L'incontro di Ibridamenti di venerdi scorso ha dato vita alla fase 2, che, sulla base dell'esperienza precedente, focalizza ora sul tema "L'universita' del futuro".
Come gia' in passato, in una fase rinascimentale, in cui viene riconquistato alla centralita' della persona tanto spazio concesso alle tecnologie, l'universita' e' il luogo naturale dove dare corso a nuovi modelli di generazione e rielaborazione della conoscenza, senza limiti dettati dalla categorizzazione per discipline ('universitas rerum', come ricorda il prof. Margiotta).
L'universita' di domani deve quindi aprirsi e creare momenti di interscambio virtuoso con l'esterno, considerando che nel frattempo internet da' sempre piu' la possibilita' di incontro e discussione, sui temi piu' disparati, coinvolgendo spesso inattese eccellenze.
Qui interviene Ibridamenti, che cerchera' di identificare modalita' di processo, innanzitutto, nuovi protagonisti del sapere fuori dagli ambiti accademici, e nuovi strumenti che favoriscano questo incontro e i suoi sviluppi.
Caro, la casa che abitiamo presto sara' piccola.
La piattaforma utilizzata finora, Splinder, ha dato buoni vantaggi finora, ma ha anche generato qualche perplessita' per il futuro. Si tratta di una piattaforma piuttosto chiusa ma pero' molto diffusa, e questo ha permesso un buon livello di visibilita' e di adesioni. La semplice impostazione come blog ha semplificato notevolmente la gestione della fase di partenza, e la partecipazione di coloro che non hanno particolare dimestichezza con le piu' avanzate opportunita' offerte da internet.
Il futuro di Ibridamenti, pero', prevede il passaggio ad una dimensione di community sempre piu' forte. Inoltre c'e' qualche incertezza sullo sviluppo che decidera' la nuova proprieta' di Splinder per quello strumento. Le due cose hanno reso urgente considerare un cambio di piattaforma, nonostante i rischi che comporta nel disorientamento degli amici ibridi che gia' si son fatti numerosi (centinaia).
No, non e' la casa, sono le persone.
Tutti i partecipanti intorno al tavolo, Maddalena Gigi Giorgio Mario Luisanna Gianni Gino e Costanza, si sono subito trovati d'accordo nel ricordare che lo strumento di per se' non puo' essere il tema centrale, e che la centralita' rimane alle persone.
In particolare Giorgio ha messo in evidenza come internet sia un luogo (virtuale) e gli utenti i suoi abitanti: l'apertura di un nuovo spazio, e la partecipazione devono quindi essere visti come una graduale occupazione in cui le risorse del territorio (virtuale) sono sfruttate per il miglior benessere degli occupanti. Questa immagine e' ancora piu' efficace considerando che sta emergendo nella nostra societa' una partecipazione sempre piu' dinamicamente oscillante tra mondo virtuale e mondo reale.
Del resto la riunione stessa a cui partecipavamo ne era un ottimo esempio: ci conoscevamo gia' tutti, senza esserci mai visti prima (o quasi), grazie alle conversazioni e alle letture reciproche rese possibili dai singoli blog e dalle conversazioni avviate informalmente su Twitter, FriendFeed, ... In questo caso non uno strumento da solo, ha potuto risolvere e quindi essere centrale nelle nostre conversazioni e nello scambio di informazioni in rete.
Cosa vogliamo poterci fare nella nuova casa
In un animato giro di interventi e' anche stato tratteggiato il ruolo di Ibridamenti in questa nuova fase: piu' a presidio del metodo che non dei contenuti (che invece saranno dal basso); piu' di garanzia nella fase rielaborativa che non nella selezione dei contributi; piu' di facilitazione e responsabilita' sulla bonta' dell'intero processo creativo che non direttivo e autoreferenziale.
A cosa gli abitanti ibridi si dedicheranno ? A scrivere, ciascuno sul proprio tema preferito, i propri contributi e ad indicare i riferimenti piu' utili; e poi a conversare, commentando e riprendendo gli spunti dei primi in nuovi contributi; e anche a condensare rielaborati, collaborativamente, probabilmente in forma di documenti, ma anche altri oggetti multimediali; e anche a presentarsi e a sviluppare relazioni conviviali, non legate necessariamente ad uno specifico tema in approfondimento.
La casa dei nostri sogni.
Lo spazio abitativo virtuale, di cui gli abitanti ibridi hanno bisogno, dev'essere quindi flessibile, capace di adattarsi a diverse esigenze, e probabilmente (ma non sempre) presenti contemporaneamente. Da qui il vincolo nella scelta dello strumento di orientarsi su una piattaforma che non ponga ostacoli, in futuro, nell'assecondare queste esigenze. In termini appropriati, lo strumento deve essere scalabile funzionalmente e aperto all'innovazione.
