascimento italiano a cavallo tra il '300 e il '400 e fino al '500, a Firenze, Venezia e Roma (e ancora nel Veneto, Vicenza e Verona), e anche ancora potenziale elemento di differenziazione del nostro paese nel villaggio globale contemporaneo.
Infatti Francesco, che con Future Concept Lab ha modo di estendere studi e ricerche in tutto il mondo, sottolinea che l'Italia e' ancora riconosciuta dappertutto come la terra dove e' alta la qualita' della vita e, anche ma non per caso, dei prodotti artistici e manufatturieri. Tutta da investigare questa distonia tra la percezione della propria terra da parte degli italiani rispetto al resto del mondo!
Inoltre, proprio come il Rinascimento, anche oggi ci aspettiamo da questa ritrovata centralita' dell'uomo una spinta a ridefinire il mondo in cui viviamo, esattamente come allora si gettarono le basi per quella che comunemente viene chiamata "modernita'".
Anzi, proprio nel Veneto, piu' che altrove, ha ricordato Paolo Rigoli, i grandi pittori e architetti di quel periodo "scoprirono" e sdoganarano un mondo quotidiano eppure dignitosissimo, dalla terra pericolosa da attraversare al paesaggio che seduce lo sguardo, dalla camera da letto come luogo di servizio ad appropriato scenario dei nudi piu' voluttuosi, dal palazzo dei potenti alla dimora della famiglia del Signore, dagli interventi nel territorio volti a separare e a difendere a quelli volti a unire e servire, dalla vita delle masse di sudditi a quella di individui liberi....
E proprio come allora, un fattore di cambiamento decisivo e' la convergenza (bilanciata) dell'economia, della politica e della cultura. Ci sono le premesse perche' nel Veneto dell'inizio secolo 2000, si possa realizzare un tale fenomeno, come parte di un movimento piu' ampio ma del quale potrebbe essere addirittura prodromo ? Gli invitati a parlare rappresentavano proprio, anche se non in modo esaustivo, il punto di vista di queste tre componenti.
Il primo elemento incoraggiante e' risultato essere il "ritardo" ormai cronico che noi italiani soffriamo rispetto al resto del mondo, in tutti i campi. Ora che il sistema globale vacilla e perde colpi, non essere stati capaci di esserne un elemento di spicco diventa una facile occasione di rivalsa. "Certo, siamo rimasti in dietro, ma non per incapacita', bensi' per furbizia", sembrava quasi che si dicesse. Battute a parte, certamente gioca a favore dell'Italia, e del Veneto, non essersi spinti troppo nella direzione di una industrializzazione / globalizzazione / finanziarizzazione esasperata. Per esempio nelle parole di Bonotto, si leggeva un orgoglio nel non aver ceduto, nella propria azienda, all'introduzione pesante delle macchine per la produzione di scala, perche' questo ora favorisce un ritorno alla cura del dettaglio e alla qualita' del prodotto, se non la prosecuzione di una tradizione. Laddove la macchina ha costretto a "sottrarre" elementi di differenziazione e specializzazione, ora il recupero del sapere artigianale permette di creare, per progressive addizioni apparentemente irrilevanti, un prodotto capace di raccontare a tutto il mondo maestria e passione.
Ma ormai anche il miglior prodotto e' nulla se non c'e' comunicazione. Dunque la cultura, prima, e la comunicazione commerciale, poi, hanno un ruolo importantissimo, ovvero l'amplificazione e la diffusione dei valori che sono sottointesi dalle Arti e Mestieri di questo nuovo millennio. Nel sottolineare la differenza tra artigianato di eccellenza e semplice manualita'. Alla cultura in particolare, e' affidato il compito di coltivare la consapevolezza: non possiamo essere gli unici al mondo che non riconoscono il valore di cio' che abbiamo e che sappiamo esprimere. C'e' un filo che s'e' spezzato tra le persone e la loro terra. Troppi anni di trasformazioni veloci e radicali del tessuto urbano e sociale, di sottomissione supina alle culture dei paesi leader mondiali, di ottundimento da opulenza arrivata troppo in fretta. Franco Miracco ha parlato molto chiaramente di Economia della Conoscenza, di Modello delle Tre T di Florida (tecnologia, talento e tolleranza), e di un "ritardo", questa volta colpevole senza appello, nella comprensione e applicazione di queste: cosa che sta costando al Veneto moltissimo in termini di ricerca innovazione, e quindi di potenziale di ripresa e sviluppo (e di potenziale di rinascimento). Purtroppo ai paroloni non e' facile far seguire i fatti: le infrastrutture materiali come quelle immateriali sono tutte di la' da venire completate. Un esempio per tutti: le grandi arterie di collegamento stradale e ferroviario, e i poli interuniversitari per le sicenze e le tecnologie, e la cittadella della cultura a Marghera.
E qui vengono i punti dolenti, e il finale un po' pessimistico della riunione, con qualche scivolata oscurantista. Purtroppo l'esperienza di chi gia' s'e' mosso in questa direzione e' stata negativa: hanno prevalso il carattere veneto fortemente individualista e campanilistico, la conseguente litigiosita', e tutto s'e' risolto in un nulla di fatto. Del resto anche nella mia esperienza diretta c'e' un esempio recente ecclatante. Certamente c'e' una dimensione localistica da preservare, come elemento stesso di garanzia di una dimensione piu' umana e della qualita' della vita; d'altra parte, la dimensione metropolitana e sistemica, primo, si impone da sola, e secondo, e' strumentale ad una maggiore forza nella competizione globale, ed anche ad un maggiore slancio delle iniziative di innovazione. Una dicotomia che non sembra essere stata non solo risolta, ma neppure indirizzata.
sabato 6 dicembre 2008
Sentieri sotto la neve, di M.R.Stern, con Roberto Citran - Teatro Astra, Vicenza, 7/12 ore 21:00
Come dice Corrado Stajano, Mario Rigoni Stern e' una specie di cancelliere della memoria. Senza enfasi, e senza retorica fa capire bene con i suoi racconti essenziali, simile a un falegname o a un meccanico, com'e' doveroso ricordare, come non si costruisce nulla sul vuoto della dimenticanza e del rifiuto del passato. La scrittura del poeta asiaghese, cosi' densa di particolari e molto descrittiva, e' anche estremamente cinematografica. Segue cioe' il ritmo del racconto cinematografico. Si passa da un campo lungo a primi piani di volti, oggetti, voci che raccontano vicende profondamente umane. Da un treno che corre nella neve, a una mano che getta una carta sul tavolo. Se il paesaggio dell'altopiano di Asiago fa spesso da sfondo ed e' parte fondamentale della sua poetica, col suo linguaggio lirico e allo stesso tempo semplice, Rigoni Stern ci porta in un mondo pieno di ricordi, di odori, dove si riconosce il suono degli animali, gli abitanti del bosco, quel profumo intatto, non contaminato, che ti restituisce un universo pulito dove il rispetto per la natura e del prossimo sono valori fondamentali che non vanno dimenticati. Lo spettacolo, ha come obiettivo quello di far conoscere uno degli autori piu' rappresentativi del Veneto, in una forma, quella teatrale, forse insolita, ma che rispetta lo spirito del grande scrittore e che valorizza un pensiero che ha radici profonde nella nostra cultura.
Lo spettacolo di Citran si inserisce nel progetto "Vicenza per Rigoni Stern" che il Comune di Vicenza ha avviato lo scorso ottobre e che sta proseguendo su diversi piani.
Altre informazioni qui. Locandina qui.
venerdì 5 dicembre 2008
Innovazione Non Solo Tecnologica: Terzo Rinascimento
"Una rinascita che sembra prospettarsi all'Italia nello scenario economico-produttivo del mondo di oggi. Il gusto per la qualita' quotidiana e locale ha tutte le carte in regola per porsi come cifra comune del sentire globale/locale del XXI secolo". Ne parlano Linda Gobbi, Sociologa, Francesco Morace, Sociologo e scrittore, Giovanni Bonotto, Imprenditore Bonotto S.p.A. e Franco Miracco, Portavoce del Presidente della Regione del Veneto. Introduce la serata Cristiano Seganfreddo, Direttore di Fuoribiennale.
