giovedì 6 ottobre 2011

Un futuro nell'impresa sociale

Nella prima giornata del Salone Gammadonna, dedicato all'imprenditoria femminile, che si e' tenuto a Vicenza il 5 e 6 ottobre, si e' tenuto un incontro sul tema “Donne e giovani: un futuro nell’impresa sociale”. L'attenzione al tema deriva dal fatto che le imprese del terzo settore hanno assunto un’importanza crescente nel panorama economico italiano, e oggi rappresentano una realtà molto variegata e in forte espansione, anche per le attività indotte che generano, in grado di fornire sbocchi professionali particolarmente interessanti per donne e giovani. Sono intervenute Patrizia Balbo, imprenditrice e presidente di Federsolidarietà Vicenza, Donatella Barigelli, imprenditrice e amministratore Delegato D-Melange, e Selene Biffi, Founder and Executive Director at Plain Ink (assente Luciana Delle Donne, amministratrice Unica coop Soc Officina creativa); coordinava il panel Francesco Antonioli del Sole 24 Ore.

 L'incontro e' stato molto interessante e stimolante, come spero possa emergere qui di seguito dalla registrazione di un sommario livetweet:


 Gino Tocchetti 

 biffi: non c'e' una questione di genere, il fatto e' che in italia l'ascensore sociale e' sempre rotto
 Gino Tocchetti 

 quando si parla di donne ci vorrebbero piu' uomini
 Gino Tocchetti 

 balbo: le quote rosa sono uno strumento tattico opportuno
 Gino Tocchetti 

 balbo: io non potrei lavorare senza una rete
 Gino Tocchetti 

 balbo: dobbiamo prendere parte di piu' ai tavoli dove si decide
 Gino Tocchetti 

gd11 biffi: l'impresa sociale dovrebbe essere insegnata a scuola come normale canale di sbocco, e non come via di fuga
 Gino Tocchetti 

 biffi: il privato puo' stringere partnership di valore, in cui si realizza una nuova visione tutti insieme
 Gino Tocchetti 

 balbo: non deve passare l'idea che l'impresa sociale non abbia problemi organizzativi e di performance
 Gino Tocchetti 

 balbo: identikit del consulente per imprese sociali? servono specialisti come per le altre
 Gino Tocchetti 

 interviene una laureanda in master gestione impresa sociale sulla legge italiana inadeguata
 Gino Tocchetti 

 balbo: stiamo investendo molto su innovazione e formazione ai giovani
 Gino Tocchetti 

 balbo: anche con gli strumenti di ieri si puo' operare se c'e' la determinazione
 Gino Tocchetti 

 biffi: in italia manca l'ecosistema a supporto dell'innovazione sociale
 Gino Tocchetti 

 i fumetti sono prodotti in afghanstan e india, destinati alla cooperazione internaz, ma anche utiizzati in italia for profit
 Gino Tocchetti 

 si parla ora di istruzione a kabul sotto programma onu, attraverso i fumetti
 Gino Tocchetti 

il privato nel sociale e' ben visto se c'e' fiducia nelle persone 
 Gino Tocchetti 

balbo: molte coop hanno gia' un approccio misto e non sono solo legate al pubblico 
 Gino Tocchetti 

  si parla di impresa sociale

martedì 13 settembre 2011

InnovatoriJam: non puo' mancare l'Innovazione Sociale !

Ho approfittato molto volentieri dell'opportunita' offerta da Andrea Casadei e Gigi Cogo di partecipare come facilitatore alla Jam Session di Agenzia per l'Innovazione.

InnovatoriJam è un evento sociale virtuale di intelligenza collettiva che dura 40 ore (da martedi 13 a mercoledi 14) e che vedrà la collaborazione online di migliaia di partecipanti per far emergere, confrontare, discutere idee, valori e punti di vista sull'innovazione in Italia suddivisi su 10 temi diversi.

Sono previsti 10 forum definiti in collaborazione con le stesse community, dedicati alle questioni cruciali dell’innovazione, e per ciascuno ci saranno dei facilitatori che avranno il compito di aiutare i partecipanti a vivere un’esperienza di conversazione produttiva e orientata ad arrivare a conclusioni utilizzabili.
I forum scelti sono:
  1. Innovazione e internazionalizzazione: Italia degli Innovatori
  2. Giovani, talento e merito nella ricerca e nell’innovazione
  3. Start up, incubatori, venture capital
  4. I ranking dell’innovazione
  5. Accessibilità, apps e nuovi canali
  6. Digital agenda: open data, cloud computing e banda larga
  7. E-commerce & e-tourism
  8. Il Codice dell’Amministrazione Digitale
  9. Informazione e nuovi canali
  10. Le Smart Cities del futuro
Personalmente daro' il mio contributo nei forum 7 e 9, in considerazione di una lunga carriera professionale dedicata alla revisione strategica resa necessaria e opportuna dalle nuove tecnologie legate ad internet, sia in ambito aziendale che con riferimento al territorio.