D'altra parte gli abitanti ibridi non sono e non saranno necessariamente praticoni e a proprio agio con qualunque strumento tecnologico. Quindi lo strumento deve presentarsi semplice, e possibilmente all'inizio minimale, cioe' deve proporre il minimo necessario, col minimo impegno per l'utilizzatore.
Inoltre deve essere fatta salva la possibilita' di spendere il tempo e la capacita' intellettuale che i partecipanti possono riservare ad Ibridamenti, proprio sui contenuti e sulla relazione, e non sui tecnicismi dell'interfaccia con lo strumento. Secondo il noto principio del 'taking things away' e del minimo carico cognitivo per l'utente.
Ovviamente nel seguito, lo strumento dovra' poter crescere in termini funzionali, ma sempre piegandosi allo stile di interazione che Ibridamenti scegliera' come appropriato. Vale a dire, dovra' essere aperto, e facile, dal punto di vista delle modifiche.
La scelta della nuova casa.
Visti anche alcuni esempi proposti da Gigi, Vodafone Lab e 40xVenezia, l'orientamento sembra convergere verso l'utilizzo di Wordpress. Si tratta di una piattaforma opensource, molto diffusa, e su cui sono disponibili competenze per poterla gestire dal punto di vista tecnico. Si ispira al principio della semplicita', ma si puo' dire che non pone limiti sulla crescita futura di estensioni.
Grazie a queste caratteristiche, Wordpress potra' essere usato ora come blog, ora come forum (spazio per le conversazioni, probabilmente realizzato con i commenti su blog satelliti), ora come social network (sfruttando anche le prossime funzionalita' recentemente annunciate e rese disponibili), ora come luogo di raccolta di contributi multimediali e come archivio di documentazione (cms, cioe' content management system).
Inoltre sara' capace anche di importare i contenuti da altri luoghi virtuali, dove i singoli partecipanti potrebbero trovare piu' naturale e preferibile pubblicare i propri contributi, realizzando quel mash up che risulta quasi incomprensibile a qualcuno.
Ma soprattutto Wordpress, che e' opensource, potra' essere modellato a piacere e reso quindi il piu' aderente possibile alle necessita' della variegata tribu' di utenti ibridi. Innanzitutto l'interfaccia non sara' imposta e disorientante, come succede quando lo strumento e' reso disponibile tutto intero e tutto subito.
La nuova casa, il nuovo territorio
Inoltre dovrebbe essere possibile consentire ad ognuno degli utenti di muoversi nel nuovo ambiente nel modo piu' confortevole: all'utente esperto sara' possibile utilizzare molte funzionalita' e inserire Ibridamenti nell'articolato mondo degli ambienti che frequenta in rete; a quello piu' timido e imbarazzato, sara' possibile compiere pochi e semplici passi (click), magari accompagnato a manina, per avere comunque una visione generale dell'ambiente disponibile e dei contenuti e delle relazioni che ospita.
Per tutti Ibridamenti sara' uno dei luoghi, connesso dalle persone, prima che dalla tecnologia, con gli altri luoghi virtuali e reali, di riferimento per gli amici ibridi.
Soddisfatti dell'accordo raggiunto, ci siamo tutti concessi una gustosissima pausa pranzo al Vega e un piacevolissimo momento di ozio creativo alla caffetteria.
domenica 31 agosto 2008
Ibridamenti 2: l'universita' del futuro
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10 commenti :
Utile questo post, Gino. Ora si tratta di proseguire e di rilanciare i temi trattati nella riunione. Pensare l'università del futuro significa - questo un tema che mi sta a cuore, come ho ribadito in riunione - portare avanti una critica delle discipline : una critica della rigida compartimentazione disciplinare prodotta dal sapere accademico. Una critica che non metta capo, semplicemente, ad una retorica dell'interdisciplinarietà, molto frequente in non pochi ambienti universitari...
Su questo, e su altro, varrà la pena riprendere e rilanciare, qui e altrove, la nostra discussione.
Ciao e complimenti per il tuo blog.
Mario Galzigna
grazie gino :-)
il discorso l'ho ripreso qui
http://ibridamenti.splinder.com/post/18226767/ibridamenti+fase+due+-+l%27unive
@Mario
La critica che tu muovi all'organizzazione del sapere accademico per discipline, a me sembra rispecchiare la continua e crescente difficolta' che si incontra nell'ambito aziendale nel sistematizzare la conoscenza interna (sui processi produttivi e gestionali, sui materiali e le tecnologie di lavorazione, sul mercato e sulla concorrenza, sulla sicurezza e l'infrastruttura tecnologica, sul personale e le normative di settore, ...). Una difficolta' che segue dalla forte interconnessione di ogni campo, e dalla necessita' di cambiare spesso il punto di vista precedentemente assunto.