Francesco Morace si e' dedicato molto al tema del Terzo Rinascimento, e, dopo un anno di riflessione e discussione sul suo blog su Nova, PreVisioni e PreSentimenti, ha sintetizzato una probabile lista de i primi dieci punti che definiscono il progetto del Terzo Rinascimento e che nei prossimi dieci anni potranno diventare una piattaforma di lavoro e di confronto. (Vi invito a leggere l'elenco piu' ricco di commenti, nel blog originale)
1) Ripartire dall’alleanza tra potere economico, visione politica e talento artistico, ristudiando con attenzione il modello dalla Repubblica di Venezia e la Firenze medicea, e altri modelli
2) Considerare la città italiana come un laboratorio aperto di incontri ed esperienze culturali, formative, interdisciplinari
3) Rimettere al centro della formazione personale l’esperienza delle Arti e Mestieri, e l’apprendistato entusiasmante della Bottega Rinascimentale
4) Valorizzare in questo processo la cura, il gusto estetico e la loro espressione nell’ambito di una ridefinizione etica dell’esperienza. La riflessione avviata sul Senso dell’Italia può in questa direzione risultare utile.
5) Comprendere quanto la trasmissione contagiosa del sapere possa diventare una esperienza felice ed entusiasmante per le giovani generazioni, se collegate alla diffusione delle nuove tecnologie.
6) Comprendere e definire una convergenza naturale tra Web 3.0, capitalismo 3.0, terza economia (quella che si sostiene sul volontariato) e la visione stessa del Terzo Rinascimento.
7) Valorizzare e comprendere - in questo percorso - l’esperienza del Secondo Rinascimento segnato in Italia dalla nascita delle fabbriche del design (da Adriano Olivetti ad Alberto Alessi) e delle logiche avanzate del design thinking
8) Integrare questa visione economico-culturale con i valori e le esperienze dell’Humanistic Management che ha sviluppato in questi anni una attività teorica consistente e che merita una più ampia diffusione.
9) Raccogliere a partire da queste coordinate condivise tutte le esperienze che sul territorio italiano sono state sviluppate in questi anni in diversi ambiti e occasioni (dai festival urbani ai progetti distrettuali) e rilanciarne la potenzialità al di là della propria valenza locale.
10) Riuscire a fungere da grande collettore e catalizzatore di proposte, progetti, persone ed energie che sentono di essere in sintonia con le corde di questa visione, e che siano disponibili a rinunciare a logiche di bottega (non rinascimentali), a steccati ideologici, a campanilismi arroccati e a sindromi da prima donna.
Essendo aderente al Convivio dell'Humanistic Management fin quasi dalla sua fondazione, ed avendo parlato a lungo di nuovo umanesimo in questo blog, sono molto ansioso di partecipare all'incontro e vi raccontero' domani le mie impressioni.
domenica 19 ottobre 2008
Sequoia Capital downturn analysis
Sequoia Capital è stata il Venture Capitalist di talmente tante società nel mondo della tecnologia che oggi rappresentano almeno il 10% del NASDAQ. Recentemente ha condiviso una presentazione sugli scenari futuri fatta per le aziende del proprio portfolio. (via Marco Massarotto)
Innanzi tutto il debito americano cresce:
Verso chi? stranieri (l'economia globalizzata ha rovesciato il flusso del capitale)
E gli americani, han comprato tutti casa:
La capacita' di spesa pero' e' crollata:
E al contrario e' aumentato l'indebitamento:
Come sorprendersi quindi che le vendite al consumo sono crollate?
E come sorprendersi che alcuni importanti mercati sono in forte contrazione.
Come l'advertising:
E in generale l'ICT:
Allora la domanda diventa: i consumi sono in frenata perche' gli americani si sono indebitati negli immobili ? nonostante che i mutui fossero subprime ? Francamente non sembra plausibile.
Si dice, allora, che si e' fatto ricorso ai derivati in modo abnorme:
Ma puo' essere stata solo e tutta avidita' dei finanzieri" ?
A dire il vero si parla di aumento vertiginoso delle sofferenze nel pagamento dei mutui. E in particolare della correlazione con la disoccupazione. Un problema di economia reale, allora.
Come mai un simile aumento della discoccupazione ?
E cosi' scopriamo che le aziende USA generano sempre meno profitti rispetto a quelli stimati 12 mesi prima:
Ma se le aziende non guadagnano, e licenziano, la crisi non e' proprio tutta finanziaria, come si vuol far credere. E' appunto una crisi economica bell'e buona.
Ci si potrebbe ancora chiedere: causa o effetto della crisi finanziaria ?
Le date sembrerebbero dire "effetto".
Sequoia Capital da consigli che non lasciano dubbi: venirne fuori richiedera' tempo. Per chi interverra' subito con tagli drastici dei costi e con un rapido ritorno ai fondamentali ci vorra' tempo (linea verde), per gli altri non resta che la spirale che porta alla morte (linea rossa).
lunedì 13 ottobre 2008
Internet e territorio
"Quello che era un ammasso di cellule improvvisamente diventa un organismo, quello che era un insieme di individui può diventare un gruppo sociale... Dunque la nozione di emergenza è essenzialmente la nozione che ci siano in natura tutta una serie di processi, retti da regole locali, con piccole interazioni locali, che messi in condizioni appropriate, danno origine a un nuovo livello a cui bisogna riconoscere una specifica identità" - F. Varela
Le persone che da piu' o meno tempo stanno frequentando la rete e godendo della straordinaria opportunita' di un luogo sociale, partecipativo, dove le dinamiche sono semplificate, e l'informazione e la conoscenza circolano liberamente rigenerandosi "dal basso", dove le persone stesse sono al centro, sono naturalmente portate a trasferire questa esperienza nel territorio, nella vita reale.
Fin quando in internet il comune sentire e' stato legato e condizionato dalla passione per la tecnologia, anche se in relazione al suo effetto dirompente sulla societa' e sul business, la comunita' degli utenti di internet e' rimasta ben differenziata nella societa' stessa.
Ora pero' il clima e' cambiato. Il comune sentire si e' ora definitivamente focalizzato su un modello sociale basato sulla partecipazione, condivisione, inclusione. La tecnologia e' ridiventata solo strumentale. Il successo dei social network e business network conferma che le persone si sentono protagoniste, piu' che dello strumento stesso. Noi siamo i generatori di contenuti, e il contenuto stesso.
E' giusto puntualizzare che la novita' e' relativa, e i visionari delle origini erano orientati proprio a questo, ma spesso la tecnologia abilitante richiede lungo tempo prima che l'utente possa impadronirsi delle sue potenzialita'.
Questo nuovo senso comune sta permettendo l'abbattimento del confine tra internet e territorio. Le persone in internet non sono diverse da quelle sul territorio. Stesse persone, stesse esigenze, stesse aspirazioni. E come dice il mio amico Giorgio, quindi stesso territorio. Ecco che oggi la forza dirompente e rivoluzionaria di internet sta debordando nel territorio non digitale, nella vita non digitale.
Qui pero' sorgono ancora alcune complicazioni. L'abitudine a costumi predefiniti, e orientati alla "separazione" piu' che all'inclusione. La diversita' di esperienze e linguaggio che e' ancora molto piu' vasta nella vita reale, mancando ancora in internet la rappresentanza di alcune fasce sociali e professionali. La logica economica della competizione e del mercato, in contrapposizione con quella prevalente in internet della condivisione e del dono.
Anche questa fase richiedera' del tempo e porra' problemi di adattamento e resistenza. Anche in questa fase alcuni modelli si dimostreranno piu' solidi, alcune esperienze di successo potranno essere replicate e interpretate, e molto ci sara' da innovare e sperimentare.
Questo vuole essere uno spazio per discutere, riconoscere, confrontarsi, proporre proprio in merito a questo passaggio.
mercoledì 8 ottobre 2008
Lo specchio di Ibridamenti
http://www.blogger.com/post-edit.g?blogID=8366986320237323169&postID=3984364053987755648
Lo specchio di Ibridamenti, un momento di riflessione su cio’ che Ibridamenti sta facendo, su come appare, e se l’immagine e l’azione corrisponde alle intenzioni e agli obiettivi. Uno specchio da ammirare, interrogare, ma … non da rompere!
A cosa serve uno specchio se non a creare un altro da se’. Uguale e contrario. Ci segue nei movimenti ma sta davanti al nostro sguardo. Vedo cio’ che faccio. Faccio in base a cio’ che vedo. Una guida guidata.
In questa rubrica ci saranno i commenti di ciascuno di noi mentre guarda Ibridamenti come fosse davanti uno specchio: e’ la possibilita’ per questo gruppo di riconoscersi, di prendere anche una maggiore consapevolezza, di avere occasioni di autocritica, di ammirarsi ovviamente.
Lo spazio e’ aperto a tutti, naturalmente, perche’ tutti avranno sicuramente qualcosa da dire al riguardo. E insieme attraverseremo lo specchio.
