domenica 20 aprile 2008

Twittercamp: un-conference e interviste in webtv

Come avete notato nelle ultime due settimane ho partecipato con grande disponbilita' al gioco di Twitter, e l'intenzione era quella di arrivare al TwitterCamp con 'cognizione di causa'. Il TwitterCamp mi ha poi convinto che questo approccio non e' stato inutile, e' stato quasi alieno.

'Cognizione di causa' e' proprio la prima cosa su cui voglio portare l'attenzione. Dopo aver sentito molto parlare 'pour parler', all'insegna del legittimo 'ognuno deve poter esprimere la propria opinione', mi sono chiesto quando e' stata persa definitivamente la 'cognizione di causa', cioe' quel buon livello di conoscenza ed esperienza delle cose che ci permette di comprendere il meccanismo logico per cui le stesse cose succedono, e quindi come eventualmente modificarlo migliorarlo e indirizzarlo secondo i nostri desideri e obiettivi. Non so dove e quando e' andata perduta, certamente un po' dappertutto e da molto tempo ormai.

Le 'un-conference' mi sembrano una inevitabile conseguenza di questo. Cos'e' una un-conference? Nella sostanza non dovrebbero essere diverse dalle conferenze ufficiali, quelle in cui alcune poche persone piu' qualificate riportano in sintesi la propria analisi e le ultime valutazioni indicative di una prospettiva nel futuro, e altre persone certamente interessate all'argomento pongono poche domande per approfondire un proprio interesse o sciogliere una propria incomprensione. Rispetto a quelle, pero', dovrebbero essere innanzitutto piu' informali, non dovrebbero impedire a chi 'tiene' la conferenza di essere esperto ma senza particolari riconoscimenti pubblici, e dovrebbero essere molto piu' aperte allo scambio di domande e risposte, fino al punto di cambiare focus in corso d'opera.

Ma cio' che dovrebbe essere per definizione non e'. Almeno non ieri al TwitterCamp. L'un-conference che ho visto la mattina e' stata tenuta da qualcuno che certamente aveva piu' esperienza della media dei presenti, ma che pero' non l'ha testimoniata; le valutazioni sono state ridotte ad alcune parole slogan, che come tali hanno generato reazioni di pancia nella platea, non di testa; le riflessioni sono state appena accennate e subito presentate alla platea come domande aperte sull'ignoto; la presentazione stessa era certamente informale, ma direi che ha proprio contravvenuto sistematicamente ad ogni elementare regola di comunicazione chiara efficace ed avvincente. Conseguenze sono state un generale disorientamente sui temi trattati, uno scarso dibattito in aula, una noia mortale.

Lungi dall'essere una critica alla persona che ha tenuto la un-conference, questa vuole essere una critica al concetto stesso di un-conference. Se devono essere un modo per portare sul palco persone che normalmente non avrebbero l'occasione per farlo, pur essendo invece interessante sentirle, ben vengano. Se devono essere occasioni per un dibattito animato pur avviato e indirizzato da una presentazione preliminare, invece che quei pedanti monologhi in cui generalmente si risolvono le conferenze tradizionali, ben vengano. Ma per carita', non si rinunci ad offrire l'occasione a chi ha veramente qualcosa da dire, e soprattutto un'esperienza da riportare; non si abbandoni una certa tecnica di comunicazione, perche' di questo alla fin fine si tratta; non si trascuri il fatto che il fuoco dei dibattiti va comunque acceso, avviato e in qualche modo anche controllato, affinche' non si traduca tutto in collezione di interventi totalmente disgiunti, in cui ciascuno segue un proprio filo di pensieri, e che prima tardano noiosamente a partire e poi finiscono per affollarsi nella confusione generale.