Ma soprattutto interverro' nel forum 10, portando attenzione al tema dell'Innovazione Sociale, che in Italia non ha ancora raggiunta la dovuta considerazione, e che infatti non figura esplicitamente nei temi del forum (con mia grande sorpresa!). Naturalmente quello delle Smart Cities e' una (e solo una ) delle applicazioni dell'Innovazione Sociale.

Se vuoi sapere qualcosa di piu' su questo tema, puoi leggere l'articolo "Next society: l'innovazione sociale al di la' dello stato e del mercato" o la presentazione che ho tenuto al Romagnacamp, dal titolo "Social + Innovation = Social Innovation".

Siete dunque tutti invitati a partecipare ad InnovatoriJam, da remoto, il 13 e il 14 settembre dalle 8 alle 24, accedendo ai forum qui, e in particolare al #10.



venerdì 2 settembre 2011

Next society: l'innovazione sociale al di la' dello stato e del mercato

La crisi e' sotto gli occhi di tutti (quelli che hanno occhi sfoderati), da tempo. Incominciamo ora a vedere che non sara' piu' garantito il nostro "welfare", cosi' prezioso eppure quotidianamente disponibile e dunque scarsamente apprezzato. Prima erano in pochi ad accorgersene, ma gli ultimi eventi di quest'estate, e la conseguente manovra, non lasciano ormai dubbi. E' tempo di mettere le mani nelle tasche degli italiani, e di toccare il welfare dorato in cui abbiamo vissuto finora.

Esplode cosi' la questione di sempre, la madre di tutte le questioni, cioe' se i servizi essenziali a cui viene associata la "qualita' della vita", le risposte ai bisogni alla base della piramide di Maslow, debbano essere garantiti dallo stato e dunque a spese della collettivita' secondo un equo (?) sistema tributario, o se e' lecito (e prudente) affidarne pezzi importanti alla libera impresa, che si suppone essere piu' efficiente (?) e pero' interessata solo alla remunerazione del capitale investito.

Nei paesi anglosassoni la questione e' affrontata con maggiore pragmatismo (con discutibile successo, ma almeno si puo' discutere di azioni e non di teorie), e sotto il governo Cameron e' stato lanciato (2010) un programma chiamato Big Society, che prevede una Big Society Bank e un "servizio civile nazionale", che si articola su 5 priorita':
  1. Dare piu' potere alle comunita' locali (localismo e devolution)
  2. Incoraggiare ogni forma di  volontariato
  3. Decentralizzare poteri decisionali dal governo centrale a quelli locali
  4. Sostenere iniziative private ancorche' regolamentate opportunamente, quali cooperative, mutuals, charities e social enterprises
  5. Assicurare la massima trasparenza pubblicando tutti i dati sulle attivita' di governo (open/transparent government)
L'applicazione di questo programma e' controversa, soprattutto per la fretta nello smantellare lo stato sociale, tanto che e' stato accusato da Steve Bell di rispondere ad un bisogno di avidita', sfruttando la debolezza dei ceti meno forti. In realta' alcuni punti sono presi pari pari dal precedente lavoro intrapreso dal governo Blair, con il contributo della storica Young Foundation, che si occupa di ricerca sui nuovi trend della societa' ed economia, incubazione di nuove imprese, di specifici progetti locali e sostiene la comunita' internazionale SIX (Social Innovation Exchange).

Social innovation consiste infatti nel progettare, sviluppare e promuovere nuove idee che funzionano e rispondono a bisogni sociali urgenti e non sufficientemente indirizzati. Esiste gia' una lunga storia di innovatori sociali e di iniziative che meritano questa "nuova" etichetta (dagli asili di comunita' all'assistenza agli anziani, dalle cooperative al microcredito), sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, che spesso viene chiamato Terzo Settore proprio perche'si colloca tra lo Stato e il Mercato. Eppure in questa fase storica la Social Innovation non rappresenta solo un'alternativa, ma la base per un cambiamento paradigmatico della societa' e dell'economia, che tanti, troppi segnali mostrano quanto sia urgente. Obama ha istituito un nuovo Ufficio per l'Innovazione Sociale nel 2009, el'Unione Europea ha adottato gia' un anno fa la strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (EUROPA 2020).