[La foto e' tratta dal libro "Con l’immagine allo specchIo. L’autoritratto letterario di Frida Kahlo", di M. Cristina Secci, di cui è appena uscita la seconda e rinnovata edizione (Aracne 2007; 2008).]
mercoledì 24 settembre 2008
VenetoIN dispiega le ali
L'appuntamento ha confermato la potenzialita' di questi incontri: ieri sera c'erano professionisti del marketing e della comunicazione, dell'ICT, manager di azienda e consulenti, formatori, giornalisti, operatori nel sociale, piccoli imprenditori, business developer, amministrativi, specialisti... ma soprattutto tutti avevano una propria storia, e una propria personalita', proprie passioni e interessi, e allegramente si scambiavano battute e divertentissimi aneddoti davanti ad un bicchiere di vino e un appetitoso buffet.
E per esserci, sono venuti da Vicenza, Verona, Treviso, Venezia, Rovigo e Padova, a conferma del carattere "veneto" dell'iniziativa.
Questo e' il successo del business networking: prima la persona e subito dopo anche il business. Perche' diciamolo francamente, chi non vorrebbe trovarsi a lavorare solo con persone con cui passerebbe volentieri anche una bella serata in allegria ?
Questa caratteristica e' forse maggiormente sviluppata in alcune persone, ma in realta' chiunque, per quanto timido inesperto o confuso da interessi contingenti o da qualche aspetto caratteriale, e' naturalmente intimamente un animale sociale, quindi un networker ad alto potenziale!
A questo proposito c'e' il bell'articolo di Francesco Candian, che ci ricorda con parole diverse che internet se lo sono preso le persone. Anzi giustamente Francesco mette proprio in evidenza che quella fascia di persone che ha maggiore dimestichezza con internet (ma senza arrivare ad essere un nerd), oggi ha piu' possibilita' di dimostrare la propria capacita' di fare relazione ed esprimere la propria umanita'. Con buona pace di quei detrattori delle novita' e della forza di internet, che avevano gia' bollato gli internauti come "alienati" e "impediti alla vita reale fatta di relazioni umane concrete".
Qualcuno ha chiesto ancora ma cos'e' VenetoIN, se serve veramente un'etichetta sopra allo spritz, e se sara' caratterizzato principalmente dalle attivita' collaterali che fioriranno presto su vari temi e distribuite sul territorio.
La risposta e' proprio quella data piu' sopra. Relazioni sociali con un occhio al business. Capisco che la semplicita' della sua formula e' disarmante, ma in questo e' proprio la sua forza.
Naturalmente ci saranno molte iniziative, come serate a tema, gite fuori porta, presentazione di iniziative a sfondo socio-culturale, gastro-enologico, ... Tutto questo servira' innanzitutto a moltiplicare le occasioni di incontro e di confronto, a renderle piu' ricche e meno ripetitive, distribuite sul territorio, e quindi a conoscersi meglio, in numero sempre piu' grande, e con un potenziale sempre piu' alto. Mi sono gia' trovato a parlarne, ad esempio, anche con alcune persone inserite nel mondo associativo, e ho gia' trovato l'interesse di alcuni networker.
Saranno iniziative che nasceranno dal basso, per iniziativa dei networker stessi, i quali potranno quindi esprimere se' stessi, e la loro professionalita', anche in modo attivo. L'unica richiesta sara' una reale e trasparente disponibilita', concretezza di risultati, e la capacita' di creare consenso intorno alle singole proposte.
Dunque, VenetoIN ha proprio incominciato a dispiegare le ali.
giovedì 18 settembre 2008
FlorenceIN, ClubIN e i business network all'italiana
Tante sigle, ma la sostanza e' semplice: persone, professionisti, che si incontrano per divertirsi, e anche creare opportunita' concrete di sinergie, e in questo caso, con il caloroso spirito italiano.
Innanzitutto l'iniziativa di FlorenceIN e' partita da Laura DeBenedetto, che oltre ad essere mia amica ed ex collega, e' una delle piu' attive networker italiane, famosissima in LinkedIN e tra l'altro attualmente in Dada. E presto sara' anche neo-mamma!
L'atmosfera era quella che ci si poteva aspettare, anzi molto meglio. Moltissimi presenti (piu' di 100 credo), personaggi provenienti dal mondo delle aziende, dell'universita', dei servizi, della PA, ..., un grande entusiasmo generale (e non solo al buffet).
Tutti allegramente riuniti, quindi, prima sotto il palco ufficiale, che pero' e' stato gestito in modo informale con l'efficace coordinamento di Albert(o) Falossi, e poi nella sala (dell'Hilton di Firenze) a fare conversazione col primo che capitava accanto di volta in volta. Un ibridamento continuo di culture esperienze e chiacchiere.
Gia' perche' il business networking e' proprio questo: persone che si erano conosciute in rete, o nel lavoro, o proprio perfetti sconosciuti, si autopropongono con atteggiamento aperto, "generoso", fondamentalmente curioso. Chi arriva dalla rete, arriva da esperienze di partecipazione condivisione e contribuzione spontanea. Ma anche chi la rete la frequenta poco, e' attirato dalla semplice conoscenza dell'altro. E poi, visto che di business networking si tratta, dalla possibilita' che nasca anche qualche opportunita' economicamente rilevante, qualche sinergia.
"Non affrontare l'altro chiedendoti cosa puo' fare per te, ma cosa puoi fare tu per lui", ha detto PierCarlo Pozzati, di MilanIN, parafrasando JFK. E la dice lunga sullo spirito costruttivo e inclusivo che animera' questi network, che non potranno essere scambiati con qualcosa di istituzionale, ammuffito, autocelebrativo o peggio ancora, opaco agli estranei.
I numeri del gruppo fiorentino sono gia' impressionanti dopo appena poche settimane dalle prime mosse. "Siamo appena nati ma siamo già 140 tesserati e oltre 700 aspiranti soci.", ci aggiorna Laura. Ma non c'e' da stupirsi, le persone hanno voglia di questo, hanno bisogno di questo.
Quindi questi business network sono la perfetta dimostrazione della caduta del muro tra internet e vita reale, sono l'occasione per uscire allo scoperto, e costruire dal basso, e dare vita a innovazione e cambiamento. Il mondo delle aziende, dei servizi, e del lavoro in generale, sta per subire una rivoluzione analoga a quella che ha portato internet dalle istituzioni e dalle aziende alle persone. Profondi cambiamenti nell'economia e nella societa' sono in fondo a questo percorso, una progressivo umanizzarsi: vecchi sistemi ingessati stanno per essere scardinati, e nuove dinamiche, trasparenti e condivise, potranno emergere dal basso. Non oso immaginare come la grande propensione alla socialita' degli italiani, anche di quelli piu' individualisti, potra' amplificare questo potenziale.
Ben sapendo che il contesto non e' sempre pronto e favorevole, al giorno d'oggi, come ricorda Roberta Atzori di CagliariIN, con la quale siamo gia' in contatto e preparando scambi di informazioni e visite.
Ora tocca a noi di VenetoIN. E infatti per Simone Favaro e me, sono gia' diverse settimane che si corre il doppio, diverse notti che si dorme poco, diversi giorni che le batterie dei cellulari finiscono anzitempo. Ma c'e' un grande entusiasmo e tante idee, tanta voglia di fare.
E subito dopo c'e' gia' la lista lunga, dice Stefano Tazzi, coordinatore di ClubIN, e in questa Omar Cafini ha un ruolo impegnativo, visto che sta lavorando sia al progetto BolognaIN che a MarcheIN.
Piccoli business network crescono. E sono subito grandi, grazie a chi c'e' e a chi ci sara'.
domenica 14 settembre 2008
Il tempo nello spazio tecnologico
"alla fine ho imparato a perdermi nella lentezza (si, perchè la rete ha la velocità che tu le dai) dei suoi rimandi"
La frenesia del nanosecondo
In molti pensano che le tecnologie portano alla frenesia del nanosecondo, che bisogna correre correre per riuscire a leggere tutto, a percorrere tutti i link, a seguire tutti i thread, mentre in realta' siamo noi che scegliamo a cosa dare attenzione e quanto tempo dedicare, volenti o nolenti.
La cosa che piu' mi diverte e' sentir dire "sono riuscito a leggere tutti i 1000 feed che ho sottoscritto": ma cosa conta ? essere affogati nell'informazione, leggerla con fretta e superficialita', o piuttosto saperla selezionare e fruire nel modo migliore per noi ?
Le commodity si usano, non si consumano
E' un atteggiamento molto consumistico quello di dire "ho la possibilita' di prendere 1000 cose e non mi posso fermare finche' non le ho prese tutte". Sarebbe come dire che siccome ho sete e l'acqua e' facilmente disponibile, allora cerchero' di bere tutta l'acqua che esce dal rubinetto.