Contraltare delle un-conference (e ho fatto riferimento soprattutto a quella della tarda mattinata) sono state le 'interviste' per la web tv del TwitterCamp, che erano in streaming sul sito. Le persone coinvolte di volta in volta erano due o tre, e l'intervistatore non era generalmente una figura 'esterna'. La presenza della telecamera rappresentava un monito a dare il meglio di se' che il palco e il microfono dell'un-conference ormai non riescono piu' ad esercitare. Un buon intervistatore (la qualita' delle domande e' stata spesso superiore a quella delle risposte) e intervistati appassionati le hanno spesso trasformate in quell' 'angolo delle idee', visto che il TwitterCamp non e' stato complessivamente il luogo delle idee.

Unico neo dell'intervista e' l'assenza di un dibattito, la possibilita' di uscire anche inaspettatamente dalla pista tracciata. Ma tant'e' non mi pare che questo sia accaduto altrove, e nel minestrone generale di chiacchiere twit post e quant'altro, quelle mi sono sembrati gli unici momenti in cui qualcosa e' stato detto.

21 commenti :

gigicogo ha detto...

In effetti anch'io, per quel poco che ho potuto assistere preso da altre incombenze :-(, ho notato tre momenti (anzi 4) separati a cui bisognerebbe, forse, trovare un link ideale:
A) Quelli della mattina con i teacher e un contradittorio appenna acennato ma non raccolto.
B) Quelli del pomeriggio, più raccolti, intimi e confidenziali.
C) Le interviste, alcune multiple altre più autorefereniali.
D) I capannelli.

Le non-conferenze sono nelle mani dei partecipanti. Qulcuno mi ha chiesto perchè non ho organizzato scalette e tempi.

Ho una sola risposta. Perchè dovevo farlo? Non era una non-conference? C'era la bacheca con tutti i post-it attaccati, ognuno poteva spostarli e scegliere la sua location.
E poi, io che c'entro, ho solo trovato una location, accettato un tema che mi è stato proposto e attirato i blogger a cui arrivo con qualche stream a stare assieme :-)
Il resto, lo fanno le persone.
IMHO.

GinoTocchetti ha detto...

Gigi, e con te tutti gli organizzatori, non dovete sentirvi chiamati in causa da eventuali critiche a cio' che non era evidentemente di vostra competenza. Tenuto conto soprattutto che non parlavo del barcamp in generale, ma delle un-conference.

Nel mio post non ho parlato dei 'capannelli' e delle interazioni personali, che ho avuto il piacere di avere e su cui ho in serbo di scrivere un altro post. Sono un'altra faccia del barcamp.

Ne' ho voluto mischiare le un-conference del pomeriggio che ho seguito con un orecchio, mentre con l'altro ascoltavo lo streaming delle interviste, e contemporaneamente mi intrattenevo con gli altri twitter al desk centrale. Di quelle (tel'ho detto ieri) ho notato la maggiore efficacia, complice la location differente e piu' confortevole.

Delle interviste ho parlato bene, proprio come contraltare alle un-conference, ma ad un'intervista non si puo' chiedere di trasformarsi in dibattito aperto a ai tanti partecipanti di un barcamp.

Il punto sollevato e' quindi sull'un-conference, la cui potenzialita' ieri io non l'ho vista sfruttata. Mi sembrava di essere stato chiaro.

Sono d'accordo che sono nelle mani dei partecipanti, ma la mia critica non intendeva colpire nessuno in particolare, l'ho proprio scritto esplicitamente, ed era invece uno stimolo al conduttore e ai partecipanti (me compreso, of course), a riflettere su quali dovrebbero essere le caratteristiche della un-conference e a come centrarle meglio in futuro.

Qui aggiungo un ulteriore spunto di riflessione: da piu' parti si avverte la difficolta' della rete e dei servizi web2.0 di dare supporto ad un vero e proprio processo cognitivo, e non solo ad animare voci, battute, e scambi di informazioni poco ragionati. La nostra generazione sta imparando, e presto i risultati si vedranno, ma questo richiede riflessione spirito critico sulle esperienze dei nostri giorni.

Finisco bacchettando io la disattenzione con cui qualcuno ha letto questo post, riportando cose che non dice, non citando le cose che dice, e criticandolo comunque altrove.

gigicogo ha detto...

