10th European Conference on Knowledge Management
Università Degli Studi Di Padova, Vicenza, Italy
3-4 September 2009
Conference Chair: Ettore Bolisani, Università Degli Studi Di Padova, Italy
Programme Chair: Enrico Scarso, Università Degli Studi Di Padova, Italy
Keynote speaker: Antonio Linari, Semantic Intelligence Division – Expert System S.P.A.
Keynote speaker: Irma Becerra-Fernandez, Florida International University (FIU), USA.
Keynote speaker: Frieda Brioschi, Wikimedia Italia, Italy
The Università degli Studi di Padova located in Padua was founder in 1222 when a large group of students and professors left the University of Bologna in search of more academic freedom. From the fifteenth to the eighteenth century, the university was renowned for its research, particularly in the areas of medicine, astronomy, philosophy and law. The university can count Galileo Galilei (1592-1610) and Nicolaus Copernicus (1501-1502) as two of its most famous scholars. In recent years, the University has been able to meet the problems posed by overcrowded facilities by re-deploying over the Veneto as a whole. In 1990, the Institute of Management and Engineering was set up in the nearby town of Vicenza located about 40Km from Padua. The student body today numbers in excess of 65,000 students
The conference will take place at the DTG - Dipartimento di Tecnica e Gestione dei Sistemi Industriali in Vincenza. The town of Vicenza has remote origins, that go back to the prehistoric age. In the medieval area Vicenza was under the domination of the Scaligery dynasty, but from 1404 to 1797 the long Venetian domination guaranteed four centuries of peace and well-being. The art reached very high levels and the economy grew. The 16th century was the time of the great architect Andrea Palladio, who left Vicenza and the whole world a priceless artistic heritage. In the 19th century, after the fall of Napoleon, the town passed to the Austrians and later belonged to the Lombard Venetian Kingdom. In 1866 it was incorporated into the Kingdom of Italy.
September is a great time to travel to Italy and the Veneto region has much to offer the visitor. We have every confidence of providing an exciting, worthwhile and intellectually stimulating conference.
Ricevo dall'amico Vittorio Baroni, e pubblico volentieri per dare massima evidenza:
BUSINESS DAY è una giornata di incontri one to one a Trieste con le istituzioni e le imprese più innovative di AREA Science Park , con la possibilità di scegliere le realtà di maggior interesse per le attività imprenditoriali e di proporsi per un incontro di business.
Da questa iniziativa di AREA Science Parkemerge la dinamicità di un Nordest che vuole mettere a frutto il proprio patrimonio di Ricerca, ma anche che vuole apririsi al territorio in ottica d’impresa 2.0. La scienza, per incidere sulla vita di tutti i giorni, deve diventare tecnologia ed arrivare a proporre innovazioni di prodotto e di processo, di metodi e servizi. Perchè ciò accada, con meno tempo e meno risorse economiche a disposizione a livello globale, è necessario anticipare l’incontro tra ricerca e impresa.
In un precedente articolo avevamo approfondito la situazione a Venezia, ormai traguardata come Laboratorio digitale d’Italia con l’affermarsi dei metadistretti del Veneto. Al VEGA Parco Scientifico Tecnologico di Venezia abbiamo visto che sono connesse 4.500 aziende per oltre 100.000 addetti e che il VEGA sembra ormai proiettato verso la dimensione della cittadella della Conoscenza, Scienza e Tecnologia.
Ma la novità di questa iniziativa triestina sta anche nell'uso dei social network. Infatti la partecipazione avviene anche su facebook con il gruppo: “Business fresco di giornata”: come trasformare la Scienza in Innovazione. Neanche il tempo di uscire in libreria ed ecco un esempio di come poter ”Fare Business con Facebook”, il nuovo libro dell’amico Luca Contiche ci spiega quali vantaggi possono ottenere le aziende dal crearsi un profilo pubblico su facebook.
Il Gruppo su Facebook punta a individuare, raccogliere e condividere percorsi virtuosi, esperienze di successo, idee e spunti in merito. Partendo dall’esperienza del Business Day di AREA Science Park: per la prima volta un Parco Scientifico e Tecnologico si apre in modo strutturato ad incontri one to one con gli operatori del sistema italiano dell’innovazone.