Eppure questo succede quando un bene inizialmente scarso, e ottenibile solo attraverso uno scambio economico, diventa una commodity, cioe' disponibile largamente e a bassissimo costo, se non a costo zero. Le persone tendono ad accapparrare quel bene, come a soddisfare una fame antica, o ancora illusi che c'e' un valore nel possederlo o nel consumarlo in abbondanza.
Questo e' il caso della conoscenza e delle relazioni sociali. Oggi troviamo ancora facilmente qualcuno che ragiona ancora alla vecchia maniera: ma sarebbe sciocco pretendere di acquisire tutta la conoscenza disponibile in internet solo perche' e' ora disponibile gratuitamente. E ancora, siccome ci sono centinaia di migliaia di persone a portata di un click, e questo non costa nulla, che senso ha (e che valore ha) avere allora 1000, 10000 follower ?
La priorita' alle persone
Invece si tratta di ritornare ad una dimensione piu' qualitativa (avevo la possibilita' di prendere 1000 cose e credo di aver preso le 10 che ritenevo piu' interessanti in quel frangente), o anche semplicemente piu' serendipica (avevo 1000 cose da prendere, ho preso le prime 20 e ho tenuto le prime 10)
Chiaramente questa sembra una resa dell'uomo di fronte alla macchina: solo alla macchina infatti, puoi chiedere di essere costante ed esauriente nel compito di macinare migliaia di link.
Ma al tempo stesso e' una riconquista dell'uomo: quali meravigliosi pensieri laterali, impossibili alle macchine, si scatenano vagando in rete, di link in link, dando vita ad un impianificato ed impianificabile sviluppo di conoscenza, e per questo cosi' potente ?
La scelta del metronomo
No, non si tratta di indulgere verso una qualita' umana, dimenticando che e' risibile, solo per difesa dallo strapotere della tecnologia.
Quel tempo e' veramente lento ? o forse e' incredibilmente piu' veloce di quello che sarebbe richiesto se si facesse la stessa cosa senza il supporto della rete ?
Non e' forse questo il motivo perche' in giochi strategici, come il Go, l'uomo vince ancora sulla macchina, anche senza essere un campione mondiale ?
La lentezza dipende insomma dal sistema di riferimento che si assume, da quale orologio si guarda. Lento e' quando esiste qualcosa di diverso che puo' portare allo stesso risultato in molto meno tempo.
Espandersi nel tempo
Per Dali' il tempo si ferma per effetto della memoria e lo rappresenta espandedolo nello spazio. A me sembra che internet amplifichi la nostra dimensione temporale: per rappresentarlo alla Dali', siamo noi piu' molli ed espansi nel tempo.
Io non vedo quindi una lentezza "legittima" di fronte all'infintezza del creato (pur ammirando oltre che rispettando il pensiero di Sant'Agostino), quanto al contrario, piu' laicamente, una maggiore dinamicita' dell'uomo nell'emanciparsi attraverso la propria conoscenza e ricchezza spirituale, pur coi suoi limiti e forse proprio grazie alla sua imperfezione, e grazie agli strumenti di cui ha saputo dotarsi.
In questo ci vedo ancora una volta un recupero di psiche su techne.
Il viaggio, tra conoscenza e socialita'
In un tempo in cui non si viaggia piu' (o molto meno) per conoscere luoghi inesplorati, e la velocita' degli spostamenti rende difficile combinare l'esperienza con la riflessione, cosa diventeranno i taccuini di viaggio ? Simonetta Capecchi mi ha risposto sul suo blog.
Viaggio come arte, Viaggio in se' stessi
Mi parla di due tipologie: "viaggio come arte" e "viaggio in se' stessi". Trovo che li accomuna una cosa (che e' nella natura stessa del viaggio, a mio parere): una ricerca di conoscenza, di cio' che non c'e' nel nostro mondo, che non e' chiaro nella nostra testa, nella nostra esperienza quotidiana.
Il "viaggio come arte" a cui si riferisce, spero di non sbagliare, e' quindi una ricerca di ritmi e tempi che la vita quotidiana ci ha fatto perdere. Del rovesciamento del controllo tra noi e l'ambiente. E' forse un ri-conoscere.
Il "viaggio dentro se' stessi", che richiede di poterci guardare in nuovi contesti, alle prese con nuove esperienze, e' invece e' un nuovo passo in quel percorso di conoscenza di se' che non ha mai fine.
In entrambi i casi il taccuino ha una funzione documentaristica, forse piu' tipica nel primo caso. Nel secondo caso la differenza tra diario di viaggio e diario intimo si assottiglia molto, e quindi anche il linguaggio consente probabilmente piu' creativita'. (Molto bello quello di Nadia).
Viaggio come nuova esperienza sociale.
Ma non c'e' solo la dimensione introspettiva, c'e' anche una prospettiva piu' sociale nel viaggio. C'e' l'esperienza condivisa coi compagni di viaggio, con le persone incontrate lungo il percorso, con gli amici a casa che conoscono i preparativi, immaginano la nostra avventura e ascolteranno i nostri racconti.
Un tempo forse la distanza percepita tra i luoghi e la cultura di casa, e quelli esplorati nel viaggio, era tale che il coinvolgimento era "occasionale", "esperienziale", aveva un inizio e una fine ben precise. Oggi alla dimensione semplicemente cognitiva, si sovrappone una piu' marcata dimensione sociale: ci si muove in un altro angolo dello stesso villaggio globale, si incontrano "compaesani globali".
Compaesani globali
Lo yemenita che ci guida nel deserto non e' solo l'intermediario che ci svela una cultura esotica e luoghi mai immaginati: e' lo strumento con cui possiamo conoscere la trasformazione di una cultura per effetto delle dinamiche mondiali dei mercati delle materie prime, e ci dimostra come sia difficile contenere il confronto in termini di pace e dialogo e non di conflitto e terrore.
Il bambino keniano che ci offre la statuetta in ebano sulla spiaggia, e poi ci conduce nella bidonville dove a decine i suoi coetanei lo lavorano, e' l'occasione per comprendere come l'economia del commercio globale sia presente anche negli angoli che riteniamo (ingenuamente) ancora vergini, e di comprenderne le conseguenze.
Ma anche un viaggio di avventura ormai ci dice cosi' tanto della nostra societa', da cambiare il colore di qualunque sfida con se' stessi, come l'attraversamento del passaggio a Nord Ovest, o della foresta amazzonica.
E che dire dei viaggi piu' "nostrani" ? sempre molto interessanti e modernissimi, nel mondo occidentalizzato, come rivisitare Berlino a quasi 20 anni dalla caduta del muro, o un giro nella Amsterdam di Theo Van Gogh, o nella Cadice oggi porta del Sud (piu' che dell'Ovest).
Il taccuino di viaggio di ieri era uno strumento individuale, e la condivisione e il confronto erano rimandati ad un momento successivo, al rientro dal viaggio. Il taccuino raccordava due mondi separati: il contesto del viaggio e il contesto di casa.
La simultaneita' di vivere, viaggiare, raccontare
Mi incuriosisce sapere se e come le nuove tecnologie abbiano permesso l'abbattimento di questo vecchio muro, abbiano reso superate anche quella categoria. Oggi i miei compagni di viaggio possono essere "virtualmente" al mio fianco: certo potrebbero solo vedere e sentire attraverso i miei sensi, ma potrebbero commentare e suggerire "durante" il mio viaggio.
Non so se questo sia un bene in assoluto. Certo sarebbe un'opportunita'. Il rischio potrebbe essere che l'esperienza nel mondo reale potrebbe essere inquinata dai codici comportamentali dettati dalla tecnologia: ma anche gli acquerelli e il carboncino impongono vincoli tecnologici, rimane a noi quali tollerare come compatibili con la nostra idea di viaggio.
Certo che se e' vero, come dice Magris:
A favore del taccuino di viaggio illustrato come narrativa non-fiction, a proposito del fissare sulla carta pezzi di vita reale, come piccole, personali e incomplete storie del "qui ed ora", mi piace Magris quando scrive:
"Vivere, viaggiare, scrivere. Forse oggi la narrativa più autentica è quella che racconta non attraverso la pura invenzione e finzione, bensì attraverso la presa diretta dei fatti, delle cose, di quelle trasformazioni folli e vertiginose che, come dice Kapuściński, impediscono di cogliere il mondo nella sua totalità e di offrirne una sintesi, consentendo di afferrarne, come un reporter nel caos della battaglia, solo dei frammenti".