Il piano europeo si prefigge cinque traguardi principali, tradotti in specifiche iniziative faro, che sono:
-       il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro;
-       il 3% del PIL dell’UE deve essere investito in ricerca e sviluppo (R&S);
-       i traguardi “20/20/20” in materia di clima/energia devono essere raggiunti;
-       il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve avere una laurea o un diploma; .
-       20 milioni di persone in meno devono essere a rischio povertà.

Forse vale la pena ricordare a questo punto, tramite le parole di Giacomo Vaciago, che
"La forza di un Paese sta nella società civile; non è né un buon governo, né un buon mercato. La forza del Paese è la società civile, che poi si dota di un buon Stato e di un buon mercato al fine di risolvere quei problemi che da sola non può superare. Gli Stati cessano per il fallimento delle società civili, non per un malgoverno o un cattivo mercato."


sabato 28 maggio 2011

Una serata liquida, con Bauman a Padova

baumanCredo che sentire Zygmunt Bauman parlare dal vivo a Padova restera' un evento irripetibile (naturalmente gli auguro 100 anni ancora di vita liquida e felice). Una "bella mente", lucida e pacata anche nei passaggi piu' scomodi. Proprio perche' scambiarsi figurine del mondo e' una delle attivita' sociali piu' antiche, un gioco a cui non perderemo mai voglia di giocare, ne sono uscito veramente appagato, e forse proprio rigenerato.

Naturalmente Bauman ha fatto una diagnosi, ma non ha prescritto medicine, e questo non ha risolto l'ansia di molti di fronte alla liquidita'. Del tutto artificiali sono sembrati sia il "felici" ficcato nel titolo ("Vite liquide: essere felici e moderni"), sia la sua frase conclusiva sulla "speranza che e' dura a morire" (rifrasata). Ma forse qualche utile indicazione tra le righe c'era... visto che ha parlato di transizione e di responsabilita' individuale.

Grazie all'organizzazione che ha reso possibile questo evento, effettivamente una perla rara in veneto: di eventi del genere non ce ne saranno mai abbastanza. Di fronte ad un simile risultato, qualche disguido sulle registrazioni all'evento non trascritte, e perfino su carte d'identita' perse (veniva trattenuta a garanzia delle cuffiette), passa in secondo piano. Comunque lo segnalo perche' note stonate del genere rappresentano sicuramente uno spazio di miglioramento, oltre che un grosso fastidio per chi le subisce. Anche la comunicazione promozionale potrebbe essere migliorata, e anzi riporto un link all'articolo su PadovaNews, che sicuramente presentava l'evento con maggiore precisione.

Al giornalista Dario Di Vico riconosco il prestigioso ma difficile compito di porre domande ad un pensatore riconosciuto tra i piu' illuminati della fine secolo scorso e contemporanei, la cui nota inclinazione e' quella di parlare a braccio, fuori dagli schemi proposti, e soprattutto di essere lui a porre le domande alla platea. In questi casi l'umilta' non e' mai troppa, e insistere nell'esercitare un ruolo che l'interlocutore non ti riconosce, non aiuta a onorare nel modo migliore il compito affidato, pur arrivando con un'ottima preparazione.

Di quanto ci ha regalato Bauman, ho la sensazione che non contenesse molto di nuovo rispetto a quanto aveva gia' scritto o detto altrove, o almeno spero di non essermelo perso. Qui il twit stream (piu' sotto il mio, che e' arrivato in tempo differito per i motivi che gli amici piu' intimi sanno :) . Su questa pagina era disponibile il live streaming dell'evento: speriamo che ne ricavino un video.

