C'e' qualcosa che non mi torna in questo annuncio, con cui Jason Rosenthal (neo CEO di ning da un mese appena) spiega che ha basato la decisione di dismettere la versione free, dopo aver visto che il 75% del traffico e' generato attraverso pagine di network che hanno sottoscritto un piano a pagamento. Una spiegazione che non mi convince.
Se l'attenzione di Jason fosse andata sul fatto che il 25% rimanente non genera revenue, bisognerebbe considerare l'effetto passaparola, e la facilita' da parte dei nuovi utenti di sperimentarne le funzioni proprio grazie alla versione free.
Se si fosse preoccupato del fatto che genera costi, non sembra verosimile, dal momento che nel rimanente 25% ci sono tutti i network messi online e lasciati inattivi, e che quindi non consumano quote significative di spazio e banda.
Se l'intenzione fosse quella di forzare almeno una parte a sottoscrivere un piano a pagamento, anche questo non lo credo verosimile, perche' sperare che lo faccia un 10% di quel 25% sarebbe gia' troppo.
A questo si aggiunge un ulteriore dato sostanziale: Jason promette, si, un incremento di funzionalita', anche per compensare il fatto che viene dismessa la versione free, ma contemporaneamente annuncia la riduzione del 40% dei dipendenti.
Un calo cosi' drastico mette indubbiamente in crisi, anche se temporaneamente, la capacita' di qualunque azienda di continuare ad operare nello stesso modo, e visto che parliamo di aziende di software, ci possiamo aspettare un periodo in cui faranno fatica a tenere il codice sotto controllo. In tali circostanze puoi dare la priorita' all'introduzione di nuove feature? Forse solo quelle che non impattano con l'architettura informatica preesistente (l'accesso via mobile?), ma sono quelle cosi' sostanziali?
Io temo che la notizia vada letta in quest'altro modo: non e' piu' tempo per il free. D'altra parte e' sotto gli occhi di tutti che l'economia del mondo occidentale e' in declino, le vacche dimagriscono a vista d'occhio, ne' si vede all'orizzonte una ripresa sostanziale. Tra l'altro proprio le speculazioni finanziarie (che sono state le principali colonne della new economy) sono ora sotto il ferreo controllo delle authority (quelle obamiane intendo). Forse sara' bene che incominciamo ad abituarci che tutto quel ben di dio che ci eravamo abituati ad avere gratis (perche' altri settori dell'economia se ne facevano carico), dovremo pagarlo. E speriamo che nella prospettiva globale, e con la diffusione di internet che intanto abbiamo raggiunto, e col fatto che l'advertising sul web tiene ancora botta, si tratti tutto sommato di un pugno di dollari al mese.
lunedì 19 aprile 2010
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3 commenti :
Concordo su ciò che dici. Ma ho una precisazione. Il 75% è il 75% del traffico, non dei network. I network in totale sono 2.300.000 e di questi solo "tens of thousands" sono a pagamento (probabilmente 20 o 30.000 visto che erano 12000 nel 2009 quando il totale era un milione). Anche se quelli free attivi sono - pare - circa 200.000, se solo un 5% accettasse la versione premium, sarebbe comunque un bell'incremento.
Ciao Riccardo,
la mia lettura dei dati e' la stessa che hai dato tu: non siamo d'accordo sul reale vantaggio di forzare il 5% degli attuali "free" a passare ad una versione "payed". Potra' portare un beneficio quest'anno, ma non certo in futuro, a partire dall'anno prossimo.
Non c'e' solo la questione quantitatova, ne' quella della reputazione aziendale che stanno compromettendo definitivamente.
Infatti prova a vederla cosi': quel 5% che oggi riusciranno a far pagare perche' effettivamente le loro esigenze di networking lo giustificano, erano riusciti ad attirarlo dando la possibilita' di iniziare a lavorare "free"; domani questo potenziale di clienti paganti saranno attivi su piattaforme alternative, e portarli "a casa" paganti sara' obiettivamente piu' difficile.
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