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venerdì 7 ottobre 2011

Aziende come organismi sociali, tra societa' e mercato

Anche quest'anno il think un-tank Ecosistema 2.0 sara' presente a SMAU Milano 2011, a FieraMilanoCity, Area "A11 Marketing Digitale & e-Commerce" - Sala 3, al Padiglione 4, con un momento di approfondimento sul tema "Aziende come Organismi sociali tra Societa' e Mercato", che comprende gli interventi di:

14:30: Gino Tocchetti: Aziende come organismi sociali tra societa' e mercato: Mind the Social - Business Gap [slide]
15:00: Luca Solari: Cooperazione ed efficienza, un ossimoro apparente [slide]
15:30: Mario Gastaldi: La conversazione organizzativa genera prosperita'. Come cambia il ruolo della leadership [slide]
16:00: Andrea de Muri: Coinvolgere le persone nel miglioramento aziendale con il Lean Thinking [slide]
16:30: Roberto Bernabo': Intranet vs Social Network su internet: perche' e come si possono creare bridge tra questi universi nella gestione della relazione con il cliente [slide]
17:00: Anna Maria Ambroso: L'evoluzione degli spazi di lavoro dalla Lettera22 all'IPad [slide]
17:30: discussione collegiale sui temi trattati

Di seguito l'abstract del mio intervento che introduce la serie di approfondimenti:
Una volta liberata la spontaneita‘ nella comunicazione e nelle relazioni, grazie al ruolo abilitatore di internet e dei social media, le organizzazioni aziendali e le relazioni nei mercati assumono progressivamente la stessa natura, e d’altra parte solo cosi‘ potranno riconoscersi e interagire efficacemente e con reciproca soddisfazione. Le aziende devono quindi recuperare un maggiore ruolo sociale. Se da un lato e‘ ormai chiara l’importanza di sviluppare una comunicazione e una capacita‘ di relazione adeguata verso i mercati di riferimento, non sembra ancora maturata altrettanta convinzione che le dinamiche interne all’azienda debbano necessariamente attraversare un altrettanto radicale ripensamento. Un ripensamento che ormai puo‘ solo rincorrere le pratiche organizzative reali e le dinamiche comportamentali spontanee. Alle figure di vertice vengono quindi poste sfide complesse riguardanti la conciliazione degli obiettivi aziendali da raggiungere e i modelli organizzativi aperti. Alle figure operative, che agiscono sempre piu‘in una logica P2P, si chiedono competenze ora anche di tipo „sociale“ sia nella relazione intra-aziendale, che inter-aziendale e con gli attori di riferimento esterni e i clienti. Ma soprattutto all’azienda nel suo complesso viene posto l’obiettivo di „essere sociale“ per davvero, anche nei contenuti e non solo nella forma, per vedere riconosciuta una piu‘ proficua relazione coi mercati e una maggiore capacita‘ di adattamento interno. Esamineremo quindi le implicazioni di questo paradigma, con l’aiuto di un framework di riferimento, indicando tecniche e soluzioni tecnologiche, e discutendo casi concreti in cui queste sono state applicate.

