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sabato 27 febbraio 2010

Google Video vs Vividown: vecchi diritti, nuovo diritto /2

[Segue da qui]

Col terzo punto entriamo invece in una dimensione nuova, tipica dell'ecosistema allargato (internet che "aumenta" il nostro tradizionale mondo reale e virtuale). La questione che si pone qui e' (stata sempre) cruciale per internet, il suo potenziale, il suo sviluppo.

Le motivazioni della sentenza non sono ancora state pubblicate, ma un parere "pro veritate" si. La legge italiana, leggo con fatica, si concentra su una "posizione di garanzia", e sarebbe proprio questa "lacuna di garanzia" che viene imputata ai manager Google, dal momento che l' "omesso impedimento a causare" e' assimilato al "causare" stesso. Inoltre la sentenza ha tenuto conto che

clipped from vividown.org
  • che il soggetto destinatario dell'obbligo di attivarsi avesse la cosiddetta signoria sul fatto, cioe' il potere di attivarsi per impedire l'evento lesivo;
  • che si dimostri che l'azione doverosa avrebbe impedito l'evento con una probabilita' vicina alla certezza;
  • che il soggetto destinatario dell'obbligo di attivarsi fosse in dolo (diretto o eventuale) rispetto all'evento lesivo.
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E soprattutto e' stato anche fornito un decisivo parere tecnico che ha inchiodato i manager alle proprie responsabilita', sostenendo che

clipped from vividown.org
Tali regole di compliance devono essere tali da filtrare e impedire l'accesso alla rete dei (o, almeno, da disporre le discipline idonee a togliere immediatamente i) video offensivi.
La fattibilita' dell'azione di controllo mi pare, poi, confermata dalla consulenza tecnica del dott. Battiato la' dove attesta la sussistenza di strumenti tecnici in grado di automatizzare il processo di analisi, e di "inferire informazioni rispetto ad un certo numero di classi semantiche".
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Dunque, secondo la legge italiana, i manager Google, essendo nella posizione di garanzia, hanno omesso il doveroso impedimento, che pure era tecnicamente possibile e di sicura efficacia. In neretto sono le due questioni critiche: la prima (la posizione di garanzia) non trova corrispondenza nel diritto americano, e la seconda e' una questione di fattibilita' tecnica che la legge italiana prenderebbe in considerazione, ma che risulta sormontabile secondo il tecnico della parte offesa (di cui mi piacerebbe sapere di piu').

Dunque, contrariamente a quanto sintetizzato, non mi sembra che la questione sia l'equilibrio tra privacy e liberta' di espressione; ne' tanto meno mi sembra che sia una questione esclusivamente di liberta' di espressione, da affrontare con liste di proscrizione e/o paradisi ai confini del mondo: a me sembra una questione di responsabilita' sui contenuti di quanto espresso liberamente.

Anzi dal momento che siamo tutti d'accordo che liberta' non vuol dire assenza di resposanbilita', direi che la vera questione qui e' la corresponsabilita' del gestore della piattaforma di pubblicazione, nei contenuti liberamente espressi. Cio' non toglie naturalmente che si ponga anche una delicata questione sulla privacy, in merito ad altri episodi, al quale rimando ad altre note. Dunque, la questione e' proprio sulla corresponsabilita' del fornitore nell'uso dello strumento, che per altro non puo' essere considerato un mere conduit: francamente l'esempio dei produttori di coltelli, o dei ferrovieri, non sembrano pertinenti (e anche un po' qualunquisti), mentre quello delle armi da fuoco, si.

Ma qui siamo anche di fronte ad una tipica questione ecosistemica. Se fossero coinvolti solo singoli individui (colui che pubblica contenuti abusivi, e colui che lo consente) probabilmente la questione non presenterebbe aspetti di novita'. Invece acquista rilevanza e complessita' proprio perche' l'insieme di tutti gli UGC e' un bene comune di valore riconosciuto elevatissimo da tutti, e un approccio quale quello assunto dalla giurisprudenza italiana causerebbe un ostacolo pesante, applicabile estesamente, probabilmente un duro colpo alla loro diffusione.

La fattibilita' tecnica di un chirurgico filtraggio "semantico" (tutta da dimostrare pero', checche' ne dica il consulente tecnico di parte, e anche Stefano Quintarelli) potrebbe costituire veramente la soluzione del problema, mettendo le aziende proprietarie delle piattaforme nella effettiva posizione (di garanzia) di poter valutare (automaticamente) se i contenuti liberamente pubblicati siano o meno abusivi. L'automatismo e' un aspetto fondamentale perche' il controllo risulti, dall'altra parte, rapido ed obiettivo, senza limitazione significativa per tutti i contenuti leciti. Ma se una tale tecnologia fosse matura ed efficientemente applicabile, perche' mai non verrebbe applicata? Quale vantaggio ne ricaverebbe Google nella pubblicazione di un video di atti bullistici, se disponesse della tecnologia per filtrarli?