Possono partecipare non fornitori, ma "Partner di innovazione":
imprenditori orientati all'innovazione;
ricercatori o manager della ricerca;
business angel e ventur capitalist;
operatori di parchi, distretti e altre realtà del sistema dell'innovazione.
La partecipazione è gratuita e consente di:
scoprire nuovi prodotti e tecnologie di grande impatto sul mercato;
scambiarsi conoscenze e competenze in settori di punta;
intraprendere nuove relazioni commerciali;
stringere accordi di ricerca, sviluppo e collaborazione tecnica;
trovare nuovi rapporti e accordi produttivi;
stringere accordi di licenza e migliorare la gestione strategica del portafoglio brevetti;
trovare partner di progetti finanziabili da opportunità come il 7° Programma Quadro.
AREA Science Parkè operatore di riferimento nazionale nel trasferimento tecnologico e prestigioso Parco Scientifico e Tecnologico multisettoriale. Sono 87 le realtà attive nei 2 campus, fra cui 66 imprese ad alto tasso di innovazione e 21 centri di ricerca. 2.200 addetti operanti nel Parco e oltre 140 milioni di euro di fatturato annuo complessivo. In AREA Science Park si svolgono attività di ricerca, sviluppo e innovazione tese al raggiungimento di risultati d’eccellenza: Energia e ambiente, Scienze della vita, Informatica e ICT, Fisica, Materiali, Nanotecnologie. E’ un luogo dove la formazione di alta qualità, la ricerca ed il fare impresa si incontrano e si convertono in una fondamentale risorsa per la crescita economica ed occupazionale del territorio.
Dicevo qui che il Progetto Cittadinanza Digitale, fortemente voluto dal vicesindaco di Venezia, Vianello, inaugurato col BateoCamp il 3 luglio, e' ora prossimo ad un altro grande evento, il VeneziaCamp2009, il 23, 24 e 25 ottobre 2009, all'Isola del Lazzaretto Vecchio.
Anche questo secondo evento si preannuncia come una grande festa popolare, questa volta pero', sia per la durata sia per la natura stessa del progetto, e' previsto che si entri nel merito del tema, la Cittadinanza Digitale. E' disponibile un wiki per il minimo coordinamento dell'iniziativa - scelta non casuale - predisposto da Gigi Cogo, formidabile animatore di questi eventi (ricordo il TwitterCamp dell'aprile 2008), ma soprattutto fertilissimo referente della Regione Veneto nell'innovazione basata su internet e il web2.0.
Sul wiki si sta gia' delineando una bozza del programma della tre-giorni, che comprende iniziative libere, e "dal basso", e che si preannunciano interessantissime, quali:
- la presentazione del Manifesto Amministrare 2.0. Si tratta di un'iniziativa a livello nazionale che e' stata promossaproprio a Venezia, gia' nel 2008, con l'obiettivo di portare il potenziale del web2.0 nell'ambito della PA, e che ha dato vita questa'anno al Tavolo Permanente. Si tratta dunque degli stessi principi ispiratori che hanno dato vita al progetto Cittadinanza Digitale, e che con quello costituiscono le due facce della stessa medaglia
- il seminario su "La sottrazione dell'autore", promosso dalla Scuola di Dottorato in Scienze della Formazione, della Cognizione e del Linguaggio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che approfondira' le nuove narrazioni in rete, dalla faceless revolution di Wu Ming, all’oltre-Facebook di Aldo Nove, dalle sperimentazioni di Giuseppe Genna all’ OUT-Facebook di Ibridamenti e alla community di Scrittura Industria Collettiva.
- incontri tra sviluppatori di applicazioni per facebook e iphone
- la consegna del Premio SocialApp Italia 2009, promosso da TOP-IX e Mikamai, con il supporto del Social Application Program di Sun Microsystems, e dedicato a team, singoli sviluppatori, agenzie, che abbiano sviluppato o che abbiano intenzione di sviluppare applicazioni per Facebook, Opensocial e Bebo. La novità per questa edizione del premio e che possono partecipare al contest sia le applicazioni italiane che quelle estere.