...allora la presa diretta implica anche la simultaneita' del viaggio e del racconto.
venerdì 12 settembre 2008
L'economia delle reti sociali
clipped from diariosemistupido.wordpress.com
Tutto finisce nel flusso di quello che fa “noi” in rete (e fuori). La cosa interessante è seguire ciò che fa “gli altri”. Gli altri rappresentano un patrimonio inestimabile di conoscenza, non immediatamente spendibile forse, ma che comunque rappresenta motivo di arricchimento. Il valore aggiunto è che ci sarà sempre qualcuno che troverà utile o di particolare interesse quello che noi abbiamo messo liberamente e gratuitamente a disposizione.
E’ talmente forte la spinta propulsiva verso questo aspetto del web che anche i servizi non tradizionalmente “sociali” si stanno attrezzando in questo senso.
Con grande merito di quei tecnologi che il web l'hanno inventato, e con buona pace di quelli che pensano che web2.0 sia solo una versione tecnicamente avanzata dello stesso vecchio web, ormai il web se lo sono preso le persone.
E se la digitalizzazione e la internettizzazione e' riuscita, negli anni passati, a pervadere le aziende, i servizi, la comunicazione e la relazione delle persone, ora sono le persone che possono e potranno umanizzare le aziende e i servizi, oltre che la comunicazione e le relazioni tra le persone stesse.
Come mi sembra di leggere sotto alle parole di Niki, se nel secolo scorso innovare era "digitalizzare", in questo innovare sara' "riportare ad una dimensione (piu') social".
Quello che era sfuggito all'influenza e al controllo dell'uomo, perche' la macchina era piu' efficiente, piu' rapida, piu' costante, e' stato prima informatizzato ed ora e' riportato in una dimensione "social", quindi e' riconsegnato alle persone.
Come ieri nulla importava se non era informatizzato, oggi e domani nulla importera' se non e' riportato in una dimensione "social", se non e' riconsegnato alle persone.
Il nuovo umanesimo sara' permesso proprio dalla tecnologia digitale. Psiche si affermera' proprio grazie a Techne. Com'e' da sempre.
Dall'economia delle informazioni e della conoscenza, all'economia delle relazioni sociali.
Non daremo piu' valore ad un oggetto tecnologicamente avanzato, ad un bene di lusso, ad un informazione ricercata, ne' apprezzeremo qualcuno che ha successo economico, un potere astratto o una conoscenza profonda, se non per il loro valore in termini di relazioni sociali, per quanto saranno capaci di generare conversazione e socializzazione, di creare e sviluppare reti sociali. A dire il vero e' gia' cosi' al punto tale che sta diventando un luogo comune. Sara' sempre di piu' cosi'.
L'economia torna cosi' al suo significato etimologico originale, cioe' la disciplina che amministra il valore dell'ambiente: non un ambiente tecnologico, ne' un ambiente codificato, ma un ambiente sociale, ecosistemico, in cui le persone e le loro relazioni sono il riferimento.
giovedì 4 settembre 2008
Nuove culture
Ora quando succede questo tumultuoso processo di rinnovamento, tentare un'inquadratura in corsa porta inevitabilmente ad una foto sfocata.
Per questo trovo utilissimo quello che sta facendo Giulia con 6x1, cioe' registrare le nuove forme di fare cultura "cosi' come sono", e riprendere quelle tradizionali nei nuovi canali multimediali, offrendole cosi' a nuove rimasticazioni.
Nella rete c'e' una "miniera di persone preziose", mi piace ripetere, e tra queste, molte persone che in qualche modo stanno facendo cultura. E la rete, ormai, e' solo uno spazio multimediale poliforme, fortemente interconesso con lo spazio reale. Qualcuno dice che infatti lo spazio e' uno solo, articolato, perche' sempre gli stessi sono gli abitanti.
In occasione di Libriamo 2008 a Vicenza, l'altra sera, Simonetta Capecchi ci ha parlato di come sia stata rivisitata la tradizione dei taccuini di viaggio, nell'epoca dei diari online e della banalizzazione della dimensione globale. E questo e' solo un esempio.
Ma il "dove" e il "come" non e' tutto. La cultura e' innanzitutto un comune sentire, un fattore che accomuna, un accordo musicale. Allora quali sono i temi emergenti, e che profilo assume la collettivita' che li affronta, che intonazione guida il coro di cosi' tante voci ?
Per esempio, a me sarebbe piaciuto che Simonetta ci dicesse come le sembra che cambino le storie che si raccontano su quei taccuini, che nuova idea di viaggio emerge oggi, cosa e' rimasto da esplorare e soprattutto cosa merita oggi di essere fissato sulla carta con acquerelli e carboncini.
Ma la cultura non comprende solo le nuove forme d'arte. C'e' una nuova cultura a livello sociale, economico, scientifico, accademico, politico (qui ho seri dubbi), ... La rete e' un amplificatore formidabile, e certamente anche strumento stesso di lavoro, per queste culture emergenti, ma di culture psico-logiche e non tecno-logiche si tratta.
Quella che alcuni chiamano "web2.0" non e' forse una grande operazione culturale, un nuovo movimento generato dal basso, questa volta piu' personalizzato, informale ma sempre piu' riconoscibile, coi suoi simboli, coi suoi riti, coi suoi costumi, coi suoi luoghi e coi suoi eventi, coi suoi 'cantori' e i suoi detrattori ?
E non credo che la blogosfera sia l'unico incubatore di nuove culture. Cosa succede nelle periferie e nelle provincie disconnesse, dove la globalizzazione e' arrivata in carne ed ossa prima che internet sia arrivato via radio o via cavo ? Cosa succede nella moltitudine di utenti di internet che non arriva ad aprire un blog, e che per esempio affolla Facebook, e si ritrova a gruppi di 10, 100, 1000 negli eventi real-life ?
Non credo che a NordEst sia diverso che in altri angoli d'Italia. E se fino a ieri soffrivo per la consapevolezza di un ritardo cronico di questa regione, tradizionalmente chiusa e individualista, oggi sto scoprendo un'esplosione di iniziative interessanti e assolutamente innovatrici, in vistosa contrapposizione coi caratteri dominanti, avviate da ragazzi brillanti e soprattutto entusiasti. Vedo che sta nascendo il Veneto 2.0. E' emozionante. Ritorna una certa aria di festa.
domenica 31 agosto 2008
Ibridamenti 2: l'universita' del futuro
Come gia' in passato, in una fase rinascimentale, in cui viene riconquistato alla centralita' della persona tanto spazio concesso alle tecnologie, l'universita' e' il luogo naturale dove dare corso a nuovi modelli di generazione e rielaborazione della conoscenza, senza limiti dettati dalla categorizzazione per discipline ('universitas rerum', come ricorda il prof. Margiotta).
L'universita' di domani deve quindi aprirsi e creare momenti di interscambio virtuoso con l'esterno, considerando che nel frattempo internet da' sempre piu' la possibilita' di incontro e discussione, sui temi piu' disparati, coinvolgendo spesso inattese eccellenze.
Qui interviene Ibridamenti, che cerchera' di identificare modalita' di processo, innanzitutto, nuovi protagonisti del sapere fuori dagli ambiti accademici, e nuovi strumenti che favoriscano questo incontro e i suoi sviluppi.
Caro, la casa che abitiamo presto sara' piccola.
La piattaforma utilizzata finora, Splinder, ha dato buoni vantaggi finora, ma ha anche generato qualche perplessita' per il futuro. Si tratta di una piattaforma piuttosto chiusa ma pero' molto diffusa, e questo ha permesso un buon livello di visibilita' e di adesioni. La semplice impostazione come blog ha semplificato notevolmente la gestione della fase di partenza, e la partecipazione di coloro che non hanno particolare dimestichezza con le piu' avanzate opportunita' offerte da internet.
Il futuro di Ibridamenti, pero', prevede il passaggio ad una dimensione di community sempre piu' forte. Inoltre c'e' qualche incertezza sullo sviluppo che decidera' la nuova proprieta' di Splinder per quello strumento. Le due cose hanno reso urgente considerare un cambio di piattaforma, nonostante i rischi che comporta nel disorientamento degli amici ibridi che gia' si son fatti numerosi (centinaia).
No, non e' la casa, sono le persone.
Tutti i partecipanti intorno al tavolo, Maddalena Gigi Giorgio Mario Luisanna Gianni Gino e Costanza, si sono subito trovati d'accordo nel ricordare che lo strumento di per se' non puo' essere il tema centrale, e che la centralita' rimane alle persone.
In particolare Giorgio ha messo in evidenza come internet sia un luogo (virtuale) e gli utenti i suoi abitanti: l'apertura di un nuovo spazio, e la partecipazione devono quindi essere visti come una graduale occupazione in cui le risorse del territorio (virtuale) sono sfruttate per il miglior benessere degli occupanti. Questa immagine e' ancora piu' efficace considerando che sta emergendo nella nostra societa' una partecipazione sempre piu' dinamicamente oscillante tra mondo virtuale e mondo reale.