In mancanza di un'adeguata tecnologia, o quanto meno della sua applicazione, finora si e' andati avanti dando priorita' al valore del bene comune, mettendo la libera pubblicazione degli UGC, e il modello di condivisione di internet, davanti a casi significativi per singoli individui, e quindi sottovalutati. La stessa Unione Europea ha ribadito l'orientamento a riconoscere e tutelare questa risorsa comune, oltre che Google stessa ovviamente.

Finora si e' quindi ritenuto sufficiente ripiegare sulla richiesta al soggetto che pubblica, di una esplicita assunzione di responsabilita', manifestata confermando la conoscenza e accettazione dei vincoli di legge, e di senso comune direi. Si e' in sostanza aggirato il problema, deresponsabilizzando il gestore della piattaforma di pubblicazione: sia per praticita', dal momento che sarebbe obiettivamente paralizzato da quella stessa responsabilita'; ma anche in nome di un diversa concezione della responsabilita' individuale stessa. E Un po' come quando alla dogana americana ti chiedono di barrare la casella "Terrorista? Si, No", contando forse su un intimo credo protestante. Cose che ci fanno sorridere, noi di loro, e loro di noi.

Mancando la soluzione tecnica, e considerate le differenze culturali locali, la questione delle priorita' assume tutta la sua urgenza e criticita'. L'attuale approccio e' infatti solo in parte condivisibile. Un modello di sviluppo sostenibile per un ecosistema, presuppone che il valore dell'insieme non possa calpestare il valore dei singoli, come nemmeno viceversa.

Credo che la sentenza Google Video possa avere la meritevole conseguenza che siano investite maggiori risorse nello sviluppo di tecnologie che permettano di preservare questo delicato equilibrio tra interessi collettivi e individuali. Lo voglio considerare quindi come un momento in cui la prospettiva umanistica si riprende la centralita' della scena, difendendo le priorita' dell'Uomo e del suo ecosistema (di conoscenza), dalle ragioni dell'innovazione tecnologica fine a se' stessa, e da quelle economiche di qualche grande (se non grandissima) corporation. E non mi pare di essere l'unico con una tale sensibilita'. Forse non e' un caso che tutto questo polverone parta proprio da questa Italia, che nonostante quello che sappiamo, sorprende sempre, e qualche volta perfino in positivo.

Google Video vs Vividown: vecchi diritti, nuovo diritto /1

Dico la mia sulla sentenza del Google Video sul bambino down picchiato dai compagni di classe, un fatto di rilevanza epocale nella storia di internet, perche' ho avuto la sensazione che si siano persi dei pezzi, e soprattutto sia stata proposta una discutibile scala di priorita'. La questione riguarda (l'ordine e' intenzionale da parte mia):

1) Apologia e istigazione al razzismo (nei confronti di un 'diverso'), e piu' in generale alla violenza e al bullismo
2) Violazione della privacy (di un minorenne, di cui sono divulgati dati sensibili)
3) Responsabilita' del gestore dello strumento di comunicazione, e Liberta' di espressione e di generazione di contenuti da parte degli utenti (UGC)
[edit 28/2/10 9:00: 4) Convenienza nella divulgazione dei fatti a scopo di informazione ed educativo: di questo ne parlero' in un'altra nota]

Il primo punto per gravita', secondo me, non ha trovato abbastanza attenzione. Poco importa che il bambino fosse down o autistico: avrebbe potuto anche essere perfettamente sano, comunque era da solo contro tre! Nel video si calpestano i piu' comuni e universalmente riconosciuti diritti dell'Uomo di essere trattato con rispetto, in quanto tale. Di questo disgustoso delitto si dovrebbe parlare innanzi tutto, e dei ragazzi che si sono macchiati di una tale infamia, perfino convinti di poterne andare fieri, tanto da documentare il gesto pubblicamente. Dei danni sul piano psicologico che quel bambino riportera' per tutta la vita (che tra l'altro si aggiungono ad una serie di altri patimenti, non tutti imputabili a madre natura). Se vogliamo essere considerati una civilta' avanzata, cosa che e' continuamente messa in discussione, non ci sono rendite di posizione, di questo dovremmo riempire pagine e pagine di carta e digitali.

Su questo punto, le leggi ci sono gia', e prima ancora le Carte in Difesa dei Diritti dell'Uomo e costituenti il nostro Stato, ed e' a queste leggi che avrei voluto sentir fare i primi riferimenti, e invocare la loro attuazione. Strana usanza quella di pensare spesso a leggi nuove, lasciando inapplicate quelle gia' in essere: fa pensare che ci sia piu' attenzione alla "norma" stessa (e ai meccanismi del controllo del potere) che non al suo obiettivo, ovvero la giustizia.