- una discussione sulla necessita' e i contenuti di una Carta Etica Digitale, che esprima principi e modalità per un uso consapevole della Rete, coordinata da Massimo Melica, fondatore di Innovatori, un'associazione indipendente e senza scopo di lucro che intende occuparsi dell’innovazione dei sistemi di comunicazione, della gestione e dell’amministrazione e della produzione di beni e servizi.
- un intervento su "La cultura della politica incontra la cultura dell'innovazione", promosso dalla Fondazione Gianni Pellicani, che si propone di favorire la crescita culturale, sociale e politica della collettività, nonché di stimolare l’evoluzione delle tecniche di gestione della cosa pubblica, con particolare attenzione all’amministrazione della città di Mestre Venezia, e dall'Istituto per le Politiche dell'Innovazione, un progetto collaborativo nato sul web tra professionisti informatici economisti, che si propone di studiare le tematiche dell’innovazione da ogni possibile angolo di visuale, fornire occasioni di confronto, dialogo e collaborazione tra aziende, istituzioni e società civile e, quindi, formulare al Governo ed al Parlamento proposte, idee e suggerimenti per la gestione di una politica dell’innovazione. Uno strumento di lavoro dell'Istituto e' il wiki, aperto ai contributi di tutti, sul quale sono ospitati periodicamente documenti contenenti idee di macropolitica dell'innovazione e disegni di legge finalizzati alla soluzione di specifici problemi del sistema innovazione.
In particolare, nella seconda giornata sono previsti "interventi dal basso" (Barcamp) sui temi suggeriti: cultura digitale, cittadinanza digitale, nuovi paradigmi della comunicazione, social media al servizio dei cittadini, ecc.
Un grande progetto, destinato a fare scuola, e anche una grande responsabilita', per tutti: come "cittadini digitali" siamo tutti chiamati a trasformarlo in successo.
Sara' il caldo di questo inizio agosto, ma cisonoalcunitemipraticamenteineludibili (a cui mi porta un po' la passione, un po' il lavoro, e un po' il contesto nudo e crudo in cui viviamo) che sembrano sempre piu' chiari, e al tempo stesso sempre piu' lontani da una soddisfacente comprensione.
Questo si spiega, secondo me, perche' all'aumentare della comprensione, non corrisponde una effettiva capacita' di controllo, intendendo cosi' almeno una minima possibilita' di predirne l'evoluzione, e trarre quindi il nostro vantaggio. Sembra di essere di fronte ad una crisi di crescita "cognitiva" generale, in cui per il momento ci e' chiaro semplicemente che cio' che sappiamo e' insufficiente.
Mi limito quindi a registrare il futuro come appare, col cervello annebbiato dalla calura e lo sguardo tradito dall'aria torrida, semplicemente, con l'approssimazione causata dalla fatamorgana.
L'ecosistema e' il nuovo medium. L'ecosistema e' il messaggio
Abbiamo per le mani uno strumento potentissimo, il web2.0, ma e' come se avessimo inventato una (nuova) ruota e stessimo pensando di usarla (anche stavolta) come sgabello. Il mondo cambiera' radicalmente quando metteremo questa (nuova) ruota in piedi, eviteremo di sedere sul suo bordo, e la lasceremo correre come e' piu' logico. E forse sara' allora che usciremo da questa crisi globale.
Navigando in internet e partecipando a diversi flussi di conversazioni, ma anche confrontandomi dal vivo con amici appassionati e perfino professionalmente impegnati in attivita' fortemente influenzate da internet (me compreso, ovviamente), vedo emergere principalmente un approccio alla Rete dettato dal marketing. Mi riferiro' innazitutto a questo approccio, anche se ovviamente non e' l'unico e io credo nemmeno il piu' rilevante, solo come inizio: trovo che da questo punto di vista, si vede meglio lo scarto cognitivo sul web 2.0, che ancora abbiamo davanti.
