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sabato 15 maggio 2010

C'e' vita dopo Facebook ?

Trascrivo qui il commento alla nota su VeniceSession, che sostanzialmente porta l'attenzione sull'articolo "Is There Life After Facebook?", uscito sul blog del NY Times:

Certamente Facebook ha saputo conquistare una grossa (grossissima) fetta del mercato, evidentemente per meriti obiettivi, che consistono soprattutto nella semplicita' di accesso e nel proporsi come piattaforma aperta all'integrazione di servizi di terze parti (apps). Quest'ultimo aspetto, in cui Facebook e' stata uno dei pionieri e oggi sta diventando un approccio molto diffuso e driver di successo, ha permesso di catturare l'attenzione di una moltitudine di sviluppatori e contemporaneamente ha permesso di estendere i servizi e in particolare l'"esperienza d'uso" di Facebook, e quindi il numero di utenti.

D'altra parte la filosofia di Facebook non e' mai stata caratterizzata dall'apertura, e non sorprende che prioritariamente guardi a Microsoft come partner strategico, e a Google come concorrente numero uno. Ora che la posizione dominante acquisita apre a scenari in cui diventano piu' chiari i rischi, in modo particolare sulla privacy, e non solo i vantaggi, non sorprende la reazione di buona parte degli utenti, e il proliferare di articoli come questo in oggetto.

Purtroppo (come per la suite Office di Microsoft), e' ancora molto comodo approfittare di questo "standard de facto" e soprattutto della diffusione di Facebook (400 milioni di utenti nel mondo sono un vantaggio competitivo incolmabile, e quindi un fattore di lock in per gli attuali iscritti), soprattutto se si parla di social network, dove vale chiaramente la regola che "si va dove sono le persone". E d'altra parte il facebook-killer non potra' essere che una piattaforma veramente opensource (com'e' stato OpenOffice per MS Office), la cui caratteristica sara' nell'offrire una "reale apertura" a livello architetturale, pur mantenendo un modello funzionale e soprattutto esperienziale, molto simile a facebook, per consentire al maggior numero di utenti di non avere difficolta' a migrare abbandonando Facebook. E dunque qui sta il punto: OpenFacebook ancora non si vede all'orizzonte (anche se qualcuno l'idea l'ha avuta e ha incominciato a lavorarci: quelli di Diaspora e non solo).

Piu' in dettaglio, qui c'e' una lista di consigli per chi si appresta a progettare il facebook-killer:
1) non preoccuparsi solo degli aspetti architetturali, ma rendere chiaro all'utente in che modo la nuova soluzione sara' altrettanto semplice, e pero' piu' "aperta" nel controllo dei dati personali
2) cio' non di meno, la piattaforma pone questioni non banali, come per esempio l'utilizzo di un cloud di server e la questione del decadimento delle performance se il "grafo" dei contatti va ricostruito di volta in volta (ad esempio alla richiesta di un aggiornamento delle news) a partire dai server su cui e' distribuito
3) fare tesoro di studi e ricerche gia' svolte, principalmente in ambito accademico, come il lavoro di Danah Boyd (“Making Sense of Privacy and Publicity” e “Privacy and Publicity in the Context of Big Data”) e Helen Nissenbaum, che parla di “contextual integrity” (concetto ripreso e sviluppato da Michael Zimmer, Fred Stutzman e Kaliya Hamlin.
4) provare a rispondere ad un bisogno di essere connessi che nella realta' e' molto piu' sofisticato di quanto finora permesso dai social network di prima generazione (in cui o si e' amici, o no, e o si pubblica per il network, o si mandano messaggi in privato) e che spesso richiede di gestire "diverse identita'" senza pero' arrivare ad attivare differenti account
5) predisporre un sistema di controllo dell'accesso ai propri dati che sia si, efficace e corrispondente alle attese dal punto di vista della privacy, ma che al tempo stesso sia semplice da utilizzare, e non tarato sulla sensibilita' e capacita' di un amministratore senior di un ufficio tecnico aziendale
6) tentare di dare finalmente una risposta al problema dell'overload delle informazioni, consentendo quindi di filtrare opportunamente l'enorme quantita' di contenuti che vengono condivisi nei social network, e ponendo quindi a priorita' piu' bassa il piacere di sedersi in riva ad un fiume in piena di messaggi da tutto il network
7) invece che combattere Facebook frontalmente, cercare di approfittare delle possibilita', anche se scarse, di esportare dati da Facebook, tenendo conto che questa possibilita' e' vincolata al fatto che si possono accedere dati di amici, e solo se questi hanno scelto un particolare livello di privacy. Inoltre se e' vero che Facebook tende ad acquisire dall'esterno molti piu' dati di quanti non ne renda disponibili all'esterno, questo significa che si possono accedere direttamente le fonti che si usano per alimentare Facebook
8) per quanto siano svariati gli aspetti da affrontare nella progettazione di facebook-killer (vendita di servizi, pubblicita', privacy...), rimane fondamentale conquistare la fiducia degli utenti, che passa per una comunicazione trasparente e comprensibile. La semplicita' di utilizzo e' cruciale, ed e' uno dei principali fattori di successo di Facebook.
(E in ultimo, trovate un nome serio, possibilmente)

lunedì 19 aprile 2010

Nu poch 'e dollars to me

C'e' qualcosa che non mi torna in questo annuncio, con cui Jason Rosenthal (neo CEO di ning da un mese appena) spiega che ha basato la decisione di dismettere la versione free, dopo aver visto che il 75% del traffico e' generato attraverso pagine di network che hanno sottoscritto un piano a pagamento. Una spiegazione che non mi convince.