clipped from repubblica.it
L'aggressione risale a un periodo a cavallo tra i mesi di maggio e giugno, poco prima della conclusione dell'anno scolastico. Il video, della durata di tre minuti, è stato messo on line ad agosto dalla ragazza che aveva partecipato all'aggressione. Nel filmato si vedono una decina di compagni di classe che stanno a guardare, mentre uno dei ragazzi indagati sferra qualche pugno e qualche calcio al compagno disabile, un altro è intento a riprendere la scena con la telecamera, un terzo che disegna il simbolo "SS" sulla lavagna e fa il saluto fascista. E l'impressione è che l'aggressione fosse premeditata.
Gran parte della classe intanto, seduta tra i banchi, schiamazza, tra l'annoiato e il divertito. Nessuno dei presenti si alza per difendere la vittima o per fermare chi lo deride.
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Il tema da discutere innanzitutto e' la violenza nei confronti del piu' debole, la violenza nelle scuole, il bullismo e l'educazione di certi ragazzi 'difficili'. Quale occasione preziosa e' stata persa per discutere di questo, considerando anche che il problema non e' di facile soluzione, e che l'esperienza concreta e diretta puo' essere giocata sul piano educativo molto piu' di tanti discorsi teoricamente moralistici. Spostare il focus su Google e gli UGC ha reso un ottimo alibi ai ragazzi colpevoli di quel crimine, e tutti quelli che in animo sentono che potrebbero emularli, i quali probabilmente non hanno capito nemmeno adesso la gravita' della loro azione, e anzi potrebbero addirittura inorgoglirsi per il clamore sollevato.

Il secondo punto riguarda la privacy, in un modo molto piu' semplice di quanto spesso tocca considerare: qui infatti non si tratta di decidere quale tutela debba essere garantita nel rapporto tra colui che pubblica, e il gestore della piattaforma di pubblicazione. Qui c'e' di mezzo un terzo attore, e la violazione della "sua" privacy. La pubblicazione dell'immagine e di informazioni sensibili su terzi, specie se di minori, e' riconosciuto da tutti (buon senso comune) e dalla legge come reato, e conseguentemente il responsabile diretto si puo' e si deve punire senza bisogno di tante interpretazioni. Non facciamo dunque confusione, richiamando il complicato tema della privacy di chi decide per se' stesso: qui e' un gioco un tipo di privacy su cui c'e' poco da discutere.

Fin qua non c'era nulla di nuovo sotto il sole: vecchi diritti, vecchie norme. E il cronico problema di farle rispettare.

[continua qui]

martedì 6 ottobre 2009

Civicita': una citta' intermedia tra locale e globale

Ecosistema 2.0 si focalizza sulla considerazione che l'ecosistema territoriale e quello digitale andranno sempre piu' sovrapponendosi, per il semplice motivo che ad abitarlo sono le stesse persone.

Quale potenziale si libera man mano che cade il muro che ancora si percepisce? Quale valore porta un'applicazione piu' diffusa dei modelli a rete? Quale spinta di innovazione pervadera' il nuovo habitat, sia nella dimensione sociale, civica, economica, politica? Sono queste le stesse domande, insieme alla sfida di concretizzare risposte, che il progetto Cittadinanza Digitale pone all'attenzione di Venezia.

I temi che verranno proposti al VeneziaCamp, sabato 24 Ottobre, all'Arsenale, nell'evento "Civicita': una citta' intermedia tra locale e globale", sono quindi (titoli da
definire, interventi da confermare):
- sulla questione urbanistica, la citta' tra il locale e il globale,
il suo impatto sul senso di civicita';
- sulla questione della governance di rete vs governance di territorio;
- sui modelli culturali di etnie dal mondo contemporaneo e dalla
storia, che valorizzano la rete sociale;
- sulla questione individuo vs gruppo, in chiave netafisica e nelle
metafore zen;
- esempi di servizi territoriali a carattere sociale realizzati con
tecnologie web/web2.0 ad opera di un ente parastatale a vicenza;
- un approfondimento di come l'utilizzo di internet sta cambiando e
valorizzando un settore impiantistico, quale quello dell'energia da
fonti rinnovabili;
- esempi di social network territoriali, non veneziani:
nordestcreativo, rubanocitizens e nodo;
- un esempio di Enterprise 2.0 sul fronte del mercato e uno sul fronte
dell'organizzazione interna;
- un esempio di utilizzo della rete e di location sul territorio in
aiuto ai professionisti nomadi;
- come l' "internet delle cose" portera' valore in una citta' come venezia;
- un intervento di marketing territoriale in valpolicella.

Questi temi sono presentati, in anteprima, a Vicenza, in occasione
dell'evento "Venezia chiama, il territorio risponde", mercoledi 7
ottobre.

Per iscriversi al VeneziaCamp:
http://barcamp.org/veneziacamp2009

Per iscriversi all'evento "Civicita': una citta' intermedia tra locale e globale" a Venezia, il 24 Ottobre alle 14:30:
http://www.veneziacamp.it/eventi/civicita-una-citta-intermedia-tra-locale-e-globale/

Per iscriversi all'evento "Venezia chiama, il territorio risponde" a Vicenza, il 7 Ottobre alle 18:30:
http://ecosistema20.ning.com/events/venezia-chiama-il-territorio

Per iscriversi a Ecosistema 2.0:
http://ecosistema20.ning.com