Il marketing, inteso in modo tradizionale, ha sempre considerato la comunicazione uno strumento ben preciso da usare per il proprio obiettivo: far conoscere il proprio prodotto al mercato, nel modo piu' opportuno, e raccogliere le richieste dal mercato, per adattare il proprio prodotto, allo scopo ultimo di favorirne la vendita. Eppure oggi questo strumento non sembra piu' funzionare, e non sembra solo questione di "canale" o di "strumento". Il medium e' ancora il messaggio (Marshal McLuhan, 1964) ? eppure il messaggio non passa piu'. I media siamo noi (Dan Gillmor, 2004); il contenuto coincide col contenitore; il messaggio non e' piu' altro dal messaggero.
Le domande che sento ricorrere piu' spesso sono: "quanti visitatori (che poi sarebbero potenziali clienti) ?", "come catturare l'attenzione ?", "come far passare il messaggio (promozionale) ?", "come si deve porre l'azienda (che e' li per vendere) ?". Anche chi non fa riferimento direttamente ad un potenziale rapporto azienda-cliente, e si muove su un livello tutto personale e "sociale", spesso si pone domande tipo "come aumentare la mia visibilita' ?", "come acquisire piu' follower ?", "come posso affermare la mia reputazione ?". L'esperienza comune ci insegna quanto siano effimere queste ambizioni: in realta' ci insegna che sono proprio inopportune.
Non sto dicendo che e' sbagliato contabilizzare le comunicazioni in internet, rincorrere le diverse nicchie sfruttando la molteplicita' di nuovi canali alternativi e complementari, usarli come "un fascio" di tubi, in cui spingere un messaggio sostanzialmente identico, con le dovute correzioni formali. Non abbiamo gia' superato del tutto il modello tradizionale, e per molti prodotti e per molti destinatari, questa modalita' ancora funziona. Pero' il messaggio cosi' inserito a forza nei tubi, si incastra sempre piu' spesso, e non arriva al destinatario come si vorrebbe. Se vengono versati litri di acqua, dall'altra parte arrivano gocce, e non e' una giustificazione il fatto che acqua e tubo costano poco.
Eppure quello che sembra, nonostante le dichiarazioni di entusiasmo di molti, e' che la maggioranza si ferma proprio qui: accetta l'inefficenza, spreca energie, ma, in mancanza di idee migliori, insiste in questo modo. Molti "markettari", a parte quello che dichiarano, a volte con buone intenzioni e a volte con spirito da imbonitore, guardano al web2.0 nello stesso modo in cui hanno sempre guardato ai precedenti mezzi di comunicazione: uno che parla, pochi o molti che ascoltano, relativo controllo sui tempi e sui contenuti della comunicazione, un grosso problema di attenzione. Il contesto in cui sono inseriti li spinge a non abbandonarsi completamente alla rivoluzione in atto: il ROI deve essere ancora calcolato per giustificare gli investimenti, e niente lo puo' sostituire. E non tutta l'audience si e' spostata, perlomeno non consapevolmente, sui nuovi modelli a rete, partecipati dal basso, alla pari.
Ma tutto questo sta diventando rapidamente storia passata. Non solo perche' il controllo e' andato perduto, o perche' la relazione non e' piu' nel rapporto che si aveva prima. E' cambiato proprio il concetto di conversazione, almeno e' cambiato il suo ruolo. Non e' piu' cosi' determinato: sono indefiniti gli attori, i tempi, i contenuti, il messaggio trasferito, gli effetti, e quindi certamente il controllo. Non e' piu' (solo) una conversazione tra singoli, quello che conta e' l'espressione di un ecosistema. Un ecosistema che non fa salti tra internet e territorio. (James Surowiecki, 2005, Don Tapscott, 2006, Charles Leadbeater, 2008, Charlene Li, 2008, Clay Shirky, 2009).
Se i mercatisono conversazioni, 10 anni dopo un passo avanti e' necessario, nessuno si sorprenda. Non sono piu' le conversazioni uno-a-molti, ne' le conversazioni uno-a-pochi o uno-a-uno, quelle che contano. Oggi conta una-conversazione-che-corre-attraverso-tutto-il-mercato. Conta che ci sia uno strumento che dimostra di servire a tanti, e che quindi viene effettivamente usato da una comunita' ampia e vivace. L'ecosistema e' il nuovo medium. L'ecosistema e' il messaggio.
