C'e' uno stile italiano per il quale siamo famosi nel mondo, altro che pizza e mandolino, mafia e bunga bunga. Uno stile tanto caratteristico e seducente, quanto difficilissimo da definire, come del resto tutte le cose che sono un distillato di millenni di storia, intrise di culture multietniche e magistralmente rielaborate, inspirate dalla bellezza di una terra che rimane ancora oggi, nonostante tutto, un concentrato di meraviglie. Di una forza tale percui in ogni angolo del mondo mi sono trovato, presentandomi da professionista o da semplice turista - e qualche volta turista cosi' fai da te da non sembrare proprio il classico pollo da sfruttare - in tutte le occasioni (tutte!) mi sono sentito subito abbracciare da sorrisi di simpatia e, si, di ammirazione: "ah, italy!".
Noi stessi, come popolo italiano e perfino come uomini di politica e di economia, ma anche di letteratura, non lo abbiamo ancora studiato analizzato e compreso con sufficiente approfondimento. Ne avvertiamo la presenza col retrocervello, lo raccomandiamo come valore aggiunto di ogni attivita' turistica nostrana (ma dell'intervento al BIT 2011, di Matteo Marzotto, presidente ENIT e rappresentante numero uno del brand Italia nel mondo, non c'e' traccia in rete), e pero' non sappiamo tutelarlo, lo sfruttiamo commercialmente con intelligenza e professionalita', ma piu' spesso lo associamo alle cause evidenti se non banali, spergiuriamo che e' tutto nostro ma non del nostro vicino, ci indignamo perche' lo stiamo perdendo, se gia' non lo abbiamo definitivamente corrotto e sciupato.
Non meriterebbe piuttosto un'attenzione maggiore, e se non ricerche accademiche o giornalistiche di opinabile autorevolezza, almeno una serie di iniziative volte proprio a stimolare l'autoconsapevolezza, e, perche' no, a condividerlo con i nostri fan nel mondo? Meglio se prima che lo facciano gli altri. Io credo che se c'e' un cancro che mina la salute di questo "italian way of life" e' proprio la mancanza di una ragionevole consapevolezza. E d'altra parte sono convinto che la sua forza sta proprio nell'essere innato, inconsapevole se non perfino sconosciuto a noi stessi, e dunque genuino. Raggiungere una via di mezzo sarebbe un risultato meraviglioso.
Ma anche se frutto di una misteriosa pozione magica, composta segretamente da cultura, storia, ambiente, gastronomia e moda, il nostro stile di vita altro non e' che una raffinata combinazione di comunicazione, sensibilita' condivisa e socialita'. Dunque anch'esso e' soggetto alla spinta innovatrice di internet, e quindi potenzialmente accompagnato ad una nuova profonda rivisitazione. Ancora una volta noi ci distinguiamo in questo, e guarda caso, siamo primi nell'utilizzo degli smartphone e dei social network. Anche qui, abbiamo subito abbracciato la parte dell'innovazione tecnologica che veramente ci interessa, senza le resistenze e senza la difficolta' di comprensione che invece mettiamo sull'altra parte (quella legata alla produttivita' e all'efficienza, che pero' ci servirebbe tanto quanto!).
Esiste gia' un "modello italiano" nell'utilizzo dei social media? "cazzeggio" e' una parola che entrera' nel vocabolario globale, al fianco di "romanzo" in letteratura, "allegro" nella musica, "lombard" in economia, "parmigiano" in gastronomia... ? Battute a parte sul cazzeggio, qui si fa riferimento alla capacita' che gli italiani hanno di utilizzare la dimensione ludica e sociale come strumento di lavoro, di stimolo alla coprogettazione, di condivisione multiculturale, e perfino di tenuta sociale e peace keeping... e di come questa si stia trasformando grazie a internet, e come internet viene per questo usato dagli italiani.
Con questo spirito e di queste cose parleremo nell'ambito del Digital Experience Festival, a Milano, dove Stefano Saladino ci ha gentilmente invitato a dare il nostro contributo, che consistera' nell'incontro dal titolo: "Riti sociali italiani 2.0: moda, cucina e apprendimento ludico", in particolare grazie a Mariela De Marchi, Sara Maternini e Domitilla Ferrari, e a tutti coloro che ci raggiungeranno allo IED - Sala B3 - Via Bezzecca, 5, Milano - 10 Marzo, dalle ore 10.30 alle 12.30 (iscrivetevi qui). Tutte donne: c'e' da meravigliarsi?
- Mariela De Marchi: consulente linguistica e di comunicazione online, gestisce progetti culturali ed esplora il teatro.
- Sara Maternini: community manager di professione, food blogger per passione, la potete trovare su quasi tutti i social network, anche e soprattutto i meno frequentati
- Domitilla Ferrari: giornalista passata al lato oscuro della forza: social media strategist in Mondadori, si definisce (con buon senso) guru dell'ovvio.
Gino Tocchetti, fondatore del think tank non convenzionale Ecosistema 2.0 e animatore del network che lo sostiene, dara' l'avvio al dibattito.
domenica 27 febbraio 2011
Riti sociali italiani 2.0: moda, cucina e apprendimento ludico
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