Chiudere poi una serata, dopo che Bauman ci aveva parlato di ansia, incertezza, insicurezza, solitudine, comunita' che si liquefano, noi tutti seduti invece intorno a un tavolo, sereni, allegri, intrecciati in rete, non ha prezzo! ... per tutto il resto c'e' ... ;-)

Il mio twit stream:

Gino Tocchetti

non voglio essere considerato pessimista, ne' ottimista. la speranza e' l'ultima a morire (ndr: evabbe') #segnavie2011 #bauman [link]

I social media fanno sentire vicine le persone lontane, ma lontane le persone vicine (forse) #segnavie2011 #bauman [link]

la responsabilita' e' nostra (come ci ha insegnato socrate) #bauman #segnavie2011 [link]

riprendendo gramsci siamo in un interregno, non credo che la liquidita' sia l'immagine dell'umanita' futura #bauman #segnavie2011 [link]

nessuno e' in grado di intervenire nello spazio dei flussi (castells) #bauman #segnavie2011 [link]

i governi promettono sicurezza (una volta promettevano liberta') ma non sono in grado di darla #bauman #segnavie2011 [link]

perche' fb vale tanto? l'oro di facebook e' nella paura di essere abbandonati #bauman #segnavie2011 [link]

non abbiamo piu' community che ci forniscono identita', modelli, sicurezza: al loro posto ora ci sono i network #bauman #segnavie2011 [link]

oggi la cultura e' una collezione di offerte, oggi sono se sono in tv (per i poveri la tv e' sostituita da fb) #bauman #segnavie2011 [link]

non abbiamo piu' cultura in grado di creare unione (nel 900 ci aveva permesso di creare stati nazione) #bauman #segnavie2011 [link]

anche se sapessimo cosa fare, non sapremmo chi lo deve fare #bauman #segnavie2011 [link]

abbiamo potere (capacita' di fare) ma non abbiamo politica (capacita' di dire cosa fare) #bauman #segnavie2011 [link]

siamo ora disposti a dare un po' di liberta' per piu' sicurezza #bauman #segnavie2011 [link]

siamo liberi come mai prima, ma questo genera insicurezza: #bauman #segnavie2011 [link]

[articolo gia' pubblicato qui]

martedì 24 maggio 2011

Organizzazione tacita: da problema ad opportunita'

Nella presentazione dal titolo "Enterprise 2.0: una storia vera", che ho tenuto a SMAU Padova, lo scorso 4 maggio, in cui ho discusso un caso reale ma ottenuto combinando tre esperienze che ho seguito recentemente, avevo posto la massima attenzione ai fattori "trasparenza e fiducia" come cruciali per attivare un reale ed efficace "empowerment" (liberare cioe' il potenziale umano dei propri collaboratori), in accordo alla metodologia proposta dalla prestigiosa AIIM.

fiduciaPer quanto nessuno si opponga al dare importanza a questi fattori, gli stessi sono quasi sempre trascurati, o, peggio, affrontati ma non risolti. Sembra proprio che in certi contesti nulla possa opporsi ad uno "status quo" da tutti sofferto e rinnegato, e che si basa proprio su opacita' e sfiducia. A qusto si aggiunge spesso, anzi, una dose pesante di scarso rispetto reciproco, qualcosa di ben piu' grave del mancato riconoscimento del merito.

Non c'e' dubbio, quindi, che ogni leader moderno debba perseguire ostinatamente la via della trasparenza e della fiducia, dimostrando soprattutto di essere neutrale ad ogni conflitto interno all'organizzazione, ed anche, ma non secondariamente, di testimoniare in prima persona che trasparenza e fiducia non sono parole teoriche, ma cio' che permea il comportamento quotidiano. In realta' tutto questo e' piu' facile a dirsi che a farsi, ma anche una volta fatto, e' spesso insufficiente. Vediamo come e perche'.

organizzazione tacitaL'organizzazione tacita e' innanzi tutto difficile da identificare, e d'altra parte finche' non emerge, lavorare sull'organizzazione ufficiale risulta inefficace. Gli organigrammi servono solo per impegnare i Responsabili HR e i consulenti organizzativi, e decorare le pareti, se appesi nell'openspace. Bisogna chiedersi innanzi tutto perche' l'organizzazione tacita e' tacita ? Certamente non solo perche' nessuno l'ha riportata in qualche documento.

workaroundL'organizzazione tacita nasce come workaround, come tentativo di aggirare ostacoli o conseguire vantaggi non previsti. Quando gli ostacoli sono problematici, e l'organizzazione ufficiale non offre strumenti per risolverli, le persone si ingegnano per risolverli comunque, violando a fin di bene le regole scritte. Tutto cio' e' considerato ugualmente un problema, perche' sfugge in ogni caso al controllo e alla predicibilita' dell'azione collettiva, per esempio compromettendo i piani di produzione. D'altra parte, puo' anche capitare che cio' che e' considerato un ostacolo da alcuni, e' in realta' una necessita' se non un vantaggio per altri. In tal caso aggirare quegli ostacoli e' considerato una violazione ingiustificata, quando si guardano le cose nel complesso. Lo stesso vale per i vantaggi non previsti: se questi ricadono su molti, violare le regole sara' stato a fin di bene; ma se si tratta di vantaggi per alcuni, e non ammessi, la violazione non puo' essere tollerata.