Perche' la ruota possa girare, sappiamo che la dobbiamo mettere in piedi, e che non ci possiamo sedere direttamente sopra. Dobbiamo adesso individuare e assimilare analoghi accorgimenti nell'utilizzo dei modelli a rete. Dobbiamo mettere in piedi l'ecosistema, e lasciare che si sviluppi. Per chi si occupa di marketing, capire questo e' gia' un grosso risultato; per chi confida nel potenziale dirompente dei modelli a rete, questo e' solo l'inizio.
Un ottimo esempio e' quello del progetto "Cittadinanza Digitale" del Comune di Venezia, che dopo il BateoCamp a luglio, si sta preparando al secondo grande evento di ottobre, il VeneziaCamp2009. Ne' Vianello, il vicesindaco veneziano che ha fortemente voluto il progetto e lo ha sostenuto da quando e' stato avviato appena due anni fa, ne' il Comune di Venezia, hanno bombardato i canali internet con messaggi rintronanti sulle loro intenzioni e sui vantaggi per Venezia, in tutto questo tempo. Il loro intervento e' stato "abilitare" l'ecosistema, offrire un servizio di tipo infrastrutturale, che lasciasse i fruitori liberi di interpretarlo secondo i propri bisogni e desideri. Da un punto di vista del marketing, il risultato e' stato clamoroso, se oggi non solo tutta l'italia, ma anche all'estero si parla di questo progetto. Non essendo solo il marketing territoriale l'obiettivo di questo progetto, inizia adesso il vero percorso piu' interessante e sfidante, ma non c'e' dubbio che la citta' e' stata rilanciata come protagonista nel terzo millennio.
S'e' fatta sera, la temperatura e' cambiata e la fatamorgana ha cambiato forma e sta svanendo. Ci sentiremo presto con la prossima, ma non credo si parlera' ancora di marketing. Guardare al web2.0 solo come ad uno strumento di comunicazione, e' come guardare la ruota e pensare che il bello sia solo nel farla rotolare.
Doverosi aggiornamenti in merito al Decreto Alfano, in approvazione il 14 luglio prossimo.
Innanzitutto l'Intergruppo parlamentare 2.0, sul tema specifico dell’estensione dell’obbligo di rettifica ai “siti informatici” (art.1 comma 28 del provvedimento) ci segnala
del Sen. Felice Belisario (Italia dei Valori), estensore di un emendamento che esclude dall’ambito di applicazione del comma 28 i “bloggers che non abbiano registrato la propria testata”.
del Sen. Luigi Vimercati (PD), che ha richiesto che nel parere formulato dalla Commissione Comunicazioni in merito al provvedimento venisse inserito un rilievo volto a limitare l’ambito applicativo del comma 28 alle sole testate diffuse per via telematica. Tale richiesta tuttavia non è stata accolta nel parere espresso dalla Commissione (v. resoconto) .
dell’On. Antonio Palmieri (PDL) che ha avviato una discussione con alcuni esperti della rete e con il Sen. Lucio Malan per “impedire che un’interpretazione estensiva del testo della legge sulle intercettazioni telefoniche colpisse con misure esagerate i blog amatoriali, come se fossero testate d’informazione registrate”. Trovate ulteriori informazioni sul suo blog (ultimi 2 post su questo tema).
Inoltre Stefano Quintarelli ci regala un'azzeccatissima vignetta, e un articolo denso di profonda saggezza (come sempre):
ma su una cosa potete credergli: nessuno perderà il sonno per lo sciopero dei blogger.