Del resto la riunione stessa a cui partecipavamo ne era un ottimo esempio: ci conoscevamo gia' tutti, senza esserci mai visti prima (o quasi), grazie alle conversazioni e alle letture reciproche rese possibili dai singoli blog e dalle conversazioni avviate informalmente su Twitter, FriendFeed, ... In questo caso non uno strumento da solo, ha potuto risolvere e quindi essere centrale nelle nostre conversazioni e nello scambio di informazioni in rete.
Cosa vogliamo poterci fare nella nuova casa
In un animato giro di interventi e' anche stato tratteggiato il ruolo di Ibridamenti in questa nuova fase: piu' a presidio del metodo che non dei contenuti (che invece saranno dal basso); piu' di garanzia nella fase rielaborativa che non nella selezione dei contributi; piu' di facilitazione e responsabilita' sulla bonta' dell'intero processo creativo che non direttivo e autoreferenziale.
A cosa gli abitanti ibridi si dedicheranno ? A scrivere, ciascuno sul proprio tema preferito, i propri contributi e ad indicare i riferimenti piu' utili; e poi a conversare, commentando e riprendendo gli spunti dei primi in nuovi contributi; e anche a condensare rielaborati, collaborativamente, probabilmente in forma di documenti, ma anche altri oggetti multimediali; e anche a presentarsi e a sviluppare relazioni conviviali, non legate necessariamente ad uno specifico tema in approfondimento.
La casa dei nostri sogni.
Lo spazio abitativo virtuale, di cui gli abitanti ibridi hanno bisogno, dev'essere quindi flessibile, capace di adattarsi a diverse esigenze, e probabilmente (ma non sempre) presenti contemporaneamente. Da qui il vincolo nella scelta dello strumento di orientarsi su una piattaforma che non ponga ostacoli, in futuro, nell'assecondare queste esigenze. In termini appropriati, lo strumento deve essere scalabile funzionalmente e aperto all'innovazione.
D'altra parte gli abitanti ibridi non sono e non saranno necessariamente praticoni e a proprio agio con qualunque strumento tecnologico. Quindi lo strumento deve presentarsi semplice, e possibilmente all'inizio minimale, cioe' deve proporre il minimo necessario, col minimo impegno per l'utilizzatore.
Inoltre deve essere fatta salva la possibilita' di spendere il tempo e la capacita' intellettuale che i partecipanti possono riservare ad Ibridamenti, proprio sui contenuti e sulla relazione, e non sui tecnicismi dell'interfaccia con lo strumento. Secondo il noto principio del 'taking things away' e del minimo carico cognitivo per l'utente.
Ovviamente nel seguito, lo strumento dovra' poter crescere in termini funzionali, ma sempre piegandosi allo stile di interazione che Ibridamenti scegliera' come appropriato. Vale a dire, dovra' essere aperto, e facile, dal punto di vista delle modifiche.
La scelta della nuova casa.
Visti anche alcuni esempi proposti da Gigi, Vodafone Lab e 40xVenezia, l'orientamento sembra convergere verso l'utilizzo di Wordpress. Si tratta di una piattaforma opensource, molto diffusa, e su cui sono disponibili competenze per poterla gestire dal punto di vista tecnico. Si ispira al principio della semplicita', ma si puo' dire che non pone limiti sulla crescita futura di estensioni.
Grazie a queste caratteristiche, Wordpress potra' essere usato ora come blog, ora come forum (spazio per le conversazioni, probabilmente realizzato con i commenti su blog satelliti), ora come social network (sfruttando anche le prossime funzionalita' recentemente annunciate e rese disponibili), ora come luogo di raccolta di contributi multimediali e come archivio di documentazione (cms, cioe' content management system).
Inoltre sara' capace anche di importare i contenuti da altri luoghi virtuali, dove i singoli partecipanti potrebbero trovare piu' naturale e preferibile pubblicare i propri contributi, realizzando quel mash up che risulta quasi incomprensibile a qualcuno.
Ma soprattutto Wordpress, che e' opensource, potra' essere modellato a piacere e reso quindi il piu' aderente possibile alle necessita' della variegata tribu' di utenti ibridi. Innanzitutto l'interfaccia non sara' imposta e disorientante, come succede quando lo strumento e' reso disponibile tutto intero e tutto subito.
La nuova casa, il nuovo territorio
Inoltre dovrebbe essere possibile consentire ad ognuno degli utenti di muoversi nel nuovo ambiente nel modo piu' confortevole: all'utente esperto sara' possibile utilizzare molte funzionalita' e inserire Ibridamenti nell'articolato mondo degli ambienti che frequenta in rete; a quello piu' timido e imbarazzato, sara' possibile compiere pochi e semplici passi (click), magari accompagnato a manina, per avere comunque una visione generale dell'ambiente disponibile e dei contenuti e delle relazioni che ospita.
Per tutti Ibridamenti sara' uno dei luoghi, connesso dalle persone, prima che dalla tecnologia, con gli altri luoghi virtuali e reali, di riferimento per gli amici ibridi.
Soddisfatti dell'accordo raggiunto, ci siamo tutti concessi una gustosissima pausa pranzo al Vega e un piacevolissimo momento di ozio creativo alla caffetteria.
giovedì 28 agosto 2008
Sviluppo di KIBS in Veneto
Un anno fa, con la nascita di un'iniziativa che non e' mai decollata, avevo riproposto questo approccio, rifacimendomi al concetto di KIBS. Anzi sono convinto della sua validita' specie in una regione senza grandi infrastrutture, e frammentata tradizionalmente e sorretta dall'iniziativa imprenditoriale di singoli o di imprese familiari, come il Veneto appunto.
Facciamolo quindi partire da Miles 1995 e il suo "Knowledge-intensive business services: Users, carriers and sources of innovation" che ha anticipato buona parte dello sviluppo dei servizi business ad alto contenuto di conoscenza, in Europa (a dire il vero soprattutto in Finlandia c'e' stata vera consapevolezza).
Erano gli anni d'oro del Knowledge Management, basta ricordare che nello stesso anno usciva "The knowledge-creating company" di Nonaka, Takeushi: a differenza dei giapponesi pero', qui l'impostazione era piu' "ecosistemica": l'Europa dimostrava ancora una volta di avere un "proprio" approccio, e (passatemi questa sparata) capace di tenere piu' a lungo nel tempo.
Cosa sono e come stanno evolvendo i KIBS ?
Una buona sintesi e' nella pagina corrispondente di wikipedia.
Una definizione sinteticissima: Knowledge-intensive business services (KIBS) sono aziende che forniscono prodotti intermediari e servizi – basati soprattutto su conoscenza avanzata tecnologica e professionale – ai processi di business di altre organizzazioni.
Si tratta di uno dei settori piu’ in crescita in EU25, e ancora poco studiato.
Qualche esempio di KIBS per capire meglio ?
ecco la risposta direttamente da Miles:
Perche' mi ricollego ai KIBS ?
Uno dei punti piu' importanti e' ben espresso con le parole di Lance Bettencourt in "Client Co-Production in Knowledge-Intensive Business Services" (2002):
A common characteristic of knowledge-intensive business service (KIBS) firms is that clients routinely play a critical role in co-producing the service solution along with the service provider. This can have a profound effect on both the quality of the service delivered as well as the client's ultimate satisfaction with the knowledge-based service solution. By strategically managing client co-production, service providers can improve operational efficiency, develop more optimal solutions, and generate a sustainable competitive advantage.
L'avvento del web2.0 e' posteriore e quindi strumentale, ma indubbiamente rappresenta una grande occasione di rilancio dei KIBS, e non per niente grandi colossi come IBM e Oracle, pur essendo l'archetipo della "corporation" accentratrice monolitica e colonizzatrice, si stanno aprendo a questa nuova prospettiva, attraverso la "Service Research & Innovation Initiative" (SRI), un'iniziativa no profit fondata dai top manager di quelle aziende. L'innovazione nei servizi e' infatti "the next big thing" dopo l'innovazione tecnologica di questi anni, stando a quanto sentenzia BusinessWeek.
Nei KIBS non e' cosi' importante la generazione di contenuti, che molto spesso e' user generated, quanto la creazione di uno spazio adatto, un buon incubatore per quel processo creativo, e anche la capacita' di tradurre/trasferire gli stessi contenuti in contesti diversi, adattandoli alle esigenze dei singoli, e (non da poco) al loro linguaggio. Non tutti i KIBS sono basati sulla trasformazione della conoscenza (alcuni sono piu' centrati sulla generazione ed altri sulla applicazione di conoscenza), ma la capacita' di trasformare e ricombinare la conoscenza e' la caratteristica che piu' li rende interessanti, a mio avviso, quando parliamo di PMI.