Dunque si parte dall'assunto (Gino Tocchetti) che le aziende sono pressate da una rivoluzione profonda, quella "social", che investe prima di tutto la societa' civile e i mercati stessi, che sono evidentemente costituiti dalle stesse persone. Alle aziende non resta che adeguarsi, riconoscendo la propria natura di organismo sociale, e lo specifico ruolo sociale, e scoprendo che proprio in questo modo possono essere recuperati maggiore capacita' di adattamento e innovazione, di dialogo coi mercati e quindi migliori risultati economici. Luca Solari focalizzera' quindi sulla la cooperazione come principio riordinatore fondamentale nella organizzazione aziendale, per recuperare maggiore efficienza, e non per comprometterla come talvolta si pensa. Mario Gastaldi focalizzera' invece sull'importanza assunta dalla comunicazione organizzativa e dai nuovi modelli di leadership, per poter abilitare effettivamente questa riorganizzazione aziendale. Andrea de Muri mostrera' come nuovi approcci ispirati alla rifocalizzazione sulle persone, in particolare il Lean Thinking, siano utili e ormai diffusi anche nei reparti aziendali produttivi, dove invece prevale tradizionalmente un approccio piu' meccanicistico. A questo punto, Roberto Bernabo' approfondira' gli strumenti e le soluzioni per abilitare il momento collaborativo e sociale con modalita' ispirate all'importante fenomeno dei social network, eppure adeguate al contesto aziendale. E infine Maria Rosa Ambroso, concludera' con una doverosa focalizzazione sul ridisegno degli spazi fisici in azienda, in coerenza con la trasformazione rivoluzionaria degli spazi virtuali gia' prodotta dai nuovi social media e dispositivi basati su internet.

Anche in questa edizione, come in tutti i precedenti eventi di Ecosistema 2.0, sara' dedicato molto spazio al confronto col pubblico partecipante e tra i relatori, sia con spazi per le domande nell'ambito dei singoli interventi, sia con un momentoi di confronto collegiale alla fine.

E' dunque un'occasione importante per dare una spinta a cambiamenti ormai necessari e anche preziosi per una grande riqualificazione dei contesti aziendali, dello stile di vita di lavoratori e consumatori, e quindi in definitiva dei territori abitati da queste comunita'. Cambiamenti che purtroppo non sono ancora compresi e dunque poco avviati. Siete quindi tutti invitati a partecipare e a passare parola.

martedì 24 maggio 2011

Organizzazione tacita: da problema ad opportunita'

Nella presentazione dal titolo "Enterprise 2.0: una storia vera", che ho tenuto a SMAU Padova, lo scorso 4 maggio, in cui ho discusso un caso reale ma ottenuto combinando tre esperienze che ho seguito recentemente, avevo posto la massima attenzione ai fattori "trasparenza e fiducia" come cruciali per attivare un reale ed efficace "empowerment" (liberare cioe' il potenziale umano dei propri collaboratori), in accordo alla metodologia proposta dalla prestigiosa AIIM.

fiduciaPer quanto nessuno si opponga al dare importanza a questi fattori, gli stessi sono quasi sempre trascurati, o, peggio, affrontati ma non risolti. Sembra proprio che in certi contesti nulla possa opporsi ad uno "status quo" da tutti sofferto e rinnegato, e che si basa proprio su opacita' e sfiducia. A qusto si aggiunge spesso, anzi, una dose pesante di scarso rispetto reciproco, qualcosa di ben piu' grave del mancato riconoscimento del merito.

Non c'e' dubbio, quindi, che ogni leader moderno debba perseguire ostinatamente la via della trasparenza e della fiducia, dimostrando soprattutto di essere neutrale ad ogni conflitto interno all'organizzazione, ed anche, ma non secondariamente, di testimoniare in prima persona che trasparenza e fiducia non sono parole teoriche, ma cio' che permea il comportamento quotidiano. In realta' tutto questo e' piu' facile a dirsi che a farsi, ma anche una volta fatto, e' spesso insufficiente. Vediamo come e perche'.

organizzazione tacitaL'organizzazione tacita e' innanzi tutto difficile da identificare, e d'altra parte finche' non emerge, lavorare sull'organizzazione ufficiale risulta inefficace. Gli organigrammi servono solo per impegnare i Responsabili HR e i consulenti organizzativi, e decorare le pareti, se appesi nell'openspace. Bisogna chiedersi innanzi tutto perche' l'organizzazione tacita e' tacita ? Certamente non solo perche' nessuno l'ha riportata in qualche documento.