Guardo con curosità, invece, all’iniziativa di aprire un wiki sul quale scrivere collettivamente una proposta di emendamento. E guarderei con favore a una proposta di inondare la posta elettronica del ministro Alfano di centinaia di post, selezionati dalla rete, per fargli sapere che quello di cui si sta parlando non è un passatempo da ragazzini, ma un elemento importante di una novità che altrove (negli Stati Uniti come nel tormentato Iran) sta diventando parte integrante del rapporto fra i cittadini, l’informazione e la politica. E che nessuno chiede che il web sia una specie di zona franca e senza regole (una legge sulla diffamazione esiste già ed è più che sufficiente), ma solo che chi intende legiferare sull’argomento faccia il piccolo sforzo di provare a conoscerlo.
Si accende in rete il dibattito sulla prossima approvazione del decreto Alfano, fondamentalmente finalizzato a regolamentare l'utilizzo delle intercettazioni, che introdurra' disposizioni restrittive anche sull'utilizzo di internet.
Innanzitutto stupisce ancora una volta l'approssimazione con cui i decreti legge, e questo in particolare, pretendono di regolamentare una materia di cui l'estensore evidentemente non ha una piena padronanza (lo si evince dal linguaggio inappropriato e inesatto).
Ma soprattutto, tale decreto equipara ogni generico "sito informatico" ad un organo ufficiale di informazione (gia' sottopostao alla Legge sulla Stampa), e lo assoggetta all'obbligo di rettifica: in pratica qualunque navigatore di internet, che abbia pubblicato nel suo pieno diritto democratico il proprio pensiero, discutibile fin che si vuole (purche' non oltraggioso di quanto il senso comune e la pubblica decenza non difenda gia' di per se'), potrebbe vedersi "obbligato a rettifica", pena sanzioni che si converrebbero solo ad organi di informazione debitamente registrati, ed in casi straordinari.
Il passaggio e' nel comma 28, lettera a), dell'articolo 1 del P.D.L. 9/01415-A/005, qui riportato:
"Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono»;"
Segnalo alcuni indirizzi dove l'argomento e' in discussione:
articoli sui principali siti di informazione online
Pubblico qui alcuni stralci di un'intervista che mi hanno fatto sui temi dell'Enterprise 2.0.
Cos'e' l'Enterprise 2.0 ?
Oggi, i mercati mondiali sono intrecciati in un'unica grande rete, e le conoscenze e le risorse necessarie per essere competitivi sono sempre piu' difficilmente governabili da un'azienda isolata: il fattore strategico piu' importante per un'azienda, e' diventato “essere rete” e “fare rete”. Essere rete per sfruttare al meglio il potenziale delle risorse interne; fare rete per sviluppare la migliore ed efficace relazione possibile con clienti, fornitori, partner e istituzioni, cioe' l'ecosistema di riferimento per l'azienda. Il termine “Enterprise 2.0” si riferisce alle tecnologie, ai metodi e alla cultura che aiutano in questo percorso, e prendono a modello internet, e il suo progresso straordinario e continuato da 20 anni.
Perche' e' importante il modello a rete ?
Le criticita' e le opportunita' arrivano da mille direzioni: e' richiesta la massima flessibilita' organizzativa, la capacita' di apprendimento continuo, e di adattamento rapido e non approssimativo. Una struttura troppo rigida e controllata, funziona molto bene in assenza di necessita' di cambiamento, ma non in contesti cosi' tempestuosi. Una struttura a rete, invece, libera tutto il potenziale di intelligenza, creativita' e capacita' di elaborazione che spesso rimane nascosto nelle pieghe dell'organizzazione tradizionale. Non solo migliora l'efficienza aziendale, ma anche il posizionamento dell'azienda stessa nel suo ecosistema di riferimento, e quindi aumenta le nuove opportunita' di business.
A quali tecnologie si fa riferimento in particolare ?