Caro Gino,
non usare scuse.....fra noi non si usa :-)

Non c'è nulla da scusare e da scusarsi, il tuo post nasce dalla tue senzazioni a caldo.
Il bello della rete è proprio la coda lunga che poi si manifesta nei post dove possiamo continuare le conversazioni anche in contradittorio.

Resto dell'idea che un format non c'è. Le un-conference vivono il contesto, il momento, il clima.
E chissà, complici sono anche altri fattori che a noi sfuggono.

Piuttosto non vedo l'ora di vedere anche i video :-)
Un abbraccio!

GinoTocchetti ha detto...

Gigi, no no non erano scuse, e ti invitavo anzi a non scusarti te per critiche inesistenti

Mi fai pensare a quelle situazioni tipo 'prego dopo di lei... no no dopo di lei... ma si figuri, dopo di lei' che vanno avanti per ore. Chiudiamola qui.

Grazie, ancora, per lo sforzo organizzativo: da quel punto di vista e' andato tutto bene (sono sincero!)

GinoTocchetti ha detto...

@Felter (che ha scritto qui: http://blog.felter.it/2008/04/twittercamp-2008-il-giorno-dopo.html)

@felter e @napolux

se succede quasi sempre che le microrelazioni personali sono la parte migliore del barcamp, vuol dire che o il potenziale del barcamp non e' stato ancora centrato in pieno (e questo non e' un rimpianto delle conferenze convenzionali, ne' una critica agli organizzatori) o nel barcamp ci si ostina a infilare queste unconference solo per puro masochismo

Natascia ha detto...

mi ritengo bacchettata.

ciao!
natascia

catepol ha detto...

siamo arrivati ora nel profondo sud. Mi leggo tutto, domani scrivo la mia e commento con maggior lucidità. Troppo stanca per farlo ora. E' stato un piacere conoscere te e tutti gli altri che non conoscevo di persona.

Luigi Mengato ha detto...

Ciao Metakappa, innanzi tutto ti ringrazio per avermi dato la prima spiegazione su cos'è Twitter. Poi mi permetto di entrare nella discussione che sta animando i blog. Ho postato anch'io alcune riflessioni, e nel cercare di essere obiettivo le ho divise in positive e negative. Certo vanno lette tenendo ben conto che sono il punto di vista di una persona che è "caduta" in un barcamp senza sapere cosa fosse, e soprattutto che ha cercato un collegamento con la propria realtà quotidiana/lavorativa giornaliera. Per chi è interessato basta fare un salto nel mio blog.

LB ha detto...

Ho letto tutto il post con molta fatica.

Un post su un evento gestito come una non-conferenza me lo aspetterei privo di riferimenti a (tentativi di) definizioni.

Per commentare con "cognizione di causa" dovrei rileggere e cercare di superare il disagio provato durante la prima lettura.

Per me il TwitterCamp è stato un'occasione d'incontro con potenziali interlocutori su un tema (Topic) complesso, in cui si possono individuare (e si dovrebbero "taggare") numerose questioni (Issues).

Per l'incontro non avevo alcuna aspettativa, tranne quella di poter verificare .. "dal vivo" .. se le cose fatte, per prepararmi ad affrontare un Tema complesso, riducendo il rischio di non riuscire neppure ad arrivare "a capirsi" .. con i potenziali interlocutori .. sarebbero state di qualche utilità.

In questo senso, per me, la non conferenza ha permesso di stabilire dei contatti (mi sembra di poter dire che mi sono connesso).

Se dopo la connessione si potranno sviluppare relazioni .. in grado di raggiungere anche una "interoperabilità" sul tema d'interesse comune .. potrò dire che il TwitterCamp è stato un kick-off meeting (un incontro iniziale) per tutto ciò che ne potrà seguire.

gigicogo ha detto...

@WAI2WAI,

peccato che non ti sei fermato anche al pomeriggio, ci son stati altri talk molto interessanti

Ciao

Gilberto Dallan ha detto...

Sono stato ad un altro barcamp e ho ricevuto impressioni diverse da quelle che hai descritto.

Mi è sorto il dubbio: e se fosse che il mezzo è il messaggio?