workaroundL'organizzazione tacita nasce come workaround, come tentativo di aggirare ostacoli o conseguire vantaggi non previsti. Quando gli ostacoli sono problematici, e l'organizzazione ufficiale non offre strumenti per risolverli, le persone si ingegnano per risolverli comunque, violando a fin di bene le regole scritte. Tutto cio' e' considerato ugualmente un problema, perche' sfugge in ogni caso al controllo e alla predicibilita' dell'azione collettiva, per esempio compromettendo i piani di produzione. D'altra parte, puo' anche capitare che cio' che e' considerato un ostacolo da alcuni, e' in realta' una necessita' se non un vantaggio per altri. In tal caso aggirare quegli ostacoli e' considerato una violazione ingiustificata, quando si guardano le cose nel complesso. Lo stesso vale per i vantaggi non previsti: se questi ricadono su molti, violare le regole sara' stato a fin di bene; ma se si tratta di vantaggi per alcuni, e non ammessi, la violazione non puo' essere tollerata.

Dunque l'organizzazione tacita,

  1. quando va bene, e' un miglioramento non ancora autorizzato, e temuto,

  2. ma puo' essere anche giudicata il risultato di un'incomprensione del disegno piu' ampio,

  3. se non addirittura un abuso perseguibile.

fuorileggeIn ogni caso, in un contesto aziendale classico, l'organizzazione tacita e' considerata fuorilegge, e necessita di opacita' per sopravvivere, e modificarsi ed adattarsi nel tempo, in opposizione sfiduciata ad ogni corpo estraneo si dimostri di ostacolo. Qualunque sia la motivazione che la anima, onesta o meno, tendera' a fagocitare i corpi estranei finche' possibile. Piu' verra' combattuta senza troppe spiegazioni e piu' anteporra' ottusamente le proprie ragioni e la propria visione, ancorche' motivate. Tendera' in qualche caso perfino a condividere vantaggi innominabili, in modo che in conflitto di interesse con quelli, sia vanificata ogni azione correttiva. E se tutto questo non bastera', tendera' ad espellere il corpo estraneo (o endogeno) che la minaccia.

Frasi come "Voi non sapete com'e' qui da noi", oppure "Da noi quello non succedera' mai", o simili, non esprimono (solo) la sfiducia che un cambiamento e' possibile, ma anche il tacito assenso ad una situazione, che forse a voce bisogna disprezzare, ma che in fondo si ritiene sia stata ottenuta nonostante le colpe degli altri, e grazie ai propri meriti, e dunque da difendere essendone consapevolmente, anche se solo parzialmente, corresponsabili.

karl weickDal momento che l'organizzazione tacita prende forma e si alimenta attraverso il racconto che le persone protagoniste si danno tra loro, e verso l'esterno, sara' facile constatare che non ci sara' dialogo tra fazioni contrapposte, e invece, alla macchinetta del caffe', o in ogni altra occasione informale (e segreta), si spenderanno fiumi di parole per discutere gli errori e le colpe del malaugurato assente. (Karl Weick, "Sense making in organizations", 1995). In un'organizzazione tacita deteriorata, il racconto diventa cosi' lo strumento stesso con cui modelli comportamentali negativi si consolidano, anche in opposizione al cambiamento positivo dei singoli, e determinano l'impossibilita' di scardinare l'organizzazione tacita stessa, da dentro.

In un progetto di Enterprise 2.0, che ha l'obiettivo di umanizzare l'azienda e valorizzare il potenziale umano dei collaboratori, l'organizzazione tacita non puo' piu' essere solo un malaugurato problema, ma anzi e' considerata un'opportunita' da favorire, perche' capace di moltiplicare gli occhi e le orecchie dell'azienda, e di esprimere una preziosissima intelligenza collettiva. Per arrivare a questo, pero', con riferimento ai tre diversi contesti citati prima, occorre che

  1. sia permesso all'organizzazione tacita di emergere senza punizioni e contribuire positivamente allo sviluppo delle attivita' aziendali,

  2. siano condivise ampiamente informazioni di contesto, in modo che non ci siano incomprensioni sulla visione e sul percorso

  3. e siano portati in evidenza i comportamenti non accettabili, spiegando bene perche' lo sono.