Ma per avviare tali iniziative occorrono infatti alcuni presupposti indispensabili: utenti consapevoli e motivati, competenze tecniche metodologiche e possibilmente specialistiche, infrastrutture e strumenti "cost-effective", e uno sponsor che sia interessato allo sviluppo e alla promozione territoriale.
L'anno che e' passato mi ha permesso di avere una conoscenza ancora piu' profonda del territorio veneto, sia della parte industriale, sia nell'ambito di numerose categorie professionali. Ho potuto toccare con mano una crescita esplosiva di sensibilita' e attenzione sulle nuove potenzialita' che si aprono grazie alla rete (soprattutto nelle generazioni piu' giovani in effetti).
Infine ho visto che gli strumenti offerti dal web2.0 stanno finalmente diventando conosciuti e sperimentati da una larghissima folla di utenti, e tra questi coloro che li sanno piegare ad utilizzi concreti (non che fosse difficile) sono sempre piu' numerosi.
Non ultimo l'infrastruttura tecnologica nel Veneto si sta completando (tre anni fa non c'era nemmeno la fibra ottica a Vicenza).
C'e' ancora un attore che non sembra aver preso ancora il suo posto, ed e' poi il committente sponsor. Ma ci sto lavorando.
lunedì 25 agosto 2008
Un anno vissuto pericolosamente nel web2.0
Se ripercorro mentalmente gli ultimi mesi di attivita' su internet, ho la sensazione che siano passati anni per come rapidamente e' cambiato il mio modo di relazionare in rete e non solo. Niente di rivoluzionario nella sostanza, ben inteso, ma sorprendente e' stata la velocita' di sviluppo e la quantita'. E la qualita' superiore alle aspettative.
Ritorno nel Veneto
Una premessa per capire meglio il contesto. Da quando, 2 anni fa, sono tornato nella mia regione di origine, il Veneto, dopo molti anni di assenza pressocche' totale, mi sono ritrovato con la rete di relazioni praticamente da ricostruire da zero. Non bisogna dimenticare che il Veneto e' tradizionalmente chiuso ed individualista, quindi il problema si presentava di lunga risoluzione.
Figuriamoci quando ho scoperto poi che moltissimi qui si sentono addirittura in conflitto con culture differenti, e parlo di quella milanese e torinese, non di chissa' quale terra esotica, e ottusamente competitivi con chiunque sia portatore di una competenza strutturata e professionale ma di servizio. Insomma, la cultura del fare, che spesso trascura il pensare ("faso tuto mi", col corollario "co xe fato, xe fato ben", anche se fa cagare) e soprattutto il relazionare.
Per di piu' alcuni cambiamenti nel lavoro mi hanno (avevano) richiesto l'abbandono del blog storico, a tal punto che un disguido nel rinnovo del dominio mi ha reso (quasi) irrecupurabili 4 anni di contenuti link e contatti.
Dopo un primo periodo veramente difficile, dopo quasi un anno di sostanziale inattivita' del mio blog, l'estate scorsa ho quindi ripreso in mano la rete con obiettivi a me molto chiari, cioe' per
- riallacciare relazioni con amici e colleghi di un tempo, ormai difficili da raggiungere fisicamente
- sviluppare nuove relazioni amichevoli con persone che sentivo affini per idee e modo di fare, visto che il tempo per fare la stessa cosa nella realta' locale era pochissimo (e la realta' locale stessa poco favorevole)
- entrare in contatto con professionisti che avessero gli stessi miei interessi e che operassero nel veneto (apparentemente inesistenti).
Strategia web2.0
Ho quindi innanzitutto riaperto il blog (questo qui su Blogger), con minimo impegno di impostazione e manutenzione, sempre con un taglio professionale. Il tema e' quello del precedente, l'ecosistema di conoscenza che si sta sviluppando nella nostra societa' grazie ad internet, ma e' aperto evidentemente a considerazioni di costume, di attualita', economiche e politiche. Del resto sono convinto che la persona e il professionista non possono (piu') essere separati.
In questo modo, l'autopresentazione era indirizzata nella sostanza, anche se il mio profilo piu' personale non si legge bene nelle pagine del blog, ma il problema rimaneva soprattutto la visibilita' e l'effettiva conversazione con gli altri blogger, considerando anche il pochissimo tempo a disposizione.
Quindi (quasi) subito ho iniziato anche a twittare. Il microblogging mi e' estremamente congeniale per
- pubblicare qualcosa di me, anche molto personale, ma senza farne un'autobiografia, e veramente a costo zero in termini di tempo
- seguire altre persone nella loro vita quotidiana, niente pippe mentali, pallosissimi esercizi di stile, cervellotici proclami e pamphlet ottusi, e sempre con minimo impegno temporale
- avviare qualche scambio di battute (max 140 caratteri appunto) che possa preludere ad una relazione piu' consistente nel seguito
- scatenare il mio senso umoristico e apprezzare quello degli altri (ho scoperto che gli italiani sono un popolo di comici)
- esercitare un linguaggio sintetico e pero' chiaro e comprensibile a tutti
Prime ricadute sul territorio
Primo effetto collaterale di rilievo e' che attraverso twitter ho conosciuto il primo gruppo di blogger veneti, il cui punto di riferimento principale e' un googlegroup, e che tra l'altro sta per riunirsi nuovamente a Padova, venerdi 29 agosto (vedi Nord-Est-a-tutta-birra).
La caratteristica principale di questo gruppo e' la voglia di costruire relazioni 2.0 anche nel reale, e in questo ci riesce benissimo, anche se ognuno lo fa poi mettendoci la propria particolare interpretazione. Naturalmente la maggior parte twitta e blogga e quindi negli incontri sostanzialmente si twitta e si blogga stando questa volta tutti insieme, dal vivo (ma anche un po' on-line).
L'altra caratteristica del gruppo, soprattutto di alcuni, e' la velleita' di inserire questa attivita' ludico-cazzeggiante in un alveo di concretezza e incisivita', di maggiore progettualita'. L'intenzione e' lodevole, beninteso, e in parte corrisponde anche ad alcune mie aspirazioni. Ma diciamo che questa parte e' molto divertente e altrettanto inconcludente, non se ne voglia nessuno.
Si tratta infatti, di guardare alle cose con piu' obiettivita': se anche non viene forzata la partenza di alcun progetto, il gruppo ha comunque il suo ottimo motivo per riunirsi, che e' il piacere di stare in brillante compagnia. E se progettualita' non nasce li', vabbe', nascera' altrove. Se non e' gia' nata ;-)
Comunque, un risultato concreto e' stato raggiunto (ecche risultato!!!): soprattutto grazie alla spinta di Gigi Cogo, ad aprile c'e' stato il Twittercamp, al Vega di Venezia, in concomitanza con VenetoExpo. Il mio primo barcamp, e il secondo nel veneto (al Ghiradacamp sono mancato per impegni miei).
Sorpasso del microblogging sul blogging
A questo punto, visto il successo del mio twittare rispetto ai miei principali obiettivi iniziali, ho deciso di provare Tumblr, e dopo un minimo di pratica (acquisita in giorni!) ho fatto diventare il mio tumblog la copertina del mio blog. Infatti a differenza del blog, il tumblog e', per me:
- piu' scorrevole e facile da leggere (fino a rischiare la superficialita', ma si sa nel web la leggerezza e' indispensabile per non essere tagliati fuori)
- piu' ricco di spunti personali, che io inserisco come battute sinteticissime a commento di contenuti ribloggati, oppure come citazioni singificative per me (e rappresentative di me)
- piu' connesso con i fatti, le notizie, i memi che girano e rimbalzano in rete, e che non avrei tempo di seguire se dovessi rielaborare come vorrei prima di pubblicare sul blog
- piu' permanente di twitter, ma editoriale come il blog
Cosa mi ha dato Tumblr, dopo qualche mese ? La possibilita' di presentarmi nelle conversazioni cui partecipo nella rete con un sito di facile lettura, effettivamente personale, semplicissimo e velocissimo da gestire, che rimanda, con un link a lato, al blog degli approfondimenti e delle rielaborazioni, che e' obiettivamente inadatto ai "primi incontri" col lettore.
Insomma e' come quando ti presentano dal vivo una nuova persona, nel lavoro come nella vita di tutti i giorni, e prima di parlare seriamente di temi importanti o di progetti complessi, ti prendi qualche minuto di conversazione leggera per incominciare a conoscere la persona. Alcuni li chiamano convenevoli. In un altro contesto, se l'aspettativa e' forte, preliminari rende meglio il concetto.
