Riporto anche qui, un mio commento alla nota di Massimo Pregnolato, sul caso di Eluana, su FB.
Caro Massimo,
ho veramente apprezzato il tuo commento, e credo che tolti pochissimi passaggi, sia stato "originale" nel dibattito cosi' misero che s'e' fatto sul caso Eluana, misero com'e' quello che si fa ormai su ogni questione.
Innanzitutto perche' sono assolutamente d'accordo sul fatto che non sappiamo ancora bene cos'e' la "vita", e cos'e' la vita in un'organismo, specie cosi' complesso come l'uomo. La questione non era se Eluana fosse "non-morta", e quindi da liberare dal suo tragico stato. La questione era "quanto" di Eluana era ancora viva, e come tu ci fai giustamente notare, non abbiamo capacita' di rilevazione e di analisi per rispondere con esattezza a questa domanda.
Dunque, la domanda avrebbe dovuto diventare, semmai, "quanto straziante" fosse il permanere di Eluana in quello stato, quanto per lei, quanto per i suoi cari. A questa domanda si sarebbe dovuto rispondere, e dal momento che anche in questo caso non abbiamo validi strumenti di rilevazione e capacita' di comprensione, avremmo dovuto quanto meno applicare tutti gli sforzi per lenire questo eventuale dolore suo e dei suoi cari.
Quello che voglio dire e' che se anche Eluana fosse stata da considerare un semplice "vegetale", l'unica ragione estrema per procurarle la morte avrebbe potuto essere la certezza che stesse soffrendo oltre ogni misura, unico motivo utile per giustificare come compassionevole una decisione tanto grave.
Non ritengo quindi necessario arrivare alla questione dell'anima, perche' gia' prima ci sarebbero stati questi elementi importanti da considerare. Non che la questione dell'anima non si ponga, ma sai che qui si innescano faziosita' esagerate, che a mio parere hanno gettato ombra su una decisione che invece avrebbe dovuto essere presa con maggiore lucidita'. Come quella che tu ci hai mostrato.
Ciao. Gino
martedì 10 febbraio 2009
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