E se fosse che le un-conferences su twitter sono inconsistenti perché è twitter a veicolare inconsistenza?

O forse è proprio twitter ad essere inconsistente?

Ciao Gilberto (alienoia)

GinoTocchetti ha detto...

Gilberto, ti sarei veramente grato se potessi farmi un esempio concreto di unconference che ha 'funzionato'. Se poi potessi dare un link... Grazie!

Twitter, e i suoi 140 caratteri, sta all'approfondimento come l'indice al libro, secondo me

GinoTocchetti ha detto...

alienoia @metakappa però prendo lo stesso il tuo commento come occasione di riflessione

alienoia @metakappa sono serio: più che di un libro mi pare si tratti del foglietto della parrocchia


come tutti gli strumenti per comunicare, anche Twitter puo' essere usato per frivolezze o per cose un po' piu' serie. E come tutti, Twitter viene usato soprattutto per frivolezze.

Se la domanda e' come si puo' usare twitter per cose piu' serie, la risposta e' nelle persone, non in Twitter. Nessuno (tra i twitteri) escluso.

Gilberto Dallan ha detto...

Ciao Gino,

due gli interventi al barcamp tenutosi qualche mese fa a treviso alla ghiarada che mi hanno trasferito conoscenza e che non sono stati semplicemente una vetrina.

In uno parlava Gianni Marconato di http://oltreelearning.blogspot.com (dovresti trovare materiale sul suo blog). Molto interessante.

Nell'altro, Enrico di www.tsw.it presentava il caso del sito della sua band (di questo sinceramente non ricordo l'url) e di come operando con la webanalytic sia riuscito a migliorare ii contatti.

Due conferenze molto spedifiche che a mio parere hanno funzionato.

Ciao
Gilberto

GinoTocchetti ha detto...

Grazie! Secondo me non bisogna perdere la buona abitudine di distinguere le cose che hanno funzionato meglio da quelle che non hanno funzionato, e di ragionarci sopra

A propostio dei twit che rimandano ai post, visto che ciascuno di noi viene notificato sui messaggi sul proprio blog ma non sempre su quelli sui blog degli altri (il trackback non e' cosi' diffuso, e non tutti i blog hanno un feed per ogni post), un buon modo per notificare nuovi post/commenti e' proprio twitter.

Se poi si estrae dal post, o dal commento, la frase piu' significativa, e' anche possibile coinvolgere piu' twitteri nella conversazione.

Tutto questo e' difficile da fare senza twitter.

Gilberto Dallan ha detto...

Esco un po', ma solo un po' dal seminato (cancella pure questo post se lo ritieni opportuno).

C'è un bellissimo episodio dei Simpsons in cui Homer prende troppa confidenza con una pistola, che in breve diventa una impropria estensione del suo braccio.

La scena clou è quando Homer spegne le luci di casa propria sparando sugli interruttori incurante del pericolo.

Pertanto benvengano tutti i rilievi possibili ad un uso improprio del mezzo ;-)

imho
gilberto

Luigi Mengato ha detto...

In merito al Post di risposta ad alienoia: concordo con te Gino. Non sono gli strumenti seri o frivoli: sono le persone che ci stanno dietro.
Come dicevi tu giustamente sabato (durante le due chiacchere che abbiamo scambiato), anche i cellulari vengono usati così. Vi è mai capitato di essere in treno ed ascoltare le telefonate degli altri ?
1) le persone oramai non si facciano più nessuno scrupolo a parlare dei loro affari a voce alta in mezzo ad altri 50 individui.
2) spesso parlano di numeri e dati aziendali (come i fatturati, gli indici, etc etc senza nessuno scrupolo (lo strano è che poi magari spedono 1.000 € per un firewall di ultima generazione ... basta seguirli in qualsiasi luogo pubblico).
3) il 90 % delle chiacchere sono veramente frivole e senza senso ...

Che cosa c'è da meravigliarsi se queste frivolezze si trovano su Twitter ?
Ho imparato che questo è l'essere umano nella nostra epoca, non va giudicato, va accettato.