Alla ricerca di un maggiore interscambio real life/on-line
Peccato solo che il contributo di Tumblr alle mie relazioni sociali live e' stato nullo. Tumblr non ha commenti, e' contribuisce alla creazione di un network (gli altri tumblog che si seguono e da cui spesso si reblogga) in cui pero' non c'e' molto scambio sociale: rebloggando si puo' commentare, e in rarissimi casi questo si traduce in un breve botta e risposta. Troppo poco per introdurre una relazione piu' ricca, e magari dal vivo. Un po' come su certi servizi per immagazzinare immagini (Flickr, Stumblupon, ...): si e' in contatto per gli stessi gusti espressi su alcune fotografie, ma poi cosa ci si potrebbe dire seduti davanti ad una birra ?
Qui c'e' da riflettere: la cultura dell'immagine ci da' un'apparente senso di comunanza ma poi ci rende piu' soli ? Questo dipende dal fatto che la cultura dell'immagine fotografica di oggi, ricca forse (raramente) ma silente e implicita, ha sostituito quella della rappresentazione teatrale che pure era basata sull'immagine, ma anche sul racconto, e aveva tanta presa anche a livello popolare ? Fermiamoci qua e rimaniamo sul tema.
Quindi Tumblr non permette di sviluppare conversazioni, e quindi relazioni che abbiano qualche probabilita' di proseguire live. Ma proprio mentre cercavo una soluzione a questo problema e' scoppiato il fenomeno Friendfeed. Ne ho gia' parlato abbondantemente in precedenza, e anche se se ne discutera' ancora a lungo, sono convinto che FF e' la migliore soluzione per le conversazioni on-line mai vista finora.
Non semplicemente blog, ma anche social e business networking
Nello stesso tempo, ovviamente, non mi sono limitato alla sola "blogosfera" e ho cercato di frequentare anche qualche social network e business network, ovvero l'altra faccia del web2.0. Non si tratta di una differenza da poco, anche se la separazione non e' netta. Mentre nel blog ci si puo' abbandonare a momenti solipsistici, se non addirittura onanistici, nel social network lo scopo dichiarato e' socializzare.
Qui dico subito che nessun social network generalista mi ha mai conquistato, dal momento che sono ottimi per un "acchiappo" un po' fuori dal mio stile e obiettivi. E devo ammettere che anche alcuni business network si possono considerare alla fin fine "luoghi da acchiappo" per chi cerca un datore di lavoro o chi cerca manovalanza.
Considero attivo solo l'account in Facebook, che per altro si aggiorna in automatico coi flussi delle mie attivita' altrove, solo perche' mi permette di entrare in contatto con persone di cui ancora non ho i riferimenti essenziali (mail, e altre identita' nel web2.0).
Trovo invece molto piu' interessanti ed efficaci i social network di nicchia, quelli cioe' che aggregano intorno ad un tema specifico di interesse, e tra questi uno soltanto mi e' rimasto congeniale: Anobii, il social network dedicato a chi legge libri. In Anobii infatti ci si puo' iscrivere a gruppi, e si puo' discutere in forum, genericamente legati a libri ma di fatto focalizzati sui temi piu' disparati.
Questi gruppi poi si riuscono dal vivo, in meeting informali, con un forte carattere territoriale. Una delle piu' brave e generose animatrici e' Niki Costantini, quella che alcuni chiamano la sacerdotessa di Anobii. Mi sono trovato bene anche in molte discussioni di Brain2brain, che e' (anche) un gruppo di Anobii avviato da Mario Esposito: so che hanno preferito orientarsi ad incontri su SecondLife, ma per ragioni di sopravvivenza ho scelto di starne fuori (anche perche' non credo molto nei metaversi con interfaccie 3D).
Ancora una volta, a proposito dei gruppi che si riuniscono dal vivo, il vero successo di queste iniziative, che infatti si ripetono periodicamente, e' quello di portare lo spirito "2.0" (aperto, informale, trasparente, tollerante, orientato allo scambio e alla collaborazione) nella vita reale, e potete credermi, non e' cosa da poco.
Anzi, superato lo slancio iniziale, seguono poi incontri informali appena capita l'occasione, senza nessun battage ne' sponsor, consapevoli di essere nicchia un tempo e parte di un cluster piu' grande e diverso l'occasione successiva. Come gli incontri castellani, grazie all'iniziativa di Matteo D'agord, e quello ferragostano che io e Mariela De Marchi abbiamo organizzato a Vicenza.
In questo modo ho potuto frequentare on-line e dal vivo, persone piacevolissime, che avrei forse impiegato anni a conoscere senza la rete, magari senza trovarle proprio. In questo senso, la rete facilita la possibilita' di incontro tra persone che condivono un certo approccio, quello 2.0 appunto. Ogni gruppo, poi, come le persone, e' diverso dall'altro, e si muove e da' cose diverse.
Questo non deve d'altra parte far illudere troppo: anche nella rete, anche nelle iniziative 2.0, si possono incontrare persone con atteggiamenti che io ho chiamato 1.1 (in una battuta: la versione bacata tra la 1.0 e la 2.0!): cioe' spiacevoli, aggressivi, egoistici e un po' orientati alle mascherate. Ma se ne ho incontrate un paio e' tanto, e nel clima generale e' piu' facile che tireranno fuori la parte migliore che hanno.
Dall'improvvisazione al progetto, dal social al business
Sono soddisfattissimo delle possibilita' che adesso ho per soddisfare quelli che io ritengo urgenti bisogni di socializzazione con persone che mi piacciono e che mi stimolano. L'effetto FF, da questo punto di vista, e' quello di una bomba, per me. Ora che posso effettivamente seguire dalle 100 alle 200 persone (non come i 1000 feed registrati in Google Reader che regolarmente archiviavo anche se non letti) sto scoprendo una miniera di persone preziose, al punto che veramente mi dispiace non avere tempo per seguirli come vorrei.
Ma bisogna sempre considerare che io ho un lavoro (che si intreccia su vari progetti che a volte si sovrappongono) e spesso il tempo da dedicare al web2.0 manca: dopo l'ultimo mese praticamente festivo, sara' impossibile mantenere il ritmo di partecipazione alle conversazioni sul web. Non se ne vogliano chi lavora nel campo dell'informatica o chi peggio, non ha un lavoro, ma il web2.0 discrimina chi il lavoro ce l'ha, perche' e' un po' vero che 'lontano dalla tastiera, lontano dal cuore dei tuoi follower'. Naturalmente e' meglio avere questo problema, che quello di trovare un lavoro, al giorno d'oggi.
Inoltre non vi nascondo che guardo con un certo sollievo la "necessita'" di staccare dalla rete, per lavoro, perche' sto avvertendo gli effetti deleteri di un'eccessiva frequentazione del web sulla mia produttivita', ma anche sulla mia capacita' di comunicazione nella vita reale, e perfino nella mia capacita' di ragionare e apprendere. Forse non si diventa stupidi, ma sembra che "siamo come leggiamo", e in ogni caso come ragioniamo, e conversare e ragionare nel web2.0 e' talmente facilitato e amplificato che satura la nostra capacita' di esaurire il compito.
Infine, ma non meno importante, il web2.0 e' una fonte di opportunita', forse difficili da definire, comunque legata alle persone che si possono conoscere e alle cose che quindi si possono fare. Naturale quindi che io ora pensi a come esprimere questo valore.
E perche' le cose non succedono mai per caso, proprio a fine luglio si inaugurava il business network VenetoIn, sulla falsa riga di MilanIn e appartenente al relativo Club, che ha trovato in Simone Favaro la persona giusta per farlo decollare qui nel Veneto.
Infine, ma non meno importante ho avuto modo di incontrare Gigi Cogo nel suo regno al Vega, e di conversare 'dal vivo' col principale innovatore della P.A. in Veneto, nonche' evangelizzatore 2.0, e come sono organizzati e di che risorse dispongono in Regione (sono entrato anche nel sancta santorum ovvero la server farm dove sono gestiti tutti i comuni del Veneto!). Ci siamo scambiati idee e informazioni sulle nostre precedenti e attuali esperienze, sui nostri futuri progetti, alla stessa velocita' con cui twittiamo e blogghiamo sul web. Vedremo.
Con l'occasione ho conosciuto di persona Maddalena Mapelli che ha fatto partire un altro social network di nicchia dedicato agli Ibridamenti, con cui ci accomuna (immodestamente da parte mia) un approccio neo-umanistico.
Da settembre, quindi, parte un nuovo anno e se queste sono le premesse...