Dunque l'organizzazione tacita,

  1. quando va bene, e' un miglioramento non ancora autorizzato, e temuto,

  2. ma puo' essere anche giudicata il risultato di un'incomprensione del disegno piu' ampio,

  3. se non addirittura un abuso perseguibile.

fuorileggeIn ogni caso, in un contesto aziendale classico, l'organizzazione tacita e' considerata fuorilegge, e necessita di opacita' per sopravvivere, e modificarsi ed adattarsi nel tempo, in opposizione sfiduciata ad ogni corpo estraneo si dimostri di ostacolo. Qualunque sia la motivazione che la anima, onesta o meno, tendera' a fagocitare i corpi estranei finche' possibile. Piu' verra' combattuta senza troppe spiegazioni e piu' anteporra' ottusamente le proprie ragioni e la propria visione, ancorche' motivate. Tendera' in qualche caso perfino a condividere vantaggi innominabili, in modo che in conflitto di interesse con quelli, sia vanificata ogni azione correttiva. E se tutto questo non bastera', tendera' ad espellere il corpo estraneo (o endogeno) che la minaccia.

Frasi come "Voi non sapete com'e' qui da noi", oppure "Da noi quello non succedera' mai", o simili, non esprimono (solo) la sfiducia che un cambiamento e' possibile, ma anche il tacito assenso ad una situazione, che forse a voce bisogna disprezzare, ma che in fondo si ritiene sia stata ottenuta nonostante le colpe degli altri, e grazie ai propri meriti, e dunque da difendere essendone consapevolmente, anche se solo parzialmente, corresponsabili.

karl weickDal momento che l'organizzazione tacita prende forma e si alimenta attraverso il racconto che le persone protagoniste si danno tra loro, e verso l'esterno, sara' facile constatare che non ci sara' dialogo tra fazioni contrapposte, e invece, alla macchinetta del caffe', o in ogni altra occasione informale (e segreta), si spenderanno fiumi di parole per discutere gli errori e le colpe del malaugurato assente. (Karl Weick, "Sense making in organizations", 1995). In un'organizzazione tacita deteriorata, il racconto diventa cosi' lo strumento stesso con cui modelli comportamentali negativi si consolidano, anche in opposizione al cambiamento positivo dei singoli, e determinano l'impossibilita' di scardinare l'organizzazione tacita stessa, da dentro.

In un progetto di Enterprise 2.0, che ha l'obiettivo di umanizzare l'azienda e valorizzare il potenziale umano dei collaboratori, l'organizzazione tacita non puo' piu' essere solo un malaugurato problema, ma anzi e' considerata un'opportunita' da favorire, perche' capace di moltiplicare gli occhi e le orecchie dell'azienda, e di esprimere una preziosissima intelligenza collettiva. Per arrivare a questo, pero', con riferimento ai tre diversi contesti citati prima, occorre che

  1. sia permesso all'organizzazione tacita di emergere senza punizioni e contribuire positivamente allo sviluppo delle attivita' aziendali,

  2. siano condivise ampiamente informazioni di contesto, in modo che non ci siano incomprensioni sulla visione e sul percorso

  3. e siano portati in evidenza i comportamenti non accettabili, spiegando bene perche' lo sono.

Prometeo ruba il fuocoBenche' sia prioritaria la questione culturale, per rendere tutto questo possibile, e' utile intervenire sugli strumenti, e permettere quindi che la comunicazione e la collaborazione siano sostenute nell'ambito delle attivita' lavorative, e non fuori, e possano quindi svolgersi con leggerezza e fluidita', almeno fino ad un certo livello di criticita'. Gli strumenti non devono essere visti chiaramente come "la soluzione", ma come abilitatori di comportamenti virtuosi, e dovrebbero essere valutati proprio secondo questo metro. Anzi possono essere considerati proprio come abilitatori di momenti di riflessione e autoconsapevolezza sui propri comportamenti. Gli strumenti di Enterprise 2.0 possono essere utilizzati per consentire all'organizzazione tacita di emergere, favorire consapevolezza, e dunque capacita' di maturazione. La tecnologia, se utilizzata con attenzione e competenza, puo' quindi favorire anche il cambiamento culturale.