Ovviamente mi viene in mente anche tutta l'attenzione che viene data alla organizzazione della conoscenza nell'ambito dell'intelligenza artificiale, e piu' in generale del knowledge management (le tassonomie e piu' in generale le ontologie).
Ma ancora di piu' penso al successo che stanno avendo nuove forme di organizzazione delle informazioni e della conoscenza, anche e soprattutto in internet, che vengono chiamate 'folksonomy' (quelle basate sui tag), e che permettono di essere applicate 'dal basso', con progressive rettifiche, e di essere adattate alle esigenze dei diversi utilizzatori.
Bel lavoretto, Gino.
Però quando parliamo di Luoghi credo sia inutile (ancorché anacronistico) sottolineare continuamente le differenze atomiche/bittiche (atomi vs. bit, alla Negroponte di dieci anni fa) tra questi diversi ambienti di socialità.
Internet è calda, fatta di persone e di relazioni, è semplicemente un Luogo antropico.
L'aggettivo "virtuale", che tanta fortuna ebbe, ha ben diverso significato in francese (da cui proviene, soprattutto dopo Pierre Levy) e dall'inglese, dove non veicola anche quel valore connotativo disforico che in italiano lo lega a qualcosa di "intangibile".
Il web è un Territorio dove abitiamo, dove nascono relazioni umane e si costruiscono cose e case, professioni e tempo libero, con le sue dinamiche relative agli insediamenti umani e ai rapporti di buon vicinato e di comportamenti buoni e cattivi.
Cioè, finché continuiamo a chiamare il web "luogo virtuale" automaticamente adottiamo certe categorie di percezione e di giudizio, che rendono poi più complicato ragionare di cose concrete da realizzare.
... volevo solo salutare. Ecco.
@giorgio
hai fatto bene a puntualizzare.
Nella percezione comune le due dimensioni appaiono ancora separate, e talvolta, confusamente o faziosamente, sono addirittura messe in contrapposizione.
Anch'io sono convinto che man mano che si rovescia il punto di vista sul web2.0 (dal tecnologico al sociale) sara' chiaro a tutti che stiamo parlando della stessa cosa che gli uomini fanno da sempre, e per questo vengono chiamati infatti animali sociali.
Tra l'altro penso che nel cosiddetto virtuale, si possono realizzare relazioni "reali", esattamente come nel cosiddetto "reale" molte relazioni sono solo virtuali. Qui gioco coi doppi sensi delle parole, evidentemente. A significare che reale/virtuale dovrebbero essere usati nel senso della qualita' della relazione, e non con riferimento allo strumento.
ps: hai notato che ho scelto (intenzionalmente!) la forma del racconto ? L'ho fatto pensando anche ai tuoi passati spunti in proposito!
Infatti credo che in un gruppo interdisciplinare come questo, dove differenze di linguaggio ed esperienza si son gia' fatte sentire e saranno sempre in agguato a complicare la comunicazione e la comprensione, il racconto (allo specchio) ci salvera' ;-)
Ciao Giulia! Ti infili silenziosa attraverso la porta come una gattina curiosa, ... Lascio la porta sempre aperta, allora, se dovessi ritornare...
mi affascina e mi alletta molto il pensiero del possibile superamento della "rigidità" disciplinare, io provengo da studi dove oltre alla rigidità delle discipline esisteva una parcellizzazione delle "conoscenze" che spesso mi ha mandato in crisi...
non mi piace molto l'aggettivo "virtuale" nella connotazione che ne diamo spesso nella lingua italiana, molto vero a questo proposito ciò che dice Giorgio Jannis,
il web è proprio una "terra" su cui man mano possiamo costruire, case, giardini, spazi all'aria aperta e in cui inseriamo abitanti, vicini, affetti
Gino ho molto apprezzato la forma del racconto, è vero aiuta a "limare" le differenze di linguaggio
è una bella sfida, che vale la pena di raccogliere
chicca
'virtuale' dovrebbe significare principalmente "cio' che appare solo, ma non e'", e se andiamo sull'etimologico "cio' che potrebbe accadere", o "cio' che immaginiamo possa accadere", e da qui il concentto di simulazione.
Gia' in questo modo il virtuale appare piu' debole del reale, anche se 'virtualmente' migliore.
Da quando l'informatica ne ha trasformato il significato in "opposto al reale", le cose si sono complicate, e certamente la parola ha assunto una sfumatura piu' negativa, quasi a riferire illusorieta' e inganno.
Non voglio entrare nel merito della indeterminazione del reale, e di cosa sia solo una nostra rappresentazione di un (ipotetico) reale la' fuori.
Certo e' che l'interpretazione diffusa e comunemente accettata, a mio parere, vale ancora qualcosa. Il linguaggio e' strumentale, e non viene prima delle persone. Possiamo accordarci su un uso piu' appropriato delle parole.
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