clipped from www.ilsole24ore.com Continua la corsa dell'oro: il metallo prezioso, spinto dalla caccia ai beni rifugio di fronte al rialzo dei prezzi energetici e al dollaro debole, ha segnato giovedì 3 gennaio un nuovo massimo di 28 anni. I futures sull'oro con consegna a febbraio viaggiano a 861,80 dollari l'oncia sul Comex di New York, dopo aver toccato 871,20 dollari, massimo dal 21 gennaio 1980. Nuovo massimo anche per il platino, a 1.544 dollari. Sono in forte rialzo argento (15,28) e palladio (373), che viaggiano sui massimi degli ultimi due mesi. |
Qui nel Nord Est italiano, dove c'e' uno dei piu' grossi distretti dell'oreficeria al mondo (e una delle piu' importanti fiere del settore, in questi giorni aperta a Vicenza) stiamo seguendo con attenzione la corsa dell'oro e il suo doppio effetto.
Infatti, i grandi, che comprano l'oro per tempo, lo lavorano e poi vendono, ridono, mentre i piccoli, che prima vendono, poi comprano l'oro e lo lavorano, piangono. (Nessuno si dice comunque pienamente soddisfatto, naturalmente).
In realta' lo stesso effetto lo abbiamo con molte altre materie prime, ad incominciare dal petrolio. Questo e' un ulteriore esempio di come la globalizzazione tende a premiare i grandi, o chi si aggrega, e a soffocare i piccoli. Cosa che non sembra scatenare una specifica risposta nella comunita' degli imprenditori veneti.
Detto questo, se si leggono i giornali (specie quelli locali) sulla vitalita' del settore, non ci sono dubbi, sembra che siamo di fronte ad un'impennata trionfante di risonanza mondiale, mentre se si frequentano i saloni della fiera e si parla con gli imprenditori, si capisce che l'anno inizia come e' finito quello precedente, cioe' magro magro (come deve essere con l'oro quasi a 900 dollari l'oncia, cioe' quasi a 20000 euro il kilo).
Questo e' quindi un ottimo esempio di informazione e comunicazione decisamente 1.0, inesatta ingannevole e interessata, in cui il destinatario non e' visto come un potenziale consumatore soddisfatto, ma un emerito pollo da spennare.
2 commenti :
Sulle materie prime è in corso da tempo una speculazione, la tensione sui prezzi non è giustificata dal reale andamento domanda/offerta.
Da decenni i produttori in fase declinante dei prezzi tendono a fermare/chiudere gli impianti di estrazione/trasformazione.
Altresì i responsabili dell'aumento dei prezzi al dettaglio non sono i produttori a monte, tantomeno la conversione lira/euro che è stata fatta correttamente.
Facendo parte della filiera a monte le mie fonti informative non sono quelle lette/sentite ma dirette.
Gentile Anonimo (rispetto il tuo anonimato...),
in un mondo complesso come quello attuale, in cui le fonti di informazione sono spesso tendenziose, avere notizie di prima mano e' senz'altro la cosa migliore, anche se pone poi la questione di avere comunque un'esperienza sufficientemente ampia per formulare opinioni valide nella generalita'.
La speculazione c'e' sempre stata, si sa, ma la pressione sul rapporto domanda/offerta di materie prime e' oggi piu' forte per ragioni obiettive, legate ai forti tassi di crescita di paesi di dimensioni significative su scala mondiale. Un fenomeno questo che non ha avuto eguali prima d'ora (nella storia recente).
Alle PMI italiane si impone quindi un'ulteriore fattore di competizione, che richiede un'ulteriore specifica competenza, finora poco coltivata: la gestione finanziaria delle materie prime. Certamente alcune aziende non sono impreparate a questo, ma un grande numero di altre non hanno mai pensato di dover affrontare questo problema.
D'altra parte, e focalizzando sulle risorse energetiche, mi aspetto ora una corsa verso nuove tecnologie per la gestione dell'energia, almeno pari a quella del secolo scorso per la gestione dell'informazione.
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