Julio VelascoMa ancora di piu' bisogna lavorare sui ruoli, come diceva Julio Velasco, che alleno' la nazionale italiana di pallavolo dal 1989 al 1996, facendole conquistare un palmarès di eccezione, mai raggiunto prima. Non bisogna aspettarsi che i giocatori facciano squadra, e quindi collaborino e si coprino le spalle, per qualche forma di buonismo, o solo perche' vengono promessi lauti premi vittoria a fine partita. Occorre che ognuno abbia un ruolo chiaramente definito, e che si impegni ad interpretarlo al meglio. Dunque nessun alibi vada cercato nelle colpe degli altri, ma anzi ci si concentri nell'impegno ad applicare le proprie capacita' anche in situazioni che gli altri non hanno reso perfette. La fiducia nell'assegnazione dei ruoli, e nella definizione della tattica di gioco, e' alla base della motivazione dei giocatori: e' cio' che rende la loro, una mentalita' vincente.

Se nel caso a cui Velasco si riferisce, la responsabilita' di definire ruoli e tattica e' accentrata nell'allenatore, che quindi puo' fare la differenza tra una squadra mediocre e un dream team, nel caso di un'azienda che adotti il modello dell'Enterprise 2.0, ruoli e tattica possono anche emergere dal basso, purche' in un processo trasparente e condiviso, e quindi conseguentemente obiettivo. Naturalmente questo non deve necessariamente accadere tutto in un colpo, ed essere esteso a tutta l'azienda, ed ai momenti piu' delicati della gestione aziendale. Rimane comunque cruciale il ruolo del leader, come facilitatore e garante dell'obiettivita' del processo di emersione e raffinamento dell'organizzazione tacita, e responsabile della definizione dell'indirizzo ultimo.

Humberto MaturanaL'organizzazione tacita, a questo punto, non rimarra' piu' tale a lungo, nel senso di clandestina, ma la sua principale caratteristica diventera' progressivamente quella di essere autopoietica, come direbbe Maturana.
In pratica un sistema autopoietico è un sistema che ridefinisce continuamente se stesso ed al proprio interno si sostiene e si riproduce. Un sistema autopoietico può quindi essere rappresentato come una rete di processi di creazione, trasformazione e distruzione di componenti che, interagendo fra loro, sostengono e rigenerano in continuazione lo stesso sistema.
La parte piu' critica di un progetto di Enterprise 2.0 diventa dunque proprio la mediazione tra un approccio classico basato su comando e controllo, e quello "social" basato su emergenza e autopoiesi. Una mediazione che si puo' solo realizzare in un percorso attento, necessariamente graduale, e destinato a raggiungere equilibri che sono specifici dei diversi contesti.

sabato 7 maggio 2011

Documentazione, Reti, Territorio - Padova, 11 mag

goldGOLD - SELEZIONE 2011 - Seminario di Presentazione

DOCUMENTAZIONE, RETI, TERRITORIO

11 maggio 2011, ore 15:00 – 18:10
ITSCT “Luigi Einaudi”, via delle Palme 1 - Padova

Accoglienza dei partecipanti

Presentazione del Seminario
Alessandra Missana, Direttore Nucleo Territoriale Veneto dell’ANSAS

La selezione GOLD 2011
Franco Torcellan, ANSAS - Nucleo Territoriale Veneto

Tra territorio reale e virtuale: strumenti, ambienti e filosofie del web per organizzazioni aperte e cooperative.
Gino Tocchetti, Ecosistema 2.0

La documentazione e le risorse disciplinari
Massimo Bubani, Istituto Comprensivo “A. Pisano” - Caldiero (VR)

La documentazione, la continuità didattica e le risorse culturali
Marco Pasetto, Istituto Comprensivo di Vigasio (VR)

La documentazione e i territori difficili
Alessio Perpolli, Istituto Comprensivo “E. De Amicis” - Badia Calavena (VR)

La documentazione e l’inclusione sociale
Antonella Gris, Orietta Isotton, Rete Progetto I CARE di Belluno

La documentazione e la cittadinanza attiva
Emilia Peatini, ReteStoria per la Costituzione di Treviso

La documentazione, la disseminazione delle buone prassi e la formazione
Gianfranco Campagna, Giuseppe D'Aloi, Angelo Magoga,
USR per il Veneto e Centri Territoriali per l'Integrazione

La “documentazione 2.0” tra racconto e knowledge management: un ambiente per lo sviluppo delle reti
Gino Tocchetti, Ecosistema 2.0

Coordina: Franco Torcellan, ANSAS - Nucleo Territoriale Veneto