LB ha detto...

Re: (ginotocchetti's)
..Twitter, e i suoi 140 caratteri, sta all'approfondimento come l'indice al libro, secondo me

secondo me, invece, Twitter sta all'approfondimento come le frasi storiche dei bambini stanno ai discorsi dei grandi; oppure .. come il linguaggio di macchina di un computer sta ai linguaggi evoluti di programmazione ..

IMCO (in my concerned opinion) .. of course ;-)

GinoTocchetti ha detto...

e' vero Luigi, e' proprio cosi'. Un altro valore/tabu' che e' caduto e' la 'riservatezza'. Apparire, ed essere sulla bocca degli altri e' piu' importante della figura che si fa, piu' importante del buon gusto, piu' importante dell'intimita'. Il trionfo del pubblico sul privato.

Diciamo che twitter, e la sua logica dei 140 caratteri, permette di dire poco e di alludere molto, ed essere molto visibili gia' cosi'. Twitter e' un distillatore. Infatti in twitter si usa molto la sottile ironia, il sarcasmo, la battuta secca. A chi legge, il cogliere il senso, che spesso e' il sense of humour. Questo a me piace molto.

GinoTocchetti ha detto...

@luigi (wai2wai)

si, twitter permette di tornare un po' bambini, e di avvicinare l'altro con piccole frasi o semplicemente mettendolo al corrente di piccole cose. Ma non sono sicuro che permette di recuperare la freschezza e il candore delle 'frasi storiche' dei bambini. Magari!

sono arrivato tardi al barcamp, e quindi ho perso le cose del primo mattino. dove posso trovare qualche traccia ?

GinoTocchetti ha detto...

@palmasco (post: http://palmasco.blogs.com/palmasco/2008/04/fooga-camp.html?cid=111547874#comment-111547874 )

Ho letto tutto. Con fatica, e anche un po' di fastidio. Il fastidio che provo sempre quando vedo persone (sicuramente intelligenti e intimamente validissime) che spengono il cervello per un momento, non si ascoltano, e si provocano reciprocamente.

Anche a me alcune cose del twittercamp non sono piaciute. Altre si. Io sono rimasto fino alla fine: ho avuto piu' pazienza di altri, mi sono organizzato con altri twitters intorno ad un tavolo nei momenti piu' noiosi, ho resistito alla sirena Venezia in quella splendida giornata di primavera. Si e' parlato poco di twitter, ma dal punto di vista esperienziale twitter nel barcamp era presente, eccome. Il mio giudizio complessivo e' positivo.

Rimane per me da capire, ed e' l'unica cosa che mi interssa, perche' le un-conference del mattino (in particolare quella della tarda mattinata) hanno provocato questa sensazione negativa cosi' diffusa.

Le un-conference sono tutte cosi' deludenti ? Perche' molti dicono che i barcamp riescono grazie alle microinterazioni ? E' stata la disposizione degli spazi al Vega, un po' troppo convenzionale, che ha giocato contro ? O e' stata l'iniziativa del relatore e il disorientamento dei partecipanti ?

Non si tratta di identificare Il Format, ne' di attenersi necessariamente ad un format predefinito; non si tratta nemmeno di illudersi che l'assenza totale di format sia una soluzione. Si tratta di capire cosa c'era di buono e cosa di sbagliato.

Concludo cosi': le un-conference stavano alle microinterazioni (e ai micro-sub-barcamp) come i blog ai twit. Nessuno butterebbe via ora il proprio blog solo perche' e' arrivato Twitter, ma la semplicita' e l'immediatezza di Twitter 'incontra' di piu' ed e' preferita. Non c'e' da stupirsi quindi che le un-conference abbiano deluso. Non c'e' da stupirsi che di questo passo i barcamp si potranno fare dovunque ci sia un tavolino dove appoggiarsi.

Con Roberto Felter si parlava di cena-camp, di spritz-camp. E ora che viene avanti la primavera, si avranno i panchina-nel-parco-camp, i sotto-l-ombrellone-camp, i baita-di-montagna-camp...