Prometeo ruba il fuocoBenche' sia prioritaria la questione culturale, per rendere tutto questo possibile, e' utile intervenire sugli strumenti, e permettere quindi che la comunicazione e la collaborazione siano sostenute nell'ambito delle attivita' lavorative, e non fuori, e possano quindi svolgersi con leggerezza e fluidita', almeno fino ad un certo livello di criticita'. Gli strumenti non devono essere visti chiaramente come "la soluzione", ma come abilitatori di comportamenti virtuosi, e dovrebbero essere valutati proprio secondo questo metro. Anzi possono essere considerati proprio come abilitatori di momenti di riflessione e autoconsapevolezza sui propri comportamenti. Gli strumenti di Enterprise 2.0 possono essere utilizzati per consentire all'organizzazione tacita di emergere, favorire consapevolezza, e dunque capacita' di maturazione. La tecnologia, se utilizzata con attenzione e competenza, puo' quindi favorire anche il cambiamento culturale.

Julio VelascoMa ancora di piu' bisogna lavorare sui ruoli, come diceva Julio Velasco, che alleno' la nazionale italiana di pallavolo dal 1989 al 1996, facendole conquistare un palmarès di eccezione, mai raggiunto prima. Non bisogna aspettarsi che i giocatori facciano squadra, e quindi collaborino e si coprino le spalle, per qualche forma di buonismo, o solo perche' vengono promessi lauti premi vittoria a fine partita. Occorre che ognuno abbia un ruolo chiaramente definito, e che si impegni ad interpretarlo al meglio. Dunque nessun alibi vada cercato nelle colpe degli altri, ma anzi ci si concentri nell'impegno ad applicare le proprie capacita' anche in situazioni che gli altri non hanno reso perfette. La fiducia nell'assegnazione dei ruoli, e nella definizione della tattica di gioco, e' alla base della motivazione dei giocatori: e' cio' che rende la loro, una mentalita' vincente.

Se nel caso a cui Velasco si riferisce, la responsabilita' di definire ruoli e tattica e' accentrata nell'allenatore, che quindi puo' fare la differenza tra una squadra mediocre e un dream team, nel caso di un'azienda che adotti il modello dell'Enterprise 2.0, ruoli e tattica possono anche emergere dal basso, purche' in un processo trasparente e condiviso, e quindi conseguentemente obiettivo. Naturalmente questo non deve necessariamente accadere tutto in un colpo, ed essere esteso a tutta l'azienda, ed ai momenti piu' delicati della gestione aziendale. Rimane comunque cruciale il ruolo del leader, come facilitatore e garante dell'obiettivita' del processo di emersione e raffinamento dell'organizzazione tacita, e responsabile della definizione dell'indirizzo ultimo.

Humberto MaturanaL'organizzazione tacita, a questo punto, non rimarra' piu' tale a lungo, nel senso di clandestina, ma la sua principale caratteristica diventera' progressivamente quella di essere autopoietica, come direbbe Maturana.
In pratica un sistema autopoietico è un sistema che ridefinisce continuamente se stesso ed al proprio interno si sostiene e si riproduce. Un sistema autopoietico può quindi essere rappresentato come una rete di processi di creazione, trasformazione e distruzione di componenti che, interagendo fra loro, sostengono e rigenerano in continuazione lo stesso sistema.
La parte piu' critica di un progetto di Enterprise 2.0 diventa dunque proprio la mediazione tra un approccio classico basato su comando e controllo, e quello "social" basato su emergenza e autopoiesi. Una mediazione che si puo' solo realizzare in un percorso attento, necessariamente graduale, e destinato a raggiungere equilibri che sono specifici dei diversi contesti.