La tecnologia ha promesso finora maggiore efficacia ed efficienza organizzativa attraverso piattaforme informatiche per l'elaborazione dei dati (business intelligence), per la gestione dei documenti in azienda (document management), per l'esecuzione dei flussi di lavoro (workflow management), per il supporto alle principali aree funzionali (erp), e per il supporto alla comunicazione e alla collaborazione in azienda (intranet). Proprio in seguito ad una migliore gestione di queste risorse, e' emersa la necessita' di spostare l'attenzione direttamente sulle persone e sulla loro capacita' di connettersi, collaborare, e attivarsi per risolvere problemi e generare nuove opportunita'. La tecnologia delle intranet di seconda generazione, che comprende una foltissima famiglia di strumenti “web-based”, piu' di tutte garantisce supporto e spinta a questo nuovo approccio, in modo efficace, con grande flessibilita' e a costi bassissimi. Si tratta di un campo dove assistiamo da anni ad innovazioni straordinarie, che spesso l'utente finale, e l'azienda che se ne serve, non conosce fino in fondo e che rimangono, per cosi' dire, “sotto il cofano”. Ma soprattutto la vera novita', che internet ci dimostra ogni giorno, e' che ora si possono gestire livelli di complessita' (conoscenze, relazioni, informazioni di ogni tipo) ormai sempre piu' ingovernabili con altri strumenti. Una scheda tecnica separata illustra le caratteristiche distintive degli strumenti in questione.
Si tratta quindi di tecnologie per fronteggiare e gestire la complessita' ?
La tecnologia deve sempre essere considerata uno strumento abilitante, anche se insostituibile, e non il fine ultimo dell'intervento. Questo rimane sempre nel miglioramento del business risultante: generazione di nuove entrate, riduzione dei costi, o incremento e difesa della capacita' di competere nei mercati globali. Come si usa il telefonino per una migliore mobilita' e reperibilita', e non per il solo piacere di esibire un gadget tecnologico o di chiacchierare, cosi' nel caso delle tecnologie “Enterprise 2.0”, quello che conta non e' il compiacimento nel poter gestire molte piu' informazioni e contatti interpersonali, ma nella capacita' di trovare risposte e soluzioni, piu' rapidamente, migliori, ogni volta che serve. Dunque, innanzi tutto, queste tecnologie devono essere considerate una componente dell'organizzazione, e il loro inserimento in azienda e' da valutare insieme al cambiamento della struttura aziendale e del comportamento delle persone coinvolte. Inoltre possono essere considerate “strategiche”, perche', se utilizzate opportunamente, diventano l'elemento che caratterizza e perfeziona il posizionamento dell'azienda nel mercato di riferimento.
Dunque innovazione non solo tecnologica, ma a 360 gradi ?
L'innovazione e' una parola molto abusata, soprattutto oggi, con la quale viene compreso tutto cio' che rappresenta una novita' rispetto al passato: nel prodotto, nel processo, nei materiali, nel marketing e nel modello di business. Ma non tutto cio' che e' nuovo e' anche valido: l'innovazione che conta e' quella che sviluppa la tradizionale capacita' di fare (“artigianale”), e di rielaborare il rapporto col mercato, portando verso l'eccellenza, oppure verso novita' che siano veramente utili e convincenti nel tempo. Lo Sviluppo Nuovo Prodotto e' ormai un processo trasversale di grande impatto aziendale, ed e' necessario affrontare con la massima apertura ma anche con la dovuta capacita' gestionale, la generazione delle nuove idee, la loro selezione in ragione del mercato, il supporto alla trasformazione in varianti di prodotto e in nuovi prodotti, e infine la commercializzazione nei vecchi e nuovi canali, e perfino alcune funzioni di staff. Con l'approccio “Enterprise 2.0”, e un moderno processo di sviluppo nuovo prodotto, l'azienda acquisisce e potenzia la capacita' di lettura e di rielaborazione di input esterni grazie alle competenze interne, aumentando cosi' la qualita' e il valore del proprio prodotto, differenziandolo dalla concorrenza.
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Per la versione completa contattatemi pure direttamente.
We the Media. We the content generator and the content itself. We the social thing.
So what? the knowledge ecosystem.
Noi il canale. Noi il generatore di contenuti e i contenuti stessi. Noi al centro del fenomeno 'social'.
E allora? Un ecosistema di conoscenza.
Questo e' un blog di approfondimento, che riprende dall'agosto 2007 un flusso prima noto come "metakappa, the knowledge ecosystem blog" (dal 2002).
Nell'header, "Venere e Cupido con organista", di Tiziano Vecellio.