Se l'attenzione di Jason fosse andata sul fatto che il 25% rimanente non genera revenue, bisognerebbe considerare l'effetto passaparola, e la facilita' da parte dei nuovi utenti di sperimentarne le funzioni proprio grazie alla versione free.

Se si fosse preoccupato del fatto che genera costi, non sembra verosimile, dal momento che nel rimanente 25% ci sono tutti i network messi online e lasciati inattivi, e che quindi non consumano quote significative di spazio e banda.

Se l'intenzione fosse quella di forzare almeno una parte a sottoscrivere un piano a pagamento, anche questo non lo credo verosimile, perche' sperare che lo faccia un 10% di quel 25% sarebbe gia' troppo.

A questo si aggiunge un ulteriore dato sostanziale: Jason promette, si, un incremento di funzionalita', anche per compensare il fatto che viene dismessa la versione free, ma contemporaneamente annuncia la riduzione del 40% dei dipendenti.

Un calo cosi' drastico mette indubbiamente in crisi, anche se temporaneamente, la capacita' di qualunque azienda di continuare ad operare nello stesso modo, e visto che parliamo di aziende di software, ci possiamo aspettare un periodo in cui faranno fatica a tenere il codice sotto controllo. In tali circostanze puoi dare la priorita' all'introduzione di nuove feature? Forse solo quelle che non impattano con l'architettura informatica preesistente (l'accesso via mobile?), ma sono quelle cosi' sostanziali?

Io temo che la notizia vada letta in quest'altro modo: non e' piu' tempo per il free. D'altra parte e' sotto gli occhi di tutti che l'economia del mondo occidentale e' in declino, le vacche dimagriscono a vista d'occhio, ne' si vede all'orizzonte una ripresa sostanziale. Tra l'altro proprio le speculazioni finanziarie (che sono state le principali colonne della new economy) sono ora sotto il ferreo controllo delle authority (quelle obamiane intendo). Forse sara' bene che incominciamo ad abituarci che tutto quel ben di dio che ci eravamo abituati ad avere gratis (perche' altri settori dell'economia se ne facevano carico), dovremo pagarlo. E speriamo che nella prospettiva globale, e con la diffusione di internet che intanto abbiamo raggiunto, e col fatto che l'advertising sul web tiene ancora botta, si tratti tutto sommato di un pugno di dollari al mese.

mercoledì 30 gennaio 2008

Stasera cambiamo pub. La birra ce la prendiamo al PerfSpot

Oggi sono stato invitato ad entrare in PerfSpot. La prima reazione e' stata "n'altro! e bastaa!!!".

Poi, leggendo sulla rete di questo nuovo socialnetwork ho scoperto che, naturalmente, i ritmi di crescita sono sorprendenti, bla bla, i grandi leader si sentono minacciati, e bla bla, la formula del n-esimo brillante giovanottone americano (Hart Cunningham) e' speciale, bla bla ...


clipped from blogs.guardian.co.uk

PerfSpot raised a few eyebrows last month when it was listed by web measurement firm Nielsen Online as the fastest growing social networking site in the UK, overtaking Facebook during August this year.

Though far fewer users than Facebook, its UK userbase grew 756% in four months to 274,000 unique users during August, with a global usership of 1.8m.
blog it

In effetti un elemento di novita' c'e' se e' vero che Hart si e' coperto le spese di startup di tasca propria (2M di dollari). Ma bisogna anche notare che il ragazzo fa questo di mestiere (cioe' non e' il nerd puzzolente di qualche garage della silicon valley), visto che Hart Cunningham earned an MBA from California's prestigious Claremont Colleges at age 22 and launched his first global company at 24. As he continued to challenge and surpass previous limits, dozens of diverse enterprises followed.

Ma poi mi sono chiesto quale motivo avra' mai spinto 4,5 milioni di utenti (dice Hart, ma Nielsen non conferma) a registrarsi su PerfSpot, nel 2007 ? Ci sono ancora funzionalita' cosi' speciali e inedite nel settore dei social network (modello tradizionale: dating, pubblico il piu' ampio e variegato possibile) da indurre cosi' tanti a provarle, quindi cambiando e lasciando i social network gia' frequentati ? O il pubblico potenzialmente interessato al social networking e' ancora cosi' largamente piu' grande del totale di quelli che gia' si sono fatti prendere da questa "moda", che contera' anche gli anni ma evidentemente non si e' raffreddata la sua cool-oneria ? Poiche' moda non e'...

La mia sensazione e' che vale il principio del bar preferito. Qualunque sia il locale dove amiamo ritrovarci per un momento di svago, una birra tra amici, un happy hour di puro fancazzismo, per quanto consono al nostro gusto, scelto dalle persone "giuste", facile alle nostre abitudini ... dopo un po' si cambia. E ci si ritrova quindi da un'altra parte.

Allora stasera ci vediamo al PerfSpot ? Beh forse ci faro' un salto piu' tardi, ma su di me non contateci.

giovedì 15 novembre 2007

Tumblr: fiducia data troppo presto

Ci sono varie ragioni che mi hanno convinto ad abbandonare Tumblr. Naturalmente, la scelta fatta 3 mesi fa aveva un suo perche', e ora dovro' definire un piano di cambiamento.

Innanzi, tutto perche' l'avevo scelto ?

1) ci sono momenti in cui ho poco tempo per partecipare al web2.0 con contenuti autoprodotti, cio' nonostante anche in quei momenti navigo non poco, e mi segno link per me interessanti. Ebbene anche questa attivita' e' espressione di me, e quindi perche' non includerla nella mia webpage ? considerate che avevo chiuso un anno prima un blog datato 4 anni, proprio perche' non sopportavo (e non volevo commettere l'errore) di non poterlo gestire al meglio. Dunque mi serviva un aggregatore personale

2) Facebook mi aggrega molto bene i mille aspetti della mia presenza online, e altrettanto da parte dei miei "amici" (infatti non bisogna dimenticare che mette in contatto con 47 milioni di utenti), ma Facebook e' chiuso, e non tutti i miei "amici" sono registrati, ne' io voglio infastidirli invitandoli a farlo.

3) Tumblr e' veramente molto semplice, e dovendo io ripartire da zero vedevo questo aspetto estremamente positivo. Tumblr ha una presentazione molto semplice e permette di visualizzare il mashup come fosse un blog, e questo e' un ottimo motivo per chi non ha tempo per aprire un blog e vuole fare per lo piu' reblogging

4) Jaiku, unica alternativa considerata, ha un layout di tipo strumentale ("serve" al gestore), mentre appunto io cercavo un layout di "presentazione" (che fosse "per" il lettore)

Fatta questa scelta, avevo aperto anche un blog su Blogger giusto per aver un repository di miei post, da aggiungere a Tumblr, che comunque doveva rimanere il mio principale strumento di presenza sul web. Per il blog, nessuna carrozzeria, solo telaio e motore.

Tempo per allestire tutto questo: pochi minuti.

Quando e' iniziato il declino di Tumblr ai miei occhi ?

Da un lato per ragioni tecniche:
- l'assistenza e' scarsa (le mail allo staff non ricevono alcuna risposta)
- alcune instabilita' nel codice (due diversi tumblelog avevano comortamenti diversi, i feed venivano importati con tempistiche imprevedibili, ...)
- l'arrivo della nuova versione, ha introdotto 400 novita' ma onestamente non interessanti per me (il theme editor che mi e' piaciuto meno di quello disponibile prima, i "canali" ovvero un'apertura al social poco intuitiva, estensioni multimediali quelle si utili ma limitate quantitativamente, archivi indispensabili effettivamente inseriti con un semplice link...)
- [edit: 16/11/07 8:20] alcune limitazioni funzionali che io considero gravi e che rimangono anche dopo l'upgrade: il numero di feed importabili e' stato limitato a 5 (cosa gravissima per un aggregatore), le modalita' di import dei feed sono meno elastiche di prima, di commenti ancora non se ne parla, e ultimo ma non meno importante l'indicizzazione delle pagine generate da Tumblr e' poco controllabile e risulta insufficiente.

Da un altro lato ragioni organizzative: e' stata costituita la Tumblr Inc. e le persone che si occupano di Tumblr da qui in poi dovranno scontare una fase di cambiamenti, con nuovi equilibri e qualche defezione.

Infine ragioni di "vision": la nuova versione (major release n. 3) non ha cambiato la sostanza di Tumblr, ne' ha colmato gap importanti. E' e rimane "poco social", "poco blog", e come aggegatore e' limitato.

Con queste limitazioni, fare a meno di Tumblr diventa troppo facile. Il mio stesso blog in Blogger potrebbe gia' rispondere (opportunamente potenziato) alla maggior parte dei compiti che avevo affidato al mio tumblelog. E non certo al prezzo di una maggiore complessita' di utilizzo, anzi. [edit: 16/11/07 8:20] Con qualche tocco da barbiere di siviglia gli ho rifatto subito il look, e aggiunto un po' di orpelli.

Probabilmente lo terro' come "aggregatore intermedio", sfruttando la possibilita' di creare un feed da piu' feed. Ci